Sanremo: il comune forse perde il casinò di Filiberto Dani

Sanremo: il comune forse perde il casinò Si decide la gestione privata Sanremo: il comune forse perde il casinò Il Consiglio però rinvia la discussione - Il ministro dell'Interno ha ordinato l'appalto della casa da gioco, che fornisce una entrata di 12 miliardi annui - Vivaci contrasti fra gruppi politici (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 21 ottobre. Il ministro dell'Interno convoca il prefetto di Imperia e gli dice pressappoco così: «Adesso basta. Il Comune di Sanremo deve abbandonare la gestione diretta del Casinò. E' immorale che un ente pubblico continui ad amministrare tavoli verdi, fìches, croupiers». Il prefetto di Imperia, tornato in sede, convoca il sindaco di Sanremo e gli fa, grosso modo, questo discorso: «Il ministro è seccato. Mi ha fatto capire che non rinnoverà l'autorizzazione al gioco se la gestione del Casinò non sarà data in appalto entro il prossimo 31 ottobre». Il sindaco di Sanremo, allarmatissimo, convoca la giunta comunale, mette al corrente gli assessori, poi inserisce nelle pratiche in discussione quella che riguarda appunto la sorte del Casinò. E di questa pratica si doveva discutere stasera invece s'è preferito prendere tempo mandando a Roma una delegazione con l'incarico di spiegare al ministro che non ci si può liberare, su due piedi, di un Casinò che, bene o male, è stato gestito dal Comune per sei anni. Sanremo, insomma, è di nuovo nei guai per colpa della sua casa da gioco. E non sono guai da poco perché con i suoi molti miliardi di introito l'anno, il Casinò è un centro di potere che fa gola a molti. Fino al febbraio del 1969 era in concessione all'avvocato Luigi Bertolini, presidente della società Ata, che per aver detto troppo spesso sì ai politici che gli chiedevano donazioni, assunzioni e favori, concluse la sua carriera I con un fallimento (scoppiò anche uno scandalo che finì ; in tribunale). Da allora, e so-1 no appunto passati sei anni, il Casinò è in mano a una terna commissariale rappresentata da un prefetto e da due consiglieri comunali. Il Casinò ha 600 dipendenti, dei quali 187 sono croupiers, sessanta son controllori amministrativi e comunali. Fra roulettes, chemin de fer, trente - quarante, il suo introito ufficiale è passato dai quattro miliardi di lire del '69 ai 12 miliardi previsti per quest'anno. E' senza dubbio l'industria più florida della Riviera dei Fiori, oltre che essere un serbatoio di voti e di potere per chi è riuscito a inserirvisi con la possibilità di compiere assunzioni, manovrare promozioni, organizzare manifestazioni compiacendo ora l'uno ora l'altro dei potenti di turno. Adesso tutto torna in discussione anche se c'è chi è disposto a scommettere che, alla fine, non cambierà proprio niente. Vediamo come stanno le cose. Il codice penale punisce il gioco d'azzardo in luogo pubblico o aperto al pubblico. A rigore, dunque, lo Stato non può, soltanto perché è lo Stato, fare quello che ai privati costerebbe la prigione da 2 a 6 anni. Nel 1927, tuttavia, si aggirarono le difficoltà giuridiche e le perplessità morali disponendosi, con un decreto legge di un solo articolo, essere data «facoltà al ministro dell'Interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, il Comune di Sanremo ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all'assestamento del proprio bilancio e all'esecuzione di opere pubbliche indilazionabili». Nacque cosi il Casinò di | n Sanremo al quale di anno in anno il ministro dell'Interno rinnovò, fino ai giorni nostri, l'autorizzazione al gioco. Sei anni fa, fallita la società concessionaria, la gestione fu as| sunta dal Comune e già allora si parlò di «provvisorietà», intendendo con ciò che prima o poi la situazione della casa da gioco sarebbe stata regolarizzata. Ma il Casinò, ripetiamo, è uh centro di potere cui pochi sono disposti a rinunciare a cuor leggero. Il «diktat» ministeriale è dunque arrivato come un fulmine a ciel sereno, cogliendo un po' tutti alla sprovvista. In verità, il ministro dell'Interno si era già fatto vivo nel gennaio scorso, minacciando di revocare l'autorizzazione se entro il 30 marzo il Consiglio comunale non avesse provveduto a deliberare il capitolato d'appalto e a indire l'asta entro il 31 ottobre. Ma quelli erano mesi pre-elettorali, i politici sanremesi avevano altro per la testa, sicché l'ultimatum del ministro finì sul fondo di un cassetto. Adesso l'ultimatum è riapparso nelle mani del nuovo sindaco di Sanremo, il liberale Giuseppe Rovere, eletto il mese scorso dopo cento giorni di polemiche, di tensioni, di colpi di scena. Qual è la sua opinione? «Noi liberali siamo d'accordo per la gestione privata del Casinò, gestione da affidarsi possibilmente a canone fisso: al privato chiediamo tanto e tanto lui ci dà. Il Comune non è però in grado di rispettare i tempi fissati dal ministro: per ben che vada non riusciremo a indire Vasta prima del 31 dicembre». Al Consiglio comunale, le forze politiche sono apparentemente equilibrate, venti seggi la maggioranza (14 de, 2 pli, 2 psdi, 1 pri, 1 indipendente), 20 seggi l'opposizione (9 pei, 3 psi, 6 indipendenti di «Nuova Sanremo», che ha per capogruppo l'ex sindaco Piero Parise, transfuga dello scudo crociato, e due msi), ma sotto sotto i missini non sembrano alieni dal dare una mano alla giunta capeggiata dal liberale Giuseppe Rovere. Sentiremo nel corso della discussione al consiglio comunale (prevista per la prossima settimana) come la pensano i partiti che dovranno decidere con il loro voto il futuro del Casinò. Al momento sono tutti d'accordo sull'opportunità di cambiare il tipo di gestione portata avanti fino a oggi. C'è, per esempio, chi vorrebbe una «finanziaria» a capitale misto ma prevalentemente pubblico (i democristiani); chi prospetta la gestione comunale con l'istituzione di un apposito assessorato o la costituzione di un ente pubblico al quale potrebbe essere chiamata a far parte anche la Regione (i socialisti): chi parla di gestione diretta, ma rinnovata, da parte del Comune (i comunisti). La partita del Casinò, insomma, è ancora tutta da giocare. Filiberto Dani

Persone citate: Giuseppe Rovere, Luigi Bertolini, Piero Parise