Le varie metamorfosi del virus influenzale di Angelo Viziano
Le varie metamorfosi del virus influenzale Congresso di medicina sociale Le varie metamorfosi del virus influenzale (Nostro servizio particolare) Salsomaggiore, 17 ottobre. Non c'è (per ora) l'influenza e non vanno etichettate come influenzette precorritrici certi malanni da perfrigerazione, più o meno febbrili, delle prime vie respiratorie, che questi primi freddi elargiscono e di cui possono essere responsabili taluni batteri oppure micoplasmi o altri virus all'infuori dell'influenzale. Tuttavia, l'occasione per riflettere sull'influenza è attuale, nel senso che occorre premunirsi tempestivamente contro i suoi eventuali ritorni, che sovente costringono a letto numerosissimi individui, disorganizzando oltretutto importanti servizi sociali. Si sa che alcune epidemie influenzali sono scoppiate anche in piena estate, ma sovente, forse sollecitate da svariati fattori ambientali, ambiscono il trapasso autunno-invernale. Sicché è proprio questo il momento adatto per ricorrere alla vaccinazione preventiva, affinché l'organismo acquisti in tempo l'auspicata immunizzazione, prima dell'eventuale aggressione influenzale. Di alto interesse, a questo riguardo, è stata l'odierna prima giornata — dedicata appunto al tema dell'influenza — del quindicesimo congresso nazionale di medicina sociale, in corso a Salsomaggiore Terme. L'argomento è stato svolto da un'equipe di ricercatori j provenienti dall'istituto di igiene dell'università di Genova, diretto dal professor F. L. Petrilli (G. Badolati, S. De Flora, P. Crovari, P. Cuneo Crpvari ) e con un intervento del professor Giannico, direttore generale all'igiene pub- ; blica al ministero della Sa- j nità. Tre sono i tipi fondamentali dei virus dell'influenza. Il tipo A è il più frequente e causa di grandi epidemie; il tipo B, più mite; offre casi frequenti ma per lo più sporadici; il tipo C presenta casi poco comuni, sporadici. Si tratta di virus curiosissimi al vederli su microfotografie elettroniche. Hanno una forma «a riccio di castagna» e posseggono «spine» che emergono dalla loro superficie: alcune servono al virus per «ancorarsi» alle cellule ospiti, quali quelle dell'epitelio di rivestimento delle vie respiratorie; altre «spine» hanno un aspetto di fungo e permettono al virus di fuoriuscire dalle cellule infettate alla fine del suo processo di moltiplicazione. Assai complessa è la struttura «antigenica» del virus, che condiziona la sua capaci- | tà di stimolare nell'organismo la formazione di «anticorpi» specifici, cioè di sostanze difensive contro successivi attacchi dello stesso virus nell'organismo precedentemente infettato. Ognuno dei tre tipi ha le sue prerogative anche in fatto di trasformismo. Il tipo A possiede in ciò il massimo primato. Questo cambiamento di foggia, per il quale il virus sfugge agli anticorpi precedentemente sollecitati, è sempre stato l'ostacolo fondamentale per avere vaccini sempre specifici al momento opportuno. Il virus A presenta variazioni periodiche dette «maggiori», per le quali ogni dieci anni compare un nuovo sottotipo A con la possibilità di diffondersi in maniera pandemica, dato che la popolazione di tutto il mondo risulta priva di anticorpi specifici contro il nuovo virus. Ma il trasformarsi dei virus influenzali è ulteriormente accentuato, perché a distanza di alcuni anni dalla loro comparsa i virus A tendono a «slittare» presentando piccole variazio| ni antigeniche « minori » che provocano recrudescenze epidemiche della malattia. Un esempio significativo, segnalato oggi al congresso: il virus A Hong Kong (virus Aichi 1/68), dopo essere rimasto immutato per circa tre anni, ha «slittato» nel 1972 (virus England 42/72), nel 1973 (virus Port Chalmers 1/73) e nel 1974 (virus Scotland 840/74). E' pertanto comprensibile perché sull'utilità della vaccinazione antinfluenzale vi siano state sino a qualche tempo fa alcune perplessità di fronte appunto alle poche e improvvise variazioni dei virus. Oggi la situazione è assai migliorata in seguito all'enorme importanza fondamentale assunta dall'epidemiologia. Di fatto, la costante sorveglianza dell'andamento epidemiologico dell'influenza in tutto il mondo consente di segnalare la comparsa di nuovi ceppi e predisporre tempestivamente i nuovi vaccini. Ad esempio, il vaccino iniettabile che sarà usato in Italia quest'anno contiene, oltre ai due ceppi presenti nel vaccino del 1974 (A/Port Chalmers e B/Hong Kong 72) un nuovo ceppo (A/Scotland/74) che, anche se ancora non si è fatto vivo nel nostro paese, potrebbe comparirvi all'improvviso. Angelo Viziano
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