Ma non sembra in pericolo il viaggio del presidente Ford di Vittorio Zucconi

Ma non sembra in pericolo il viaggio del presidente Ford Ma non sembra in pericolo il viaggio del presidente Ford (Dal nostro corrispondente) Washington, 23 ottobre. La nuova leadership cinese sembra avere ereditato e ancora accentuato tutta la diffidenza anti-sovietica dei vecchi capi. Il segretario di Stato americano Henry Kissinger — in rotta da Pechino a Washington dove giungerà domani, venerdì — è stato bruscamente ammonito a «non fidarsi dei sovietici» e avvertito che «la politica di distensione cosi come è in atto giova esclusivamente a Mosca». Le apprensioni cinesi per la detente russo-americana erano ben note ma raramente esse avevano assunto i toni di aperto rimprovero con i quali Teng Hsiao-ping (vice Primo ministro) e Chiao Kuan-hua (ministro degli Esteri) ne hanno parlato a Kissinger. Il viaggio del presidente Ford a Pechino si farà, probabilmente il 28 novembre prossimo, ma Kissinger e i suoi ospiti cinesi si son lasciati — ieri — molto freddamente. Il brindisi al pranzo d'addio — uno dei pochi elementi concreti di valutazione che emergano per gli osservatori — è stato glaciale. «I nostri colloqui — ha detto Chiao Kuan-hua a Kissinger — ci hanno permesso di arrivare ad una migliore comprensione dei rispettivi punti di vista. E questo è utile. Entrambi i Paesi hanno riaffermato i principi della carta di Sciangai e la volontà di promuovere le loro relazioni». La risposta del segretario di Stato ha echeggiato la stessa freddezza: «I nostri due Paesi sono troppo sicuri di sé per aver bisogno di riassicurazioni, e troppo esperti per confondere le parole con i fatti, le tattiche con le strategie. Noi ponemmo fine al reciproco isolamento nella convinzione che questo giovasse ai rispettivi interessi nazionali. Approfondendo questa convinzione tftrlSaispotremo dunque migliorare I anche i nostri rapporti» Non c'è che un minimo di formalismo diplomatico e un massimo di chiarezza in questo scambio di battute. Kissinger è stato sottoposto ad un vero e proprio «attacco» da parte cinese sul tema della distensione, dei negoziati per la riduzione delle armi fra Usa e Urss, degli accordi commerciali (grano e petrolio), della politica americana in Europa occidentale (troppo arrendevole, secondo Pechino). Un corso politico, avrebbero aggiunto i cinesi, che porta al continuo rafforzamento dell'Urss e all'incremento della probabilità di guerra. «Una critica radicale — ha commentato un funzionario che viaggiava con Kissinger — alla quale è mancato soltanto il corollario di un'alternativa per la politica estera americana suggerita dai cinesi». Alternativa che — pur se inespressa— non è difficile da intuire. Pechino, che assi- \ ste alla successione politica di vertice in corso da qualche tempo, teme di essere progressivamente relegata nel ruolo di «terza ruota» nel tandem Usa-Urss, di essere chiusa in un ruolo strettamente subalterno e funzionale al te- ! ma principale, che rimane la distensione Mosca-Washing- ! ton. Questo irrita la dirigenza I cinese, e in particolare i mio-', vi capi emergenti (Teng e Chiao) che si sforzano di tro- i vare in un rilancio delle relazioni con gli Usa, naturaimente in chiave anti-sovieti- ca, prestigio e legittimazione I politica. La volontà di non inquietare gli americani, pur dietro le fredde parole di commiato, è |evidente nell'assenza di ogni riferimento a Formosa, l'isola nazionalista che era il leit motiv di ogni incontro cinoamericano in passato. Anche sul problema della Corea, l'ai-, tro punto di attrito diretto fra le due potenze, si è cercato di mantenere la discussione entro limiti accademici e riservati: Pechino ha espresso l'auspicio di vedere ritirate le truppe Usa nella Corea del Sud (circa 40 mila uomini) e aperte trattative fra il Nord e gli Usa. Kissinger ha ribadito il punto di vista statunitense, che è diametralmente opposto: prima le trattative, poi eventualmente il ritiro. Un altro «gesto» cinese (uno di quei «fatti» che Kissinger ammonisce a considerar più delle «parole» ) è stato l'incontro fra Mao Tse-tung e il segretario di Stato, non previsto alla vigilia. L'ottantaduenne presidente ha ricevuto Kissinger nella sua residenza dimostrandosi in miglior salute di quanto voci in Occidente non lo indicassero. «Più lucido che mai» lo ha definito il segretario di Stato, «perfettamente informato non solo sulla situazione internazionale, ma sui dettagli più minuti dei miei colloqui con gli uomini di governo», segno questo non solo di salute fisico-mentale, ma soprattutto di salute politica e di una mano ancor vigorosa sugli affari di governo. Rispetto all'ultimo incontro, nel novembre del '74, Mao ha addirittura imparato qualche parola di inglese di cui, con un tocco quasi commovente di debolezza senile, ha voluto far sfoggio con Kissinger. Nessuna menzione del Primo ministro Ciu En-lai, invece, che si sa ricoverato in ospedale e quasi certamente avviato verso la fine. In attesa del ritorno di Kissinger (egli ha compiuto una breve sosta a Tokyo, oggi) e di sue dichiarazioni, si può ! concludere osservando che il | viaggio preparatorio alla visita di Ford ha sostanzialmente • confermato quanto gli Usa si l attendevano: il segno della ! successione di potere in corso, la permanente volontà di intensificare le relazioni con Washington, con un'accentua\ zione di gelosia politica verso 1 la distensione Usa-Urss. che ] offre — in ultima analisi — '. una leva in più alla politica \ estera di Washington, più che : mai in grado di giocare sulla ; rivalità delle due maggiori potenze comuniste. Vittorio Zucconi