La droga tra i giovani una strage silenziosa di Luciano Curino

La droga tra i giovani una strage silenziosa Situazione drammatica anche in Lombardia La droga tra i giovani una strage silenziosa Ogni tanto qualche ragazzo muore su un marciapiede o in una soffitta, ucciso da eroina (Dal nostro inviato speciale', Milano, ottobre. «Finisce in questi giorni in Turchia la raccolta dell'oppio » mi dice il dottor Por'accio, che dirige la sezione narcotici della Questura di Milano. Pare molto preoccupato. L'oppio è la sostanza base per la morfina e per l'eroina. Esisteva un accordo tra il governo turco e gli Stati Uniti per cui, dietro indennizzo, tutte le colture di papavero che dà oppio erano state vietate e distrutte. Fornitore d'eroina era rimasto il «triangolo d'oro» dell'Estremo Oriente: Laos, Birmania e Thailandia. Ce n'era spaventosamente troppa, ma presto ce ne sarà assai di più, perché l'anno scorso l'accordo con l'America è caduto e in Turchia si è ricominciato a coltivare papavero. Adesso, la raccolta che preoccupa la sezione narcotici. Decine di tonnellate di materia prima. Con l'aumentare della produzione, e con il progressivo saturarsi del mercato americano, i trafficanti d'eroina hanno messo gli occhi sull'Europa. L'affare è colossale. Nel passaggio dal produttore al consumatore, il margine di profitto arriva al 30 mila per cento. Non c'è niente che renda tanto, e le previsioni sono paurose. L'eroina è già sulla porta di casa, potrebbe arrivare presto l'ondata di piena. Afferma il funzionario della squadra narcotici: «L'operazione dei trafficanti è diabolica e organizzata secondo le migliori regole del marketing». Prima fase dell'operazione: togliere dal mercato le droghe leggere, marijuana e hashish, e introdurvi quelle forti. «Le risulta che le cose stiano veramente così, dottor Portacelo?». E' uno dei «poliziotti antidroga» con maggiore esperienza e che ha ottenuto ottimi risultati (in un solo mese, novembre 1974, sgominò tre bande internazionali che trafficavano in droghe morbide). Risponde: «Qui a Milano, le droghe leggere sono quasi scomparse da sette, otto mesi. Prima le sequestravamo a chili, adesso quelle che scopriamo sono briciole. Constatiamo un continuo aumento di eroina e sempre più spesso ci occupiamo di drogati duri». «Qual è l'età degli eroinomani? Quale il loro ambiente? Tra di loro ci sono anche ragazze?». «Età: tutti giovani, dai sedici ai venti, ventidue anni. Direi che le ragazze sono un terzo. Appartengono a ogni ambiente. A noi risulta che ottanta tossicomani su cento sono dei disadattati, senza lavoro e che vivono fuori casa; dieci per cento sono operai e impiegati, di più i primi; gli altri dieci su cento sono studenti medi e universitari». Elenca i motivi che sono all'origine della tossicomania: difficoltà e incomunicabilità nella famiglia; l'emulazione: soprattutto nella scuola il ragazzo non ha il coraggio di rifiutare oppure vuole imitare il compagno con più forte personalità; insicurezza e paura. Dice il professor Madeddu, primario neuropsichiatrico all'Antonini: «L'eroina è il rifugio degli emarginati, degli sradicati, di chi ha problemi economici e fragili rapporti familiari. Può essere anche una scelta. Ragazzi che al momento di entrare nella società si ritraggono impauriti e informano: la vostra società non ci interessa». Fino a poco tempo fa, Brera era la sola zona del traffico della droga. Adesso, dice il commissario Portacelo: «Sono zone di mercato anche Baggio, Quarto Oggiaro, Corsico, viale Ungheria, piazza Gabriele Rosa, un po' anche San Babila». Secondo padre Brunetta, sociologo ed esper to del problema: «La densità massima del fenomeno è chiusa topograficamente tra Busto Arsizio e Legnano. Vale a dire, la periferia degli emi grati, del proletariato operaio e impiegatizio». «Dottor Portaccio, c'è chi parla di strage silenziosa. Quanti sono i casi mortali di eroina?». «Difficile dare cifre precise. Ogni tanto troviamo qualcuno su un marciapiede o in una soffitta morto con le braccia sforacchiate dalle punture. Una dose troppo forte, oppure l'eroina era stata tagliata malamente con della stricnina». Ma le vittime non sono soltanto queste: spesso la morte viene attribuita sbrigativamente all'epatite virale, al collasso cardiaco, al suicidio. C'è da aggiungere che il boom delle droghe forti è incominciato pochi mesi fa e che gli eroinomani di oggi non hanno molto futuro, «chi inizia a bucarsi a sedici anni, difficilmente raggiunge i ventidue» dice Portaccio. «Quanto spende un eroinomane e come si procura il denaro?». «Un grammo di eroina costa a Milano sulle cento, centoventi mila lire; a volte di più. Con un grammo si fanno dieci, dodici dosi, sufficienti per una giornata. Ma c'è chi arriva a tre grammi quotidia- ni. Come procurarsi tanto de- nato per la droga di cui non si può fare a meno? Chi non ruba o non rapina o non si prostituisce, diventa a sua volta un piccolo spacciatore, sempre ricattabile, dìsponibi- le a qìialsiasi impresa». Così il fenomeno si diffonde con la rapidità e la dimensione di quelle «catene di Sant'Anto- nio», ridicole ma almeno in-! nocue. «Come arriva l'eroina a Mi- lano?». «Non ci risulta che ci sia la grossa organizzazione. La dro¬ ga arriva per piccoli trafficigiovani e ragazze ne importano clandestinamente due etti o mezzo chilo da Amsterdam. E' il "brown sugar", l'eroina olandese non purissima, che là costa sulle venti, trentamila lire al grammo. Non è difficile passare la frontiera con un paio di etti di roba, nasco- sta talvolta sotto un cuscino del treno o in maniera ancora più ingegnosa che non è il caso di rivelare. Comunque, in settembre, abbiamo arreslato una quindicina di piccoli spacciatori. L'operazione più I imporlanle ù dello scorso maggio: la scoperta e il fermo di due soci che vendevano in media quaranta, cinquanta milioni di eroina al mese. Sono stati necessari sette mesi di indagini per identificarli: sapevamo soltanto che uno di loro nell'ambiente era soprannominato Custer». Non è mai facile arrivare allo spacciatore di droga. Primo, perché le sue vittime non lo tradiscono, essendo minacciate: «Se parli, non avrai più la roba». E senza la «roba» il drogato si sente impazzire, può uccidere o uccidersi. Secondo, perché il trafficante è soprattutto preoccupato di non farsi trovare con la roba addosso. L'ha nascosta in qualche posto in campagna. Quelli che la vendono attorno alle scuole, non la tengono in tasca: l'hanno infilata in una siepe o dietro un portone o in qualche altro posto che rivelano al «cliente» soltanto dopo avere avuto il denaro. Il dottor Portaccio afferma che, almeno finora, il mercato gli sembra alimentato da piccoli traffici invece che dominato da una grossa organizzazione, per esempio dalla mafia. Naturalmente, non può svelare i segreti e le conclusioni o i sospetti del suo ufficio. Speriamo che le cose stiano veramente così: che i grandi trafficanti siano fuori dalla piazza. Ma fino a quando resteranno fuori? L'affare, si è detto, è colossale ed è difficile credere che il «racket» resterà a guardare. Se i «signori della droga» interverranno e l'ondata di piena si abbatterà su Milano, chi gli farà fronte; La Questura ha a disposizione quindici, venti uomini per la lotta agli stupefacenti. I carabinieri ne hanno un'altra decina. E' impensabile che meno di trenta uomini, seppur ben preparati e volonterosi, possano intercettare la droga e stroncare il traffico in una città con oltre due milioni di abitanti. E questo non è soltanto un problema milanese, ma di ogni città grande o piccola. Luciano Curino i i ; ■ ; . intemazionali | 'fc. Milano. Un giovane in un centro di cura per intossicati

Persone citate: Antonini, Baggio, Brera, Brunetta, Corsico, Custer, Madeddu, Portaccio