Né omicidio né suicidio: Pinelli cadde perché colto da malore

Né omicidio né suicidio: Pinelli cadde perché colto da malore Dopo sei anni il giudice istruttore ha concluso Né omicidio né suicidio: Pinelli cadde perché colto da malore Secondo la sentenza istruttoria, l'anarchico ebbe il fatale capogiro mentre era appoggiato al bassissimo davanzale della finestra della Questura perché "in stato ansioso e stressante" dopo tre giorni di interrogatori - Nessuna responsabilità tra i funzionari e i sottufficiali presenti (Nostro servizio particolare) Milano, 28 ottobre. (m.f. ) L'anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra del quarto piano della Questura milanese, dov'era interrogato, il 15 dicembre 1969, sulla strage di piazza Fontana non si è ucciso, ma nessuno dei funzionari e dei sottufficiali dell'ufficio politico della Questura è responsabile della sua caduta. Questa la conclusione cui è giunta, dopo quasi sei anni d'inchiesta, la magistratura. Il giudice istruttore dottor Gerardo D'Ambrosio, lo stesso che ha condotto l'inchiesta sulle «piste nere», ha depo- sitato oggi in cancelleria la sua sentenza, che assolve con formula piena tutti gli indiziati. Secondo la ricostruzione che al magistrato pare la più attendibile, Giuseppe Pinelli, stremato dai pressanti interrogatori cui era sottoposto, si avvicinò alla finestra per prendere una boccata d'aria, ebbe un capogiro e cadde nel vuoto (anche perché il davanzale era bassissimo), senza che nessuno dei presenti riuscisse a salvarlo. Il procedimento concluso oggi era stato aperto dalla vedova del ferroviere, Licia Rognini, con una denuncia per omicidio volontario contro il | commissario capo dott. Luigi | Calabresi (assassinato il 17 imaggio 1972), il capitano dei ; carabinieri Savino Lo Grano i e i sottufficiali di p.s. Pietro IMucilli, Carlo Mainardi, Vito j Panessa e Giuseppe Caracuta; (settimo implicato, il dottor'Antonino Allegra, allora diri- ! gente della squadra politica: ìassente dall'ufficio quando il ' Pinelli precipitò, doveva ri- spondere di abuso di potere, ; per avere trattenuto l'anar-\chico nei locali della Questu-1 ra, senza l'autorizzazione del | magistrato, dal 12 al 15 di-1 cembre; il suo reato è estinto dall'amnistia). Nei confrontildegli altri sei indiziati, il dot- \tor D'Ambrosio ha dichiarato di non doversi procedere perché il fatto non sussiste. La sentenza assolve anche l'avvocato Carlo Smuraglia, già legale della famiglia Pinelli, che ' era stato indiziato di calunnia j nei confronti dei rappresentanti della forza pubblica per averli accusati di omicidio volontario, violenza privata, sequestro dì persona, abuso d'ufficio e di autorità. A sostegno della tesi del malore che avrebbe causato la caduta di Pinelli dalla finestra il dottor D'Ambrosio ricorda che il ferroviere «dalle 18,30 del 12 dicembre fino a pochi minuti prima delle 24 del 15 dicembre fu sottoposto ad una serie di stress, non consumò pasti regolari e dormì solo poche ore, una sola volta steso su una branda. Il fatto che venissero man mano rilasciati tutti i compagni anarchici fermati dopo di lui, non dovette poi certo tranquillizzarlo». La sera del 15, quando fu chiamato per un altro interrogatorio, Pinelli si sentì dire che Valpreda aveva confessato di aver messo la bomba della strage di piazza Fontana: certo una manovra ad effetto della polizia per indurlo a parlare. Un dubbio sfiorò comunque Pinelli che, rivolto a un amico, disse: «Se è stato un compagno lo uccido con le mie stesse mani». «Ogni tanto palesava momenti di assenza», scrive ancora il magistrato, aggiungendo che sovente «lamentava amnesie». Nella sentenza si esclude come «assolutamente inconsistente» l'ipotesi del lancio dalla finestra del corpo inanimato, sia per la mancanza di qualsiasi movente, sia perché essa è stata smentita dagli ac certamenti tecnici svolti. Da iescludere, per il giudice, an; che la possibilità che il corpo i inanimato sia stato appoggiaIto alla ringhiera e fatto ruotaj re intorno ad essa. «In tal ca so — dice la sentenza — l'api'ce del corpo avrebbe urtato ! con estrema violenza il corniìckme quattro metri più sot' to, sporgente ben SO centime tri dal filo della ringhiera ; stessa. Avrebbero dovuto ri- \scontrarsi, di conseguenza, da1 una parte una notevole defor- | inazione del rivestimento in 1 lamiera del cornicione (simi- le se non pari a quella lasciala dal manichino durante gli \esperimenti), e dall'altra no tevolì lesioni al capo del Pinelli: deformazione e lesioni che invece non sussistevano dopo i fatti». Il dottor D'Ambrosio assolve il dottor Calabresi anche dall'accusa di «omicidio colposo» nell'eventualità che non avesse impedito il suici- dio del fermato. In primo luogo perché le contestazioni ad effetto della polizia non potevano creare in Pinelli la convinzione che nei suoi confronti ci fossero elementi di accusa; in secondo luogo non è verosimile che Pinelli si sia ucciso. Comunque, se anche fosse, la caduta dalla finestra «non fu preceduta da alcun segno che potesse lasciare prevedere ciò che stava per accadere, e il passaggio del corpo oltre Ua ringhiera si esaurì nel voi gere di frazioni di secondo». I Alcuni giorni or sono un \ gruppo di tredici docenti di alcune università italiane aveva presentato al magistrato una documentazione di 33 cartelle in cui si confutava la tesi del suicidio e si affermava che una serie di esperimenti "svolti portava a non escludere responsabilità dirette o indirette delle persone che si trovavano nella stanza al momento della caduta di Pinelli dalla finestra. ' j Giuseppe Pinelli

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