Fanfani a nozze di Vittorio Gorresio

Fanfani a nozze Fanfani a nozze Fa ridere parlare di rivoluzione a chi nemmeno è disposto a un compromesso del tipo suggerito da Berlinguer. Fa ridere pensare a un cambiamento di qualcosa quando il partito ritenuto responsabile di questo nostro so fotti a sf(y non ha finora escogitato altro programma di rinnovamento all'infuori di quello che si chiama «rifondare la de». Io mi rivoltavo nel letto, nonostante la pena che un simile esercizio mi costava, quando leggevo del progetto assurdo. Rifondare significa fondare di nuovo, fondare un'altra volta, cioè ricominciare tutto da capo con una de numero 2 come se nulla fosse avvenuto e non fosse bastata la de numero 1. Al paragone, quel personaggio del Gattopardo che suggeriva di cambiare tutto perché tutto restasse come prima, era un autentico rivoluzionario. Invece, questi nostri democristiani: tanta fatica, tanto affanno e tanto chiasso per eleggere a segretario del partito una persona definita onesta, e poi di nuovo avanti con l'obbiettivo di rifondare. Se io fossi stato Fanfani, a questo punto avrei sporto querela contro tutti quelli che esaltavano la rettitudine e il disinteresse del nuovo segretario Zaccagnini, quasi per far intendere che in Palazzo Sturzo prima di lui tirava un'aria diversa. Ma Fanfani, si sa, appena persa la gran battaglia, e mentre tutti i capicorrentc si azzannavano gli uni con gli altri e le correnti si disintegravano, e Bisaglia ad esempio sparava palle infocate contro Rumor (onde la pronta reazione di costui, come lessi in un titolo di giornale su cinque colonne: « A Vicenza Rumor abbandonato dai " generali " schiera i " sergenti " al governo della città ») Fanfani, dico, che faceva? Andava a nozze, comportandosi come un imperatore absburgico del Quattrocento, quel Massimiliano I che il va¬ loroso e dotto Mattia Corvino re d'Ungheria derideva dicendolo in latino più praticante di matrimoni che di guerre: «Bella gerant fortes, tu felix Austria nube / nani quae Mars aliis dat tibi regna Vcnus ». In quei giorni leggevo su L'F.spresso che Fanfani, secondo informazioni raccolte da Camilla Cedcrna nella Milano bene, si lasciava chiamare Amino dalla nuova moglie Maria Pia, ciò che dava a pensare ad un Fanfani inedito, sconosciuto agli avversari e forse imprevedibile per gli stessi amici. Non per questo comunque lo si poteva escludere dal novero dei forti cui alludeva Mattia Corvino: «Purtroppo abbiamo perso il potere — confidava alle amiche di Milano Maria Pia —: però Amino ha un bisogno fisico del potere e lo riavrà, potete esserne certe ». E Camilla Cedcrna postillava su L'Espresso: « Chi la conosce bene afferma che oltre a una moglie impeccabile, la signora Maria Pia sarà per Amino anche un forte appoggio politico e un buon puntello per la sua resurrezione. Così Fanfani mi appariva in ospedale il poetico personaggio preconizzato fino dai secoli dell'Umanesimo, favolosamente destinato a ritornare sulla nostra scena, basta avere pazienza nell'aspcttarc. Pensavo inoltre che se davvero si tratta di rifondare la de, chi meglio di Fanfani se ne può assumere il compito? «Tantac molis erat romanam condere gcntem » avevo imparato su Virgilio nei miei anni di scuola, ed ora nei miei sogni di convalescente, nelle mie fantasie malate postoperatorie io vaneggiando su Fanfani immaginavo che un giorno o l'altro lo avrei visto accinto ad un'impresa di uguale mole, quale appunto sarebbe rifondare fra noi gente democristiana. Vittorio Gorresio (6 - continua)

Luoghi citati: Amino, Austria, Ungheria, Vicenza