"Mio figlio si droga,, di Luciano Curino

"Mio figlio si droga,, L'eroina a Torino e negli altri centri del Piemonte "Mio figlio si droga,, Sempre più frequenti gli appelli di genitori al "gruppo Abele" che lotta per salvare i tossicomani - Pochi anni fa gli eroinomani a Torino erano una decina, adesso la piaga si è allargata in modo drammatico Al Gruppo Abele, che cerca di salvare i tossicomani, telefona il preside di una scuola media dicendo di avere individuato tra gli allievi un eroinomane. «Che cosa devo lare?» domanda. Poco fa è venuta una donna con la faccia della paura, ha detto: «Da un po' di tempo mia figlia è strana, pensavamo a un esaurimento. Ma stamattina ho trovalo questa nascosta nella sua stanza». Ha mostrato una siringa di plastica. «Che cosa devo fare?». Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, mi racconta due episodi recenti. «L'altro giorno è venuto un ragazzo, allievo di una scuola "bene". E' uno stupidino che gli spacciatori di eroina hanno irretito facilmente, quest'estate al mare. Si è bucato qualche volta a credito, finché quelli gli hanno detto: "Senti: adesso o ci paghi o spacci". Ha incominciato a spacciare tra i suoi compagni: un buco, due, tre. Per la paura o forse per rimorso ha voluto smettere, ma non aveva il coraggio di confessare al padre. Cosi, l'altro giorno è venuto qui a chiedere aiuto». «Come lo aiutate?». «Stiamo cercando il denaro per pagargli il debito». Poi don Ciotti racconta la seconda storia, che è della settimana scorsa. Un padre ricco, che il lavoro strappa completamente alla famiglia, regala alla figlia un cane per il suo compleanno. Subito la ragazza ha una crisi e scaglia il cucciolo dal balcone, urla che sembra pazza: «Non voglio un cane, voglio te», e gli tende le braccia per stringerlo e farsi stringere. Il padre si accorge dei fori alle vene delle braccia, capisce che la figlia si buca a tutto andare e viene all'«Abele» per chiedere che cosa deve fare, ma non ha ancora capito la vera causa di fondo del dramma della figlia, perché ripete: «Eppure le ho regalato la macchina, la mandavo all'estero. Che cosa le mancava?». Questi tossicomani e i loro familiari che vengono ai centri antidroga li abbiamo già conosciuti, non molti anni fa, in alcuni film e in qualche libro. Ma allora chi pensava che li avremmo trovati un giorno anche nelle nostre città? Perché ci siamo illusi e perché abbiamo fatto ben poco ai primi segni che il male era anche tra noi? Adesso abbiamo allarmanti rapporti sul dilagare dell'eroina abbiatno cifre e statistiche e dotte analisi di esperti. Che sono sconvolgenti, eppure non dicono ancora tutto. Per capire veramente che cosa c'è dietro le cifre e le analisi, bisogna venire all'«Abele» o in qualche centro antidroga. Quante altre storie, come le due appena riferite, potrebbe raccontare don Ciotti? Un altro «prete dei drogati», don Mario Picchi, romano, ha detto: «Si parla di droga come un argomento di moda, ma dietro i bei discorsi e gli articoli di giornale c'è lo sfacelo». Don Ciotti in nove anni sembra avere visto tutto il male del mondo. Lo interrogo sulla sua esperienza, gli chiedo dei suoi «ragazzi», come lui chiama i tossicomani. Sono tutti suoi amici. Ogni tanto qualcuno muore. Dice don Ciotti: «Ho amici che stanno andandosene via giorno per giorno mangiati dalla droga. Non ce la faranno: è duro ammetterlo. Ma non bisogna abbassare le braccia, bisogna tentare». «In altre città, don Ciotti, si dice che la droga leggera scompare. Viene imboscata per piazzare sul mercato l'eroina. Accade anche a Torino?». «I ragazzi riferiscono che marijuana e hashish sono in diminuzione, arrivano forti quantitativi di eroina. Ora che il centro è molto controllalo dalla polizia, l'approccio avviene in certe discoteche e bar della periferia. Stiamo tracciando una mappa della droga a Torino: non c'è zona che si salvi, le basi sono un po' dappertutto, ormai, e le "formiche", i piccoli spacciatori, la portano verso il centro». «Un esperto dei problemi dei tossicomani, il gesuita padre Brunetta, dice che oggi il fenomeno della diffusione dell'eroina è di dimensioni spaventose. Parla di Milano in particolare, di Bergamo, della Brianza, di certe zeone del Comasco e del Pavese, di Genova, di Roma, di alcune zone del Veneto. Non cita Torino». «Ti parlo con molta amarezza: a Torino il problema c'è ed è angoscioso. Non si sa molto del grosso traffico. Neppure ì ragazzi sanno chi c'è dietro. Ma l'eroina arriva in quantitativi sempre maggiori. E non dimentichiamo Valenza, Domodossola, Novara, Vercelli, Novi Ligure anch'esse nell'occhio della droga. E perfino pìccoli paesi delle Valli». «Ti risulta, don Ciotti, che ci sia adescamento attorno alle scuole?». «Non credo molto allo spacciatore davanti alle scuole. C'è una certa sorveglianza: troppo rischio. L'adescamento, l'iniziazione e lo spaccio avvengono in genere tra compagni dì classe. So che accade anche in alcune scuole serali. Nessun ambiente sociale è risparmiato dal flagello. Nel nostro Centro sono passati più di tremila ragazzi ed erano di ogni ceto. In questo momento, il più preso è il ceto medio e il sottoproletariato, giovani emarginati ed emigrati nei ghetti della periferia e nella cintura industriale. Pochi i ricchi, forse perché sfuggono alle statistiche facendo¬ si ricoverare all'estero in case di cura specializzate». Dice ancora don Ciotti: «Una cosa mi pare importante rilevare: con l'aumentare del numero dei tossicomani cresce la prostituzione, soprattutto quella saltuaria, femminile e maschile; cresce il numero dei furti e delle rapine. In una strada qui dietro ci sono ricettatori che una volta pagavano la refurtiva con denaro, adesso pagano con anfetamine, diventate rarissime, o con eroina. E conoscono dei giovani che qualche anno fa rubacchiavano, ora si drogano per trovare il coraggio di rapinare. Rapine a mano armata, con la pistola. Se va male, si spara». Gli domando perché, secondo la sua esperienza, i giovani si uccidono con l'eroina e qual è la prevenzione. La risposta è lunga e importante, merita un altro articolo. Gli domando quando e come si accorgono i genitori che il figlio si buca. I genitori se ne accorgono tardi, talvolta sono gli ultimi a sapere. Irrequietezza e bruschi cambiamenti di comportamento e d'umore; l'insonnia, la perdita di interesse per la scuola, per le ragazze, per lo sport; l'eroinomane non mangia più e smagrisce, diventa pallido, terreo. Madre e padre notano tutto questo e pensano all'esaurimento nervoso. Nessuno che sospetti la droga? Se questo sospetto viene, subito è ricacciato: per cieca e irragionevole fiducia, ma alcuni anche, inconsciamente, chiudono gli occhi per timore dello scandalo. Il ragazzo che si droga ha continuamente bisogno di denaro. Decine di migliaia di lire per la dose quotidiana di eroina. Qualcuno si procura i soldi rubando in casa oggetti di valore. Queste sparizioni sono un segnale. Altri segnali: la scoperta di una siringa e di macchioline di sangue sulla manica della camicia. «Don Ciotti, quanti sono i ragazzi che si bucano a Torino?». «Non voglio azzardare cifre. Non sarebbe onesto e sarebbe anche pericoloso. Ma posso dire che aumentano. Qualche anno fa c'erano poche decine di eroinomani, ma il fenomeno è stato ignorato. Adesso stiamo pagando. Ho dei ragazzi, degli amici, che si stanno spegnendo: hanno incominciato a bucarsi tre, quattro anni fa». Il numero delle vittime dell'eroina aumenta nella cronaca. Secondo alcuni, il peggio deve venire. Luciano Curino

Persone citate: Brunetta, Don Ciotti, Don Luigi Ciotti, Mario Picchi