Un barlume di speranza per Ciro Curcurù condannato a ventun anni per omicidio

Un barlume di speranza per Ciro Curcurù condannato a ventun anni per omicidio Colpo di scena al processo davanti alla corte d'assise d'appello Un barlume di speranza per Ciro Curcurù condannato a ventun anni per omicidio Il perito conferma la sua tesi difensiva : "Una sola coltellata, non mortale, si può attribuire al suo coltello Le altre dieci sono state causate da una lama più larga" - L'imputato sa quel che è accaduto, ma non lo dice? St apre un» spiraglio di speranza per Ciro Curcurù, 29 anni, condannato a 21 anni di reclusione per l'omicidio di Giuseppe Caruso, In vittima del « giallo » di via S. Agostino. L'udienza ili ieri, in corte d'assise di appello, (pres. Germano, giudice togato licer, p.g. Repaci) è stata sostanzialmente favorevole all'Imputato. Anche se è accaduto Indipendentemente dal suo comportamento, che rimane inspiegabile. Curcurù è ostinatamente abbarbicato alle sue prime dichiarazioni: « Caruso mi chiese ospitalità per una notte, nella mia soffitta di via S. Agostino S, che condividevo con un altro giovane, quella sera assente. Ad un certo punto, tra noi, scoppiò un litigio; (una volta disse per non meglio precisati interessi, un'altra perché l'ospite, scambiandolo per un invertito, gli aveva fatto proposte oscene) e io gli diedi una coltellata, una sola, alla spalla sinistra ed egli se ne andò ». Il cadavere di Caruso fu trovato alcune ore dopo, trafitto con 11 coltellate, sul ballatoio del primo piano della stessa casa, un vecchio edificio con i « poggioli >i che si affacciano su un angusto cortile. Curcurù ripete: « Non l'ho ucciso io, non so chi è stato ». Probabilmente non dice tutta la verità; c'è chi pensa che la conosca, ma taccia per non fare la fine di Caruso. Tra la condanna a morte, che qualcuno gli decreterebbe se parlasse, e il carcere, il giovane avrebbe fatto la sua scelta: meglio in prigione che al cimitero. Del resto, in questa torbida storia, non c'è solo Curcurù che tiene la bocca chiusa. Nessuno degli inquilini, che dormivano in quella casa, ha avuto il coraggio di aire ai giudici di aver udito un rumore, un urlo, un'invocazione di aiuto. Solo Maria Parlato in Esposito, moglie di un operaio, che alloggiava nella soffitta vicina a quella di Curcurù, dichiarò in istnittoria di aver udito un grido, «Aiuto, signora», e i passi concitati di due persone lungo le scale. Ma in assise la Parlato non si presentò e ieri si è appreso che è tornata a Pagani, in provincia di Salerno. Qualcuno le ha « consigliato » di lasciare Torino? Un aiuto, robusto, alla difesa di Curcurù è venuto invece dai chiarimenti forniti alla corte dal prof. Griva, che eseguì l'autopsia del Caruso. « Non è possibile — ha precisato il medico — stabilire con certezza quali, tra le 11 coltellate, abbiano provocato la morte. Probabilmente Caruso è stato ucciso dalla somma delle lesioni, comprese quelle al cuore e ai polmoni. E la fine, data l'imponenza dell'emorragia, non deve essere sopravvenuta rapidamente, anche se è difficile passare dall'avverbio a tempi definiti ». Il prof. Griva non ha escluso, in linea teorica, che l'uomo, anche con 11 ferite di quella gravità, abbia potuto scendere da solo sei rampe di scale. Ma i difensori, il prof. Gallo e l'avv. Andreis, hanno ricordato che il rapporto di polizia parla di « modeste tracce dì sangue sulle scale ». Quelle che potrebbe lasciare un uomo con una sola ferita, e non grave, non quelle di un morente crivellato di buchi. La deposizione del perito ha dato respiro alla difesa quando si è passati all'analisi delle lesioni. « Una sola coltellata, — ha riconosciuto il perito — obbiettivamente non mortale, alla spalla sinistra, può essere attribuita al coltello sequestrato nella soffitta di Curcurù. Tutte te altre sono dovute ad una lama più larga e più lunga ». Certo, sul piano delle ipotesi, si può anche pensare che il gio¬ vane avesse un altro coltello, che però non è stato trovato, ma è difficile immaginare un cambio di arma nell'impeto d'un delitto cosi rapido e feroce. Curcurù, da parte sua, ha detto: i< Non avevo altri coltelli, nemmeno da cucina. Mangiavo sempre in trattoria ». Il sopralluogo, compiuto subito dopo dalla Corte, non ha fornito elementi significativi. E' stato utile, tuttavia, per capire che nel chiuso di quel cortiletto, risonante come una cassa armonica, non si odono soltanto le urla, ma anche i sospiri. Specialmente nel cuore della notte. Perché nessuno ha sentito nulla? Da Bari, dove lavora come camionista, è giunto un cognato di Curcurù, Paolo Lombardi. « Se Ciro fosse colpevole — ci ha detto — lo avrei da tempo abbandonata al suo destino. Caro cognato, gli direi, mi spiace molto, ma io ho moglie e figli e non posso cavarti dai guai che ti sei procurato. Posso affermare, invece, che Ciro lavorava onestamente e mi spediva anche dei soldi, perché glie li conservassi. Quando, la sera del giorno dopo il fatto, arrivò a Bari in treno, mi telefonò dalla stazione perché ■indossi a prenderlo. Avevo sentito per caso, alla radio, che un uomo era stato assassinato proprio nella casa dove abitava Ciro e, naturalmente, glie lo dissi. Ciro mi guardò stupefatto e smarrito e esclamò: "E' impossìbile che sia morto. Gli ho fatto solo una piccola ferita". In certi momenti non si può fingere ed davvero cos'era accaduto in realtà ». Al termine dell'udienza il prof. Gallo ha ribadito l'istanza di ci (azione di Maria Parlato in Esposito. E' chiaro che, di fronte ai dubbi che si sono manifestati, la testimonianza dell'unica persona che si lasciò sfuggire d'aver sentito qualcosa, quella notte, è ritenuta indispensabile. Anche il p.g. dott. Repaci si è associato alla richiesta, che può contribuire a fare un po' di luce su una vicenda di cui, fino a questo momento, si ignorano le cause e i retroscena. Caruso era per Curcurù un semplice conoscente, un :< paesano » al quale si può offrire ospitalità per una notte. Perché ucciderlo? Soltanto per una proposta sessuale? Non bisogna dimenticare che Caruso era nel giro equivoco del vecchio centro storico e aveva probabilmente molti nemici. Il processo è stato pertanto rinviato al 17 novembre. Per l'occasione saranno ascoltati, insieme con la Parlato, i funzionari e gli agenti di polizia che per primi accorsero sul luogo de) delitto. g. ap. I giudici sul ballatoio di via Sant'Agostino: al centro l'imputato Ciro Curcurù

Luoghi citati: Bari, Salerno, Torino