Deciso: Casa del Sole chiuderà a fine anno di Gianni Bisio

Deciso: Casa del Sole chiuderà a fine anno Da seminternato ad ambulatorio di zona Deciso: Casa del Sole chiuderà a fine anno Tutti i bimbi spastici attualmente ospiti in via Valgioie saranno inseriti nelle scuole normali: "La socializzazione è Punico mezzo possibile per rompere l'emarginazione" La battaglia contro l'emarginazione degli spastici sta per avere un primo risultato: la « Casa del sole » di via Valgioie, che attualmente ne ospita 59, chiuderà i battenti a fine anno per conservare solo la funzione di ambulatorio zonale. La decisione, però, come tutti i cambiamenti radicali, non può non suscitare polemiche né alimentare preoccupazioni nelle famiglie dei bimbi che oggi vi sono ancora ricoverati. Ci ha scritto la mamma di una bambina spastica (7 anni, 12 chili, incapace di parlare e di stare in piedi): « Vogliono internare mia figlia in una scuola comune. Come è possibile? Bambine come le mia non possono né intendere, né volere niente, possono soltanto vegetare ». La risposta all'angoscia di questa mamma viene dalla stessa Aias (Associazione italiana assistenza agli spastici) che per 12 anni ha tenuto in piedi, dopo averlo costruito dal nulla, un centro specializzato come quello della « Casa del sole ». « La nostra intenzione — dice la signora Bartolini, assistente sociale dell'Aias — non è di "gettare" t bimbi In scuole comuni, ma di "Inserirli" In un ambiente che possa contribuire al loro miglioramento, allontanandoli dal "seml-tnternato" attuale. La prima cura per lo spastico è la sua socializzazione, anche per abituare gli altri all'Idea che non è un individuo "diverso". E' un discorso difficile da cominciare, ma è l'unico possibile per rompere l'emarginazione ». Dice la signora Bonnet, una delle fondatrici dell'Aias torinese: « L'Aias è nata per assistere gli spastici, non per gestire i centri dt assistenza. Se l'abbiamo latto fino ad oggi è per l'assoluta carenza del potere pubblico: dopo 12 anni ci sembra sia arrivato il momento di passare la mano e di riprendere la nostra vera funzione di ente promozionale e non di gestione. La nostra battaglia deve cominciare proprio adesso per portare lo spastico ad essere un cittadino come tutti gli altri, per far applicare leggi che già esìstono, ma che tutti ignorano, per evitare che aumenti il numero degli spastici ». Quanti sono a Torino? La signora Bonnet affermata Non esiste un censimento, né sarebbe possibile. Però il problema c'è. E c'è il dolore immenso del genitori che diventa, inconsciamente, un rifiuto del bambino. Padri e madri non vogliono prendersi le responsabilità che oggi ha il nostro centro: da questo viene anche il rifiuto a tentare l'Inserimento in una scuola normale ». « Grosse difficoltà nascono anche per l'atteggiamento del Provveditorato agli studi che non consente di appoggiare gli insegnanti con maestre specializzate: è chiaro che avere in classe un bimbo "dtverso" crea del problemi, ma molti possono essere risolti proprio da chi conosce lo spastico ». La legge sugli handicappati, la 118, risale al 1954, ma in 21 anni Torino non si è certo mostrata all'avanguardia nella risoluzione di questo problema. Un esemplo: mai vi sono stati corsi per « terapisti della riabilitazione » in grado di fornire personale agli istituti che ne avevano bisogno. Soltanto quest'anno la Provincia ha cercato di ovviare a questa carenza istituendone uno, triennale, presso la Sfes. La Croce Rossa in passato ha fatto del corsi serali semestrali, ma 1 risultati sono apparsi deludenti. Dice una fisioterapista dell'Aias, la signora Gaietti: « Slamo stati costretti a ricorrere addirittura a personale straniero: abbiamo due bolivlane, ma abbiamo impiegato anche cilene, colombiane, argentine. Tutte ben preparate in scuole altamente specializzate. Nel nostro paese invece i corsi che si tengono a Milano, Roma, Bari e Conegliano Veneto non riescono a coprire il fabbisogno di flstoterapiste. Inoltre la nostra professione non è riconosciuta ». « Se abbiamo della gente con l'etichetta dt spastico — dice la signora Bonnet — la colpa è anche nostra. E' la società a metterli da parte, classificarli. Bisogna rompere il cerchio e aprire verso l'handicappato. Insegniamo, con mille difficoltà, a parlare ad un bambino e poi io confiniamo con uno che magari parla peggio di lui. Non dimentichiamo che moltissimi spastici sono molto intelligenti e potrebbero essere inseriti nel mondo del lavoro, invece sono respinti. Un ragioniere, uscito da questo centro, ha fatto il bibliotecario gratuitamente a Napoli: è andato tutto bene finché non ha chiesto di essere assunto e retribuito. A quel punto si è "scoper¬ to" che era uno spastico ed è stato mandato via ». Il lavoro di promozione che resta da fare all'Aias consiste proprio nell'abbattere il muro verso gli handicappati e nello stesso tempo nel cercare di operare una prevenzione. « Grosse accuse — dice la signora Bonnet — possono essere fatte agli ostetrici: troppa fretta ad usare il forcipe, facilità ad anticipare o ritardare il parto per averlo in orario comodo, magari per non rovinarsi il weekend. E poi mancano "équipes" di medici In grado di riconoscere fin dai primi mesi un bimbo anormale in modo da intervenire subito ». Aggiunge la signora Gaietti: « Non mi stancherò mai di ripetere a tutte le mamme di non tenere mai in braccio i propri figli, per piccoli che siano, quando si trovano in auto, soprattutto quando sono sul sedile anteriore. E' incredibile quanti drammi provochi una imprudenza del genere: spastici lo sì diventa anche per un trauma cranico, principalmente nei primi anni di vita ». Che cosa si farà ora per i bimbi spastici? Saranno tutti inseriti in scuole normali, dalle materne alle medie, mentre il personale specializzato che In questi anni ha condotto la « Casa del sole » sarà assunto dal Comune. Servirà per il funzionamento di sei ambulatori zonali: via Valgioie 10, piazza Statuto 15, corso Orbassano angolo corso Sebastopoli, piazza Santa Giulia, Viale dei Mughetti, via Mercadante. In ciascuno vi sarà fisiochlnesiterapia, logopedia, psicomotricità e medicina scolastica. Il Comune dovrebbe anche ' provvedere al trasporto nelle va- | rie scuole. « L'esperimento di inserire gli 1 spastici fra gli altri alunni — di- I ce ancora la signora Bonnet — è già riuscito in passato con risultati ottimi. Certo ci vuole molta comprensione e molta pazlen- | za. La cura di questi bimbi di- j pende dall'ambiente che si tro- \ veranno intorno. Non pietismo né curiosità: si tratta di considerarli cittadini a tutti gli effetti come noi ». Gianni Bisio La signora Bonnet, una delle fondatrici dell'Aias torinese

Persone citate: Bartolini, Bonnet

Luoghi citati: Bari, Milano, Napoli, Roma, Torino