Lo spirito del'500

Lo spirito del'500 Lo spirito del'500 I FMichpl de Certeau: « Politica i re mistica », Ed. Jaca Book, ; dpag. 405, s.i.p. Traduzione della raccolta di una serie di saggi pubblicati dal dotto gesuita tra il '60 ed il 70. c dedicati al Cinquecento ed al Seicento religioso francesi; da cui però si passa poi. nelle ultime cento pagine circa, a temi piuttosto di dominio della filosofia, « Storia e struttura ». « Cultura e spiritualità». « Problemi di metodo e problemi di senso ». Molto felici i singoli saggi, se pure il lettore resti un po' affaticato dalla mole dei personaggi e delle opere menzio-1 nati. Quello sul riformismo. | schiettamente ortodosso, del Cinquecento (e richiamerei l'attenzione sul paragrafo circa i I libri di devozione popolare: se 1 n'è mai tentato uno studio in | Italia, limitato al ciclo di due | o tre generazioni?): sulla figu pqutitrtiepaddc• mgLra dell'attivissimo Pierre Favre, [Lche muore quarantenne nel 1546. stremato dall'opera svol- j ta: inserito in una teologia che, 1 come per i luterani, dà la priorità alla volontà sulla intelli- { genza ed ai rapporti persona- li con Dio (si cerca nella espe- ì d1 ™7n £L£JTu „™„ rZPl; SlacLTTZ m Tcntre in ' ce acccui a uio. n ì , iLutero l'esperienza è solo l'ai- , ctesa di una Venuta salvatrice, j lper i teologi come Favre essa | sè già lo sboccio di una Presen- '■■ cza divina) N', ' ,. ... e ! pUn gruppo di gesuiti fran- j ^cesi, al principio del Seicento., pcredono doversi adeguare gli | goriginari istituti dell'Ordine al- j sla società che è nel frattempo 1 lmutata, insistendo sulla intcrio- j zrità della vita religiosa, sui ', « moti del cuore ». sul distacco dal secolo; c'è diffidenza verso giovanile, di zelo apostolico. Un lunghissimo saggio è dedicato alla transizione da Saint-Cyran al giansenismo, con l'analisi dei grandi personaggi del moto, e con la conclusione, cui ogni studioso spassionato perviene, che il nome, presto consolidatosi, di « giansenismo » (come sarà poi del modernismo) copre correnti ed interessamenti del tutto diversi, per la più gran parte radicalmente estranei al problema della grazia, nocciolo del giansenismo, e pure a quello ch'era stato il « rinnovamento » di Saint-Cyran, processo psicologico destinato a colpire il fedele ed a far diventare condizione stabile la sua conversione. Un saggio sugli stregoni, ed il comportamento dei giudici di fronte ai « posseduti »; gli indemoniati sono un settore della grande categoria degli « altri », degli estranci alla società e suoi oppositori, che questa avverte nemici. Ancora belle pagine su René d'Argenson m. , n0 spinto d. devozione nuova di , questi gesuiti: il generale p. Vi-1 telleschi è preoccupato, mentre ì 1 Provinciali francesi scorgono ( soltanto un eccesso di fervore ; ! E poi si entra nel terreno dei grandi problemi. Henri ! Bremond, con la sua « meta-; fisica dei santi» ha avvertito; .... , t la inadeguatezza ra le cono- ; scenze religiose e 1 essenza del-1 la fede, tendendo ad una dot-1 trina che tenga conto del vis- \ suto, e così dell'inconscio: poi, ; la posizione dello storico, e qui le pagine si fanno sempre più ! interessanti, ma anche più difficili per il lettore comune, che è tratto a rimpiangere la limpidezza con cui non diciamo Croce, ma Febvre e Bloch, affrontavano i grandi problemi della storia. Qui vediamo evocata la sociologia religiosa di Le Bras e la introspezione di Freud. I Un dibattito sull argomento ta dice (Pierre Nora) che non c'è più posto per una storia globale, la quale supponeva j una storia che potesse rinvia- i re ad una visione del mondo; il problema da porsi per Raoul Girardct è perché in certe epoche si abbia un rigetto di quel ch'è venuto immediatamente : prima; che la storia ha per | compito di essere una delle maniere di definire un nuovo presente. De Certeau conclude (a cercar di ridurre il suo pensiero nei termini più semplici, sperando di non deformarlo) non solo per la impossibilita di una .storia assolutamente imparziale !— che già la scelta del tema Irivela una simpatia del ricerca-tore -: che la storia ha il li-mite originario di tutte le scienze, ma com; scienza umana l'attività ch'essa svolge ed il periodo studiato s'influenzano reciprocamente; che. per quanto s'indaghi a l'ondo un'epoca, un movimento, un individuo, l'analisi lascerà sempre un « residuo ». inesplicabile e mal definibile; che ci sono più storie e più teologie. Ma la storia oscilla tra due poli: da un lato rinvia ad una pratica, quindi ad una realtà, dall'altro è un discorso chiuso, il testo che organizza e chiude un modo d'intelligibilità. Lo storico della spiritualità è tratto a chiedersi quale rapporto si dia tra la spiritualità e la dina-mica sociale di un'epoca; in I Francia, ma non solo ivi, la slo rìa religiosa oscilla tra l'esame dc„c conentì spirituali, c la pratica, con le superstizioni, quasi il folklore, il ritorno di un originario, i segni di archetipi inconsci e di strutture antropologiche permanenti. Ma c'è proprio quest'alternativa? mi chiedo: c'è proprio un iato tra la religione delle éliles e quella degli umili? Non è presunzione umana pensare che agli occhi di Dio, per chi crede in un Dio. la meditazione del teologo, l'ascesi del mistico, il ritiro dal mondo, e la • monotona recitazione di preghiere rituali, l'accensione di un cero dinanzi alla immagine del santo, non abbiano il medesimo valore: segni di amore, tentativi di penetrare nella cerchia del sacro, dislacco, sia pure di un momento, dall'impero dei sensi? Si può non avere spirito egualitario in politica, credere nella necessità di una classe dirigente, ma occorre ricordare che questo tocca solo la organizzazione umana, e che è presunzione, contraria alla tradizione cristiana, ai Vangeli, immaginare che dinanzi a Dio ci siano delle élitès. Se si crede in un Dio. oc- I corre rendersi conto che i suoi giudizi sono imperscrutabili, c che coloro che sono i buoni, quelli che operano secondo la sua volontà, possono agire in modi tanto differenti, che è assurdo immaginarli quasi come un ceto, un gruppo omogeneo che sia dato studiare. A. C. Jemolo

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