La crisi grave dell'Alitalia

La crisi grave dell'Alitalia La compagnia di bandiera non nasconde le preoccupazioni La crisi grave dell'Alitalia Ad una situazione di bilancio diffìcile (deficit di 48 miliardi nel 1974) s'è aggiunta l'ondata degli scioperi dei piloti - Per ogni giorno di agitazione l'azienda perde un miliardo - Intervento dello Stato (Dal nostro invialo speciale) Roma, 17 ottobre. L'Alitalia sta andando a rotoli? La compagnia di bandiera non nasconde la preoccupazione per la crisi che si la ogni giorno più profonda. Il bilancio ha segnato già pesantemente «rosso» nel '74, con oltre 48 miliardi di deficit comprese le perdite dei precedenti esercizi. Solo con l'azzeramento delle azioni ordinarie da 10 mila lire, la svalutazione delle privilegiate da dieci mila a mille e l'emissione di nuove azioni da 100 lire è stato possibile reintegrare il capitale sociale a 50 miliardi. Ora l'ondata inarrestabile degli scioperi «selvaggi» dei piloti Anpac, in aggiunta alle agitazioni delle altre categorie dall'inizio dell'anno, rischiano di infliggere il colpo di grazia all'azienda. Due cifre danno il segno dello sfacelo: 20 miliardi di perdita nei sette giorni di sciopero sotto ferragosto; un miliardo di danno, a tutt'oggi e chissà fino a quando, per ogni giornata di sospensione dei voli ad «aquila selvaggia». Presa sotto il fuoco incrociato delle accuse sindacali, oggetto delle critiche e dell'insofferenza dell'utente infuriato per il caos dilagante, l'Alitalia si appresta a fare un esame di coscienza alla i prossima assemblea degli azionisti, il 24 ottobre. Il consiglio di amministrazione proporrà ai soci una «verifica critica» dell'impostazione di bilancio, in base agli elementi risultanti al 30 giugno scorso e in sostanza andrà a dire loro che le cose non vanno affatto bene. Secondo i responsabili dell'azienda il consuntivo della fine '75 è soprattutto legato alle trattative sui rinnovi contrattuali, oltre che alle ipotesi di miglioramento della situazione economica globale. Su un punto, però, essi insistono con particolare vigore: l'intervento straordinario che la compagnia invoca dal governo, «a titolo di prestito — si precisa — non di sovvenzione». Saranno ancora duecento, trecento milioni, com'era stato chiesto in un primo tempo? E a che cosa servirebbero rispetto al miliardo per giorno di perdita attuale? Forse è questa la ragione che induce l'Alitalia a non sbilanciarsi: «Non facciamo cifre; però è grave che finora non abbiamo ottenuto risposta». La compagnia si batterà il petto di fronte ai soci, rammaricandosi che «la perdurante assenza di decisioni da parte governativa contrasta con i provvedimenti nel frattempo adottati da numerosi Stati in favore dei vettori nazionali, che si risolvono in nuovi fattori di svantaggio per la società». Di qui la preoccupazione «che il rilardo e l'intempestività dell'atteso supporto straordinario e temporaneo, connesso — ove richiesto — con un programma pluriennale, possano deteriorare ulteriormente la situazione aziendale, rendendo così più arduo il ritorno all'equilibrio della gestione del medio e lungo termine». L'Alitalia, dunque, batte cassa allo Stato. E intanto qual è il suo programma di rinnovamento? Consiste in una politica di restrizione dell'offerta (chiusura di scali, linee e frequenze non remunerative: sono stati già soppressi gli scali di Washington e Detroit, diminuite le frequenze per New York e il Canada). E' stata differita o bloccata l'apertura di nuove linee (ad esempio Los Angeles). Quanto alla ricerca di una maggiore competitività, si è orientati verso il riadeguamento della flotta sul medio e breve raggio. Probabilmente fino al 1980 verranno utilizzati aerei di fabbricazione americana («più convenienti dì quelli europei»), ma in affitto. Diversamente che per il '74, il bilancio di quest'anno prevede di fare ammortamenti in vista del progressivo ammodernamento del parco velivoli. «Il piano quinquennale da noi presentato all'approvazione dell'Ivi — mi dicono all'ufficio stampa Alitalia, al quindicesimo piano del grattacielo Eur — finora ci ha permesso di ridurre le perdite di 20-25 miliardi. Non è semplice programmare gli interventi, ma molte cose sono state fatte. Così con una migliore utilizzazione degli aerei, nei primi sei mesi dell'anno siamo riusciti ad aumentare dello 0,7 per cento il numero dei passeggeri trasportati, mentre le ore di volo (compresi postali e charter si risultano diminuite del 4.4 per cento». A sostegno di una gestione oculata ed esemplarmente «non clientelare », il funzionario adduce la diminuzione dal giugno '74 al giugno '75 della consistenza del personale: da 16 mila 421 addetti a 16 mila 294 (si sono fatti licenziamenti all'estero). La palla al piede della compagnia è rappresentata allora solo dagli scioperi, dando per scontata la crisi mondiale del settore? AH'Alitalia confermano: «L'alea è quella sindacale, di _ I ì j fronte alle nostre prudenti ipotesi di rilancio. Già a 7narzo l'amministratore delegato Nordio diceva che sarebbe stato insopportabile l'aggravio di costi connessi al rinnovo dei contratti». Intanto erano cominciati gli scioperi: da gennaio a giugno 30 ore del personale di terra e 40 di quello navigante per le agitazioni indette dalla Fulat (Federazione unitaria lavoratori aerotrasporti); più 36 ore per le astensioni dei piloti Anpac, degli assistenti di volo e dei funzionari dell'aviazione civile. L'Alitalia, per tutto il gruppo, fornisce questi dati: in sei mesi cancellati _ 1878 voli, 4064 tratte, con I 1061 ritardi. Dopo giugno, è ovvio rilevarlo, è andata pegì gio. // contratto L'autodifesa dell'Amalia e contestata dai sindacati. Alla Fulat, il segretario nazionale della Fipac-Cgil, Luciano j Mancini, impegnato da mercoledì nella ripresa delle trattative al ministro del Lavoro, mi parla di «connubio dì responsabilità» fra aziende e governo, e attacca duramente l'atteggiamento dell'Anpac (l'associazione piloti che si oppone e diserta la trattativa per il contratto unico e rivendica l'autonomia in nome della libertà e della Costituzione). Dice: «Stiamo cercando di unificare in un'unica normativa i 55 vecchi contratti del settore, ma ci interessa anche un discorso generale di riforma dell'aviazione civile; all'Anpac chiediamo di fare fronte unito con noi per modificare l'attuale situazione, ma essa si autoesclude e risponde con l'avventura». Mancini afferma che la perdita di un miliardo al giorno per l'Alitalia «se è vera, deve essere caricata interamente sul gruppo dirigeìite. sulla vecchia gestione irresponsabile: all'Alitalia sono cambiati degli uomini, ma la I novità non si vede ancora». Ad ogni modo «il danno più che sull'azienda sì ripercuote \ drammaticamente sull'uterite: alla fine dell'anno forse I avremo delle sorprese guar- • dando il bilancio». E «aquila selvaggia»? Il co- I mandante Adalberto Pellegrino, presidente dell'Anpac, non accetta la definizione. E anche l'attributo di «guerrie- j ro vile»: «Altro che vigliaccheria, ci vuole coraggio per I portare avanti la nostra bai- I taglia. Non abbiamo alterna- | tivc, e non vorremmo arrivaIre a forme di boicottaggio | dei piloti internazionali che ci hanno dato la loro solidarietà. Il contratto unico non 10 vogliamo, la nostra autoi nomia è obbligata per le cai ratlcristiche stesse del no' stro mestiere. Non è più in | gioco solo il contratto, la verI lenza e diventata politica. E' | iiersino strano il ruolo che | sta svolgendo il ministero del I Lavoro, che ha sposato le te| si della Fulat». Incomprensione Pellegrino ammette: «E' ! l'ero. L'Alitalia potrebbe ave] re i giorni contati, ma noi I siamo costretti a proseguire ! l'azione intrapresa, anche per j colpa dell'azienda. I bilanci sono in rosso? E chi ci dice che non sia tutta una manoI vra per giustificare una catti]va gestione? Quanto all'opij mone pubblica, ci aspettiamo 1 che, passato il dispetto im\ mediato del passeggero, molI ti si chiedano: perché il piloI ta sta facendo questa lotta, come qualsiasi cittadino ga, rantito dalla Costituzione?». 11 disagio per l'utente — a suo dire — è ineliminabile: «Non possiamo rischiare operazioni crumire favorite dal¬ l'azienda. Abbiamo già domito denunciare l'Alitalia al pretore per comportamento antisindacale». Non sembrano esistere vie d'uscita all'impasse che si è creata da qualche mese. I piloti meglio pagati d'Europa («ma sono anche i migliori» sostengono all'Alitalia) sono decisi ad andare fino in fondo. «Se non otterremo giustiI zia — proclamano all'associaj zione — molti di noi sono \ pronti ad andare a lavorare all'estero dove c'è parecchia richiesta». E che fareste qualora la Fulat firmasse il contratto e si arrivasse per voi alla precettazione? Rispondono: «E' un'ipotesi fantastica La militarizzazione fu tentata da De Gaulle nel '66 con i piloti di Air Fi-ance, ma fallì. Si applichino piuttosto le leggi italiane e smetteremo all'istante lo sciopero». Aquila selvaggia respinge con calore ogni accusa: quella di ricatto mossa dalla Fulat e quella più generale di voler ammazzare l'Alitalia. Il guerriero dell'aria si proclama innocente, vittima dell'incomprensione generale. E aspetta, ostinatamente, che tutti si convincano e gli diano ragione. Antonio De Vito

Persone citate: Adalberto Pellegrino, Antonio De Vito, De Gaulle, Mancini, Nordio

Luoghi citati: Canada, Detroit, Europa, Los Angeles, New York, Roma, Washington