New York va verso il fallimento nonostante gli interventi di Ford di Vittorio Zucconi

New York va verso il fallimento nonostante gli interventi di Ford Sì per i servizi essenziali, no per il prestito federale New York va verso il fallimento nonostante gli interventi di Ford (Dal nostro corrispondente) Washington. 29 ottobre. Non un salvagente, ma nep- pure un siluro quello che il presidente Ford ha lanciato oggi — in un discorso al Na- tional press club — a New York, la maggiore città ante- ricatta sull'orlo del ttacollo fi- nanziario. Respingendo anco- ra una volta ogni proposta di intervento diretto a favore della città. Ford ha tuttavia assicurato che il governo fe- aerale (Washington/ garanti- fà, in caso di bancarotta, i «servizi indispensabili» /polizia, vigili del fuoco, igiaie. salari e provvidenze, trasporti ecc.) autorizzando gli amministratori della città a differire il pagamento dei debiti. Neiu York, sulla quale gravano oltre 10 mila miliardi di lire in debiti a lungo termine e che ogni mese deve far fronte a «cambiali» di circa 300 miliardi, sfiorò il collasso a metà ottobre quando soltanto l'intervento in extremis degli insegnanti e dei poliziotti le lconsentì cU rinviare a falli merlto utilizzando i fondi penSÌOne dj aueste categorie La prossima scadenza, e ^^^^^—^Ole'i-i città non sa conte affrontare, è il 14 novembre. I Nel discorso di oggi Ford. ! modificando lievemente la li- ' nea durissima adottata sino-1 ra. ha ribadito che egli porrà j H veto ad ogni forma di pre stito federale (cioè governati-ì vo) o di garanzie finanziarie, i nia ha aggiunto- che — do- ' vesse New York fallire il 14 , novembre —- la città potrà' presentare una petizione alla Corte federale che assume- > rebbe una sorta di gestione : commissariale delle finanze e \dei servizi cittadini. La Corte federale avrebbe, secondo la proposta di Ford, l'autorità per sospendere il pagamento dei debiti /che in caso di fallimento comporterebbe lu sospensione di vari servizi comunali per convogliare il danaro necessario verso i creditori), consentire il normale svolgimento delle attività di polizia, sanitarie eccetera, concordare con gli amministratori e i creditori un piano per la graduale restituzione dei debiti. Un progetto che, ha specificato Ford, «non metterà di per se stesso ordine"nelle"'finanze nuovayorkesi ma darà aUa città il respiro necessario per farlo». La formula Ford c ovviamente un timido compromesso fra le tesi opposte degli interventisti e degli attendenti- York sia il simbolo dell'America urbana e dunque la sua crisi sia responsabilità del governo, i secondi fedeli alla tradizione di non ingerenza negli affari locali, assertori del liberismo a tutti i costi, incluso il costo della bancarotta. Teoricamente Ford appartiene al secondo gruppo (New York ha sbagliato. New York paghi) ma portare il dogma alle estreme conseguenze potrebbe avere seri contraccolpi politici sia sul partito repubblicano. si)azzando via i deputati del partito eletti a New York, sia su Ford stesso, assicurandogli nel 197(1 la perdita dei voti nuovayorkesi alle presidenziali. Al di là della dimensione tangibile del problema, grande quanto una città di 8 ìnilioni di abitanti di cui almeno i 2 vivono di assistenza pubbli Cu. il problema di New York vu dunque al fondo di un di- battito politico essenziale al funzionamento e al futuro del sistema economico-sociale americano. Ford cerca di proporsi ai- I l'opinione pubblica come il ' restauratore delle virtù tradizionali americane, la non-ingerenza del governo centrale, la parsimonia nella spesa pubblica, la difesa della I «competitività» di ogni istitu- ! to. banca o comune. Gli oppo ' sitori replicano che il sistema 1 e già cambiato e New York j ne è la prova vivente, avendo dovuto rinunciare ai sacri ìprìncìpi del capitalismo per i prendersi cura di un universo ' umano riversatosi nelle sue , sfrade cja tutti i'continenti e ' c)le Se lasciato alla legge fe- roce della competizione. > : citerebbe ) una catastrofe so \cja!a parag0moile alle città indiane. I New York ha vissuto al di \ sopra dei propri mezzi ed ora ' deve pagare, aggiungono i tra- - dizionalisti, dimenticando, ri-\ battono gli amministratori della città, che essa ha funzio- nato da camera di decompressione umana e sociale per tutta l'America nei 200 anni della sua storia e il Paese non può — dopo averla usata e averle fatto pagare il peso delle contraddizioni economiche nazionali — ora gettarla ma, come un'automobile usata. Vittorio Zucconi ^^^^^^^^