La politica Urss all'esame Nato di Renato Proni

La politica Urss all'esame Nato I punti cruciali tra Est e Ovest La politica Urss all'esame Nato (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 25 ottobre. La Nato attende dall'Unione Sovicliea la conferma concreta del processo di distensione, dopo la conclusione della Conferenza sulla sicurezza e sulla coopcrazione in Europa. Per Bruxelles, i punti cruciali d'attualità che determineranno !o sviluppo dei rapporti Est-Ovest sono ancora il Portogallo, il negoziato sulla riduzione equilibrata delle forze in Europa e, in prospettiva, la Iugoslavia. L'Alleanza Atlantica non giudica come unica linea ufficiale del Cremlino i recenti invili della Pravda ai partiti comunisti a scardinare le strutture degli Stali occidentali con qualsiasi forma di lotta, ma soltanto come una delle lesi espresse dalla leadership sovietica. Distensione La Nato attende l'esito della complessa lotta di potere in corso a Mosca e che forse diverrà evidente dopo il Congresso del pcus. il prossimo febbraio. Bruxelles è in fase d'attesa. Da un lato, spera che Breznev, o la sua linea, superi le difficoltà interne, dall'altro si tiene pronta ad ogni eventuale modifica della politica internazionale dell'Urss. Qui non si ritiene, nonostante le speranze di quasi lutto il mondo, irreversibile la distensione tra l'Occidente e l'Oriente. Francamente, non si temono neppure gli effetti di un eventuale irrigidimento sovietico. Da qualche anno, la Nalo è impegnala in un'attività politica per assecondare l'attuale tendenza verso la distensione. Tuttavia, se il Cremlino dovesse scegliere una linea meno duttile, la Nato non sarà impreparata. Del resto, la distensione ha fallo emergere in seno all'Alleanza polenti dissidi (tra l'Europa e gli Stati Uniti ai tempi della guerra del Kippur c tra la Turchia e la Grecia per Cipro) oltre alla volontà di molti Paesi di ridurre i bilanci militari. Di conseguenza, un confronto con una nuova realtà rinsalde¬ rebbe politicamente l'Alleanza, proverebbe che la distensione non dipende solo dall'Occidente e avrebbe l'effetto di arrestare la tendenza a risparmiare sulle spese per la difesa. La Nato — fatti tulli i calcoli di questa ipotesi — preferisce il corso presente delle relazioni tra Est e Ovest. Inoltre, crede di cogliere nella politica estera dell'Urss in Europa i segni che Mosca, per ora, non desidera cambiare sostanzialmente indirizzo. Il Portogallo, secondo l'Alleanza, è il test più immediato della volontà dell'Unione Sovietica sulla distensione. Bruxelles è del parere che, nonostante notizie giornalistiche al contrario. Mosca non abbia compiuto alcuna mossa « visiva » per spingere il leader comunista portoghese Cunhal su posizioni estremistiche. Si è propensi a credere che Cunhal, battuto alle urne, stia agendo autonomamente, mentre Mosca, soppesati prò e contro limiti l'appoggio al partito comunista portoghese. Un cambiamento nella politica sovietica verso il Portogallo farebbe — quindi — suonare il campanello d'allarme a Bruxelles e altrove. Per quanto riguarda la partecipazione del Portogallo alla Nato, è però evidente che l'instabilità del Paese iberico l'ha resa pressoché nulla agli effetti pratici chissà fino a quando. Di ciò si deve accontentare la diplomazia sovietica. Più fiduciosa sull'evoluzione politica a Lisbona. l'Alleanza nutre forti timori sul futuro della Jugoslavia, dopo la morte del presidente Tito. Si teme seriamente un'iniziativa sovietica che si concluda con l'agganciamento, o il totale inglobamento, della Jugoslavia al blocco del Patto di Varsavia. La Nato, purtroppo, non avrà molte carte da giocare in questo scacchiere. La prova della volontà politica dell'Urss di proseguire sulla strada della distensione potrebbe anche essere un primo accordo sulla riduzione delle forze in Europa. La Na¬ to si sta orientando ad allargare qualitativamente il negoziato di Vienna, con l'inclusione dei « materiali » assieme agli uomini, ma intende agire con prudenza. Negoziare il ritiro di mille bombe atomiche tattiche dall'Europa (delle 7 mila esistenti) contro l'evacuazione di 1700 carri armati sovietici, pari ad un'intera armata corazzata, è un'ipotesi attraente per sbloccare il negoziato, ma la contropartita va verificata sia sul piano tecnico-militare che su quello politico. I numeri restano il concetto fondamentale del negoziato, e ciò presuppone una riduzione « squilibrata » delle forze, con l'Urss che riduce più degli alleati atlantici, al fine di arrivare ad un reale equilibrio Lo scopo occidentale è quello di raggiungere un common ceiiing, un tetto comune, delle forze contrapposte in Europa. I sovietici, per ora, discutono a Vienna con rigore e serietà, senza lasciarsi deviare da considerazioni di carattere propagandistico. caso Italia Sull'Italia — dopo i risultati elettorali del 15 giugno — la Nato tace. Si nega che esista un « problema italiano ». Esso si presenterà soltanto se in un eventuale governo a Roma saranno inclusi ministri comunisti in posizioni delicate. Il pei — si dice qui — ha accettato realisticamente la Nato almeno fino a quando esisteranno le alleanze dei blocchi, e la Nato si riserva di dare un giudizio sul pei al potere quando il problema sarà maturo. Già, però, si ammctle che un sostegno del pei dall'esterno al governo italiano non terrorizzerebbe l'Alleanza. Contemporaneamente si fa notare che per l'Italia non vale automaticamente il precedente dell'Islanda, che rimase nell'Alleanza nonostante i comunisti facessero parte del governo. Bruxelles, in ogni caso, non intende assumere pubblicamente una posizione sui progetti di coalizioni governative italiane. Renato Proni

Persone citate: Breznev, Cunhal