Violenza fascista a Roma di Fabrizio Carbone

Violenza fascista a Roma È cambiato il volto mitico di una città rumorosa ma tollerante Violenza fascista a Roma Alla "politica" dicono: il neofascismo non scende mai in piazza, non sfila in corteo; la sua arma è lo squadrismo-La gente dice: questi picchiatori sono noti ; perché non vengono arrestati? - Pestaggi e provocazioni Roma, 17 ottobre. La ragazza è ferma al semaforo di corso Trieste. E' in sella a un motorino. Dalla giacca spunta un giornale piegato riconoscibile: «L'Unità». E' un attimo. Viene circondata da cinque, sei ragazzi del quartiere, minacciosi, duri. Quando la giovane sembra non avere via di scampo è proprio uno di loro a rompere il silenzio: «Per questa volta puoi andare. Ma non farti vedere in giro — dice — con quel giornale». Siamo al quartiere Italia. E' il terzo giorno di scuola. La violenza politica, a Roma, è fatta di mille episodi come questo; su altri, più gravi, indagano polizia e magistratura. Il clima è difficile, ma non impossibile. «Nulla a che vedere — dicono all'ufficio politico, diretto da Umberto Improta — con gli anni caldi della contestazione. Oggi la violenza si manifesta quasi sempre da destra. Il neofascismo non scende mai in piazza per manifestare, non sfila in corteo. L'unica arma a disposizione è lo squadrismo, circoscritto a quattro, cinque zone». Sabato 27 settembre, manifestazione nazionale degli extraparlamentari di sinistra per il Portogallo e contro i crimini della Spagna franchista. Cinquantamila in corteo da piazza Esedra a piazza del Popolo. Polizia e carabinieri presidiano il Consolato e la Ambasciata di Madrid. L'urlo dei manifestanti è preciso «per Tcàm^mi bachinoli "basta j la sfilata, fuoco, fuoco, all'Am basciata». Davanti a tutti, ad aprire il corteo c'è proprio il capo dell'ufficio politico, la radiotrasmittente incollata all'orecchio. E' una prova di forza dei gruppi «rivoluzionari» al primo importante appuntamento dopo le vacanze estive. In Via del Corso, mentre la testa del corteo è già in piazza del Popolo, scoppia il tumulto. «La coda — dice la "politica" — è sempre il punto più pericoloso di ogni ma- | operai» non riescono ad | estromettere dalle manifesta i zioni di massa. Sono sotto ac1 cusa «quelli di via dei Voi- nifestazione». E dalla coda, scattano in cinquanta: molotov contro la polizia, barricate con auto in sosta. In pochi minuti l'ultimo tratto della via viene saccheggiato. Sprangate contro le vetrine: si rubano scarpe e jeans di tutte le taglie. L'episodio di teppismo, privo di giustificazioni politiche, isola ancora di più i «collettivi autonomi», una frangia che il «Manifesto» e «Avanguardia ! i sci», ritenuti in parte respon-1 sabili o complici del «sacco». «E' un gruppo sparuto, l'unico — sono gli uomini di Improta a parlare — che ci preoccupa da sinistra». Il quadro della violenza politica è di color nero con una j if^era sbavatura_ rossa-, Ma mentre i gruppi della sinistra minoritaria restano coinvolti in episodi violenti durante occupazione di case, manifestazioni incentrate su problemi reali e sociali (lotta per il salario garantito, la disoccupazione, il carovita, l'aumento delle bollette della luce e del telefono) il neofascismo romano, barricato nei quartieri della media borghesia, è protagonista di pestaggi, provocazioni, aggressioni come sistema di lotta politica. E' isolato e per questo ancora più rabbioso. Spadroneggia dove Assalta le scuole dove riesce ancora a trovare spazio e compiacenza tra alcuni presi- , puo muoversi con impunità di e professori. Si accanisce j contro i «boy-scout», dal momento che l'organizzazione ha ! fatto una scelta politica e democratica e ha abbandonato la strada dell'immobilismo politico. Il giorno prima dell'atroce vicenda del delitto del Circeo gli squadristi romani, accorsi ad una manifestazione provocatoria contro il trattato tra Italia e Jugoslavia per i confi- | ni di Trieste, si avviano di 1 corsa e indisturbati verso il Quirinale, comandati dai parlamentari missini Sandro Saccucci e Michele Marchio. Arrivano sotto il portone del Presidente della Repubblica e lanciano molotov. «Li abbia pcndsmmo denunciati tutti — dice la | Nsquadra politica — e abbiamo i ainviato un rapporto alla ma- \ tgistratura». ' Finora, e il delitto Lopez lo I qha provato in maniera netta, ! rle bande d'estrema destra | rhanno goduto di indiscutibili i «favori. Ghira e Izzo fanno parte di una lista di pluridenunciati che la Procura della Repubblica ha in mano da sei mesi. Alla fine di settembre una faqncc«squadra» di questi giovani i Mha innalzato una bandiera ita- ! Mliana, con un fascio dipinto anel mezzo, a p:azza delle Mu- ! Nse, quartiere Parioli, accompagnando il gesto con canti nazisti e saluti romani. Processati per direttissima, sono stati assolti. Per uno di loro, minorenne, il pubblico mini ssdetcstero aveva chiesto il perdono ' Ugiudiziale. « Ancora una volta I - dicono al Cogidas, il comi-! stato dei genitori democratici1 m■ v Tortuga è deI bar Euclide — non hanno tenuto conto dei loro precedenti penali. Uno dì questi specialmente ha una lista di carichi pen- ; ' denti da far invidia a un criminale incallito». Loro, gli squadristi del bar mpse ne fanno un vanto. Sono sempre a piede libero. Al commissariato di zona, Villa Glori, dopo anni che lo dirigeva, il dottor Caggiano 3 stato sostituito. «La situazione del quartiere — dicono ora i funzionari di polizia — è difficile. L'opera degli squadristi è costante, giornaliera. Ma non tutti fanno le denunce». Dice uno studente del liceo Mamiani: «Quando ho presentato il mio esposto mi sono trovato contro una denuncia per diffamazione. E il fascista | che mi aveva aggredito ha presentato venti testimoni amici suoi che potevano affermare che lui, quel giorno, sì trovava fuori Roma». Non si può dimenticare che, a Roma, Valerio Borghe- | se tentò l'avventura del golpe (7-8 dicembre 1970), occupando il Viminale, sede del ministero dell'Interno. Il fatto resta la punta dell'» iceberg » della sovversione. In cima c'è ancora Sandro Saccucci, l'ex para è uomo d'azione che il msi portò in Parlamento come un «eroe nazionale», dopo Aegtrsbppqtsbaemche la prima, fiacca indagine I giudiziaria sul fallito piano del defunto «principe nero» aveva portato alla scarcerazione degli imputati. A Roma fu collocata la bomba ad orologeria che provocò la strage sul treno «Italicus» a Sanbenedetto Val di Sambro (4 agosto 1974). La città quindi è base indiscussa dei cervelli del fascismo italiano. E' stata la sede centrale | di quel movimento. «Avanguardia nazionale», i cui capi verranno presto processati per ricostituzione del disciolto partito fascista. E' stata la sede dell'«Ordine nuovo», oggi fuori legge, e la residenza dei latitanti Clemente Oraziani e Stefano delle Chiaie. Quest'ultimo potrebbe raccontare molte cose sulla strage di piazza Fontana a Milano. All'interno del Sid (Servizio informazioni difesa) che fa capo a Roma, si muovevano personaggi come Giannettini. E l'ex capo di questi servizi segreti, dopo l'arresto e la scarcerazione, è stato accusato, nella requisitoria del «golpe», di favoreggiamento nei confronti di Valerio Borghese. L'agguato dei killer di Pinochet all'esponente della de cilena, Bernardo Leighton, e sua moglie, Anita, ha messo in luce i legami chiari del fascismo nostrano con i regimi dittatoriali di tutto il mondo. Erano noti i rapporti amichevoli del msi con la giunta greca di Papadopulos. Sono lam- ab panti oggi con il regime franchista spagnolo e quello cileno. Roma rimane il vertice dell'eversione. In città, la strategia del terrore non ha mai colpito a fondo come nel | Nord (Milano, soprattutto) e i al Sud (Reggio Calabria, Ca \ tanzaro, Napoli). ' Contro lo squadrismo di I quartiere Roma ha reagito e ! reagisce presentando memo | riali. libri bianchi, denunce, i «Sono cinque, seicento i neo- fascisti conosciuti per le loro attività squadristiche e delinquenziali. Li conosciamo bene», dicono all'ufficio politica. Li conoscono bene anche i cittadini che alla Balduina, a i Monte Mano, ai Panoli, a ! Monte Sacro, al Nomentano, all'Italia li vedono in azione, ! NeS1] anni tra 11 '70 e 11 '74 ci sono stati 391 assalti, 196 pestaggi individuali, 73 attentati dinamitardi contro abitazioni e 409 persone ferite. Negli ultimi quattro anni su 140 picchiatori arrestati ne sono sta ' U condannati 34. I Al margini del panorama ! sulla, violenza politica a Ro1 ma' fa la sua comparsa il mo- ■ vimento dei Nap, T I nuclei armati proletari sono nati a Napoli: da quanto se ne capisce «lavorerebbero» in nuclei «interni» alle carceri e in raggruppamenti «esterni». Un mese prima delle elezioni politiche del 15 giugno rapirono il consigliere di Cassazione, Giuseppe Di Gennaro, lasciando l'auto del magistrato abbandonata davanti ai cancelli dello Stadio Olimpico. Pochi giorni dopo, dal carcere di Viterbo, il nucleo «interno», ribellatosi e armato, ne annunciò il rapimento politico. Tutto si concluse con la liberazione del Di Gennaro e col trasferimento dei tre nappisti carcerati in Piemonte. Da allora, a Roma, polizia e antiterrorismo hanno trovato 13 sedi dei Nap. Quasi tutti ì ricercati sono stati arrestati. Una di loro, Anna Maria Mantini, venne uccisa, a Roma, dalla polizia: stava rientrando a casa. I Nap sono un punto interrogativo. Moltissimi attentati falliti, molte le morti misteriose degli aderenti. L'ufficio politico della Questura di Roma li ritiene criminali comuni, tutti o quasi con un passato in carcere e con un'infarinatura politica rivoluzionaria. Chi li muove resta un mistero. Fabrizio Carbone Roma. L'assalto di estremisti di destra durante uno scontro davanti alla facoltà di Lettere dell'Università (Foto Team)