La "polka,, degli zeri di Giovanni Arpino

La "polka,, degli zeri I CONTI DEL MERCOLEDÌ La "polka,, degli zeri Forse ho recuperato tutti gli aggettivi ed ì verbi congelatisi nel freddo di Varsavia. Forse se scrivo che la mezzala polacca Kosperczak ha sette polmoni non viene fuori, stampato, che è ' senza polmoni », grazie alla debilità del telefono e alle contusioni della trascrittura stenografica. Forse posso ridere se penso all'ultimo episodio accaduto allo Stadio del Decennale: è buio, il custode offre alcuni lumini cimiteriali che vanno protetti nel cavo della mano: ma se hai un bisogno urgente — diciamo idrico — e raggiungi una « toilette tra le mura dello stadio pietroso, chi ci trovi? Sotto l'unica lampada, In una cornice di vari liquami, ecco un inviato speciale italiano che batte a macchina, seduto sulla tazza, e contento di sua antica furbizia. E' finita con la polka, che iniziammo a Stoccarda nel giugno del '74 e con gran disdoro abbiamo trascinato per quasi due anni. Sulla avvocatesca riscoperta di un ibrido calcio all'italiana ha già parlato ieri su queste stesse colonne Bruno Perucca, sciorinando le tante. Implacabili ragioni che non dovremmo dimenticare sotto le luci (anch'esse ambigue] di uno zero a zero a Varsavia. So che Enzo Bearzot, levatosi una delle tante frecce infilategli nel costato, potrebbe anche rendersi dimissionario. Ma forse, obbedendo ai suoi sette spiriti di combattente, non mollerà la trincea. Non potrei dargli torto sia nel primo sia nel secondo caso. A Varsavia ha fatto leva sull'orgoglio degli Azzurri, ha anche impostato un embrione di partita in avanti (poche azioni ma mai condotte con una sola punta), però è cosciente del garbuglio in cui si muove. ■i Volevano siringare la vostra Juve, qui », mi brontola Giùan Brera: « I foderali sono astuti». Benissimo. La Juve, che è vostra e nostra, non ha subito iniezione negativa. Diciamo cosi: se l'è sfangata alla meglio, anche se Anastasi e Cuccù erano verdi di fatica da Coppa Campioni, anche se Causio è un » barone dimezzato » in maglia azzurra. Dice Pacchetti: «Mi sono divertito moltissimo. Però in avanti bisogna rielaborare più gioco. Non siamo i brocchi che alcuni vogliono vedere in determinate occasioni, ma molto è ancora da fare. Sono felice per mister Enzo. Dovevamo non perdere a Varsavia soprattutto per lui ». Qualunquismo // solito qualunquismo ha dilagato, parlando dì trincea gloriosa, di barricate invalicabili (soprattutto per l'arbitro Schiller, aggiungiamo noi) e dei nostri futuri, stupendi destini. C'è chi ha rimpianto la mancanza di Gigi Riva, che avrebbe segnato il classico gol in contropiede. Silenzio e inani giunte, per favore. Si tratta di vagheggiamenti impossibili, assurdi e deleteri. Noi in attacco abbiamo Antognoni che, quando rinuncia al sacrificio encomiabile a soste- gno, cerca ancora di partire in dribbling fra tre uomini e cioè sei gambe. Il bravo ragazzo toscano stia attento. A quelli della sua età un esperto quale Tarcisio Burgniclì suole ripetere: « Passa la palla, o finirai con un ginocchio rotto ». Antognoni deve sbrigarsi a capire la lezione, se però dimentica gli elogi eccessivi di un Bernardini che a tutti i suoi famosi principi rinuncia, ma non a lar bordello. Machiavellico E adesso, signor Franchi nonché dottor Artemio? Non voglio credere a chi machiavellicamente sostiene che una batosta a Varsavia avrebbe accelerato I suoi disegni e quindi la salita in sella di Glagnoneddu. Però queste voci che corrono usciranno pure da qualche bocca. 0 no? E abbassiamo la saracinesca sul Club Italia, che un po' di sollievo lo merita, anche se a Varsavia non ha goduto l'omaggio floreale che invece accolse il vincitore del concorso pianistico Chopin: un canadese assai più iesteggiato di Deyna e persino di Zolf (che ammiro quando para e più ancora quando sobriamente parla, negando 1 miracoli). Campionato sia: Facchetti Magno ritroverà Paolino Pulici al Comunale, la Juve va a Cagliari dove Virdis dice « vinceremo » (e Viola?), Fiorentina-Perugia sarà già derby. Zio Ferruccio veronese attende il Napoli mentre Rivera continua ad allenarsi come « presidente mangia-presidenti » e come rossonero che i vari Benetti temono quale cambiale sul campo. Entriamo in un periodo interessante, amici. Dietro il suo scudo nibelungico attende herr Lattek borussico, che nella futura settimana vorrà sfoderare a Torino un « match-blitz » degno dei suoi cursori. •• Parlate pure di calcio. E' cosi facile. Tutti possono aver ragione ». mi sogghigna in birreria Franco Arese (per aggiungere: in seimila hanno corso a Torino nel giro collinare: esibizionisti a parte, chissà quanti, dopo, si sono messi In mutua...). Il lootball globale di cui discutiamo è solo quello « parlato »? // doppio zero tra Varsavia e - Under » a Londra è soltanto sofisma? La carica che tutti noi diamo al campionato non è sintomo di provincialismo sportivo? Ecco alcune domande non inutili. Sopraggiunge la domenica e un gran colpo di spugna viene passato su tutte le disquisizioni teoretiche delia settimana: e anche Pruzzo II genoano vale un titolo a nove colonne, anche il più umile zappatore di campo calcistico merita la sua « pagella ». Si. faceva molto freddo a Varsavia. Meno, comunque, che nei nostri cuori, i quali non possono più offrire stallaggio a certe annotazioni magniloquenti, a certe aggettivazioni spropositate. Mai come oggi dobbiamo stare sul <• ehi vive ». anche in lootball. La trasformazione di un decoroso (e arbitrale) zero a zero in impresa fantascientifica olire la misura di come si siano smarriti i concetti critici, di come questi stessi concetti critici siano pronti a deflagrare nelle famose - pagine del lunedì ». Ma nient'allatto, signori belli. I giovani Achei del nostro pallone vanno considerati con una severità pari al rispetto. Cosa che gli inventori di interviste e i magniloquenti dalla biro facile dimenticano ogni giorno. E' quasi incredibile — e raccontabile solo in lorma narrativa pura — come certi dottor Jekill della critica sappiano trasformarsi in autentici mister Hyde appena si trovano tra le mani un pezzo di carta e una matita. Saranno drogati? E' l'ultimo loro alibi. Torniamo coi piedi per terra. Per un mese la Nazionale non avrà lavoro, mentre il campionato sta per entrare nella sua vera lase attiva: quindi le verità verranno a galla, le mistificazioni ambientali (questo non ha ancora raggiunto la lorma: quest'altro abbisogna di un secondo rodaggio: e cioè tutte le cabale dialettiche care ai nostri « panchinisti ») dovranno scontrarsi con i rudi pomeriggi di ogni domenica. Prediche inutili Siamo ormai rassegnati a distribuire - prediche inutili - ed avvisi al tiloso, vittima della sua stessa generosità. Il nostro calcio, mai come oggi, va guardato con occhi gelidi, con controllatissima partecipazione. O finiremmo col batter le mani anche a una donna-cannone schierata quale stopper. Su questo chiodo non ci stancheremo di insistere. E ora, ben venga l'Inter che fu mondiale a visitare il Torino che non deve più esser provinciale. A domenica, dunque, respingendo ogni illusione ma soprattutto ogni bugia. Giovanni Arpino Giacinto Facchetti e Paolino Pulici, compagni in maglia azzurra a Varsavia, saranno domenica prossima avversari allo stadio Comunale di Torino (disegno di Franco Bruna)