I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono Ma si difende così il posto di lavoro? II poslo di lavoro viene difeso bloccando l'uscita dei prodotti della propria azienda, compresi i pezzi di ricambio? Sarebbe interessante un franco dibattito sull'argomento, perche il sottoscritto, avendo bisogno di un pezzo di ricambio da una azienda cittadina che produce macchine per stampa, si è sentilo dire, nei giorni scorsi, che i sindacati bloccavano l'uscita di qualunque merce; e avendo allora chiesto di parlare col capo del consiglio di fabbrica, costui gli ha detto che lo facevano per difendere il loro posto di lavoro. Gli ho ribattuto che a me, che milito in un partito di sinistra, questo atteggiamento sindacale sembrava controproducente, perché riduce la competitività dell'azienda, e quindi l'occupazione, in quanto sospinge i potenziali clienti a rivolgersi verso fornitori stranieri. Secondo me tale tipo di lotta va bene quando c'è piena occupazione, per ottenere miglioramenti salariali o normativi, ma non in periodo di grave recessione. Lorenzo Maschii, Moncalieri Lo stipendio di un preside Il partito repubblicano ha posto — finalmente! — il dito sulla piaga che ha incancrenito la vita civile ed avvelenato i rapporti sociali nel nostro Paese. Nel 1969, come impiegato dello Stato al parametro 443 attuale, percepivo, al netto delle imposte e tutto compreso, uno stipendio pari a circa 2000 franchi svizzeri mensili: stipendio già allora considerato indegno e vergognoso, date le funzioni. Oggi, dopo una promozione che mi ha portato al parametro 535, aggiunti cinque scatti biennali, l'assegno perequativo e l'adeguamento dell'indennnità di contingenza, porto a casa, il ventisette di ogni mese, uno stipendio pari a 1500 franchi svizzeri, cioè 500 meno di allora ed 800 di meno, se si tiene conto della promozione. Il mio salario reale ha subito una decurtazione di circa 230.000 lire mensili: e di altrettanto si e ridotto il tenore di vita della mia famiglia, che mantengo da solo. Ecco su chi si è rovesciato il peso della crisi economica. Da notare che dal 1969 ad oggi, il mio lavoro è enormemente aumentato: mi compete, per questo, il « lavoro straordinario » pari a circa 250 franchi svizzeri mensili (con cui non raggiungo nemmeno lo stipendio del 1969 anteriore alla promozione), che, fra l'altro, decorre da circa un anno fa e non mi è ancora stato pagato. M. G.. prcsUle ili liceo, Bologna Quando troppi sono "malati" Tempo addietro lessi, su La Slampa che bisognerebbe produrre di più per vendere a meno e battere la concorrenza degli altri Slati. Ebbene, questo non sarà possibile finché una parte di operai, « dico solo una parte ». è disonesta. Mi spiego meglio. Sono operaio in un'azienda di arredamenti metallici e fino a questo momento grazie al nostro amministratore non sappiamo cosa significhi la parola cassa integrazione. Ma fino a quando? Tutti i giorni mancano 30-35 operai su circa 200. Sono sempre gli stessi, si fanno da 1 a 3 giorni alla settimana, qualsiasi cosa va bene per stare a casa, si presentano con il regolare biglietto del dottore e loro sono a posto. Ma questo non incide anche sui costi? non sfruttano anche noi operai? E' giusto stare a casa ammalati quando è necessario, ma non fare come si fa adesso. Nel prossimo contratto dei metalmeccanici non si potrebbero fare delle modifiche a questo abuso sempre crescente? Giuseppe Corino, Torino Quei pochi soldi dopo anni di fatica Da diversi anni sono un assiduo lettore quasi sempre d'accordo con quanto avete pubblicato nel passato. Sono però rimasto veramente sconcertato e meravigliato per l'articolo chiaramente antisociale dell'egregio signor Carlo De Benedetti e che voi avete accettato di pubblicare. Bisognerebbe dire al caro signore di pensarci bene prima di tirare fuori i soldi per le paghe da alni lavoratori, molti dei quali come me, dopo 55 anni di lavoro onesto senza intrallazzi di alcun genere, non aspettano altro che quei pochi milioncini per comprarsi una casetta in campagna o anche per pagare qualche debituccio. Quei pochi milioncini sono soldi costituenti quota di salario accantonato come stabilito in sentenze della magistratura; sono perciò soldi già nostri. Perché, dato che il momento è critico, non si comincia ad accertare i redditi dei liberi professionisti per l'anno 1974; perché non si comincia a lassare le bandiere ombra; perché, dato che quello che si propone sulla nostra pelle sarebbe un furto, non si comincia a bloccare i c'e personali oltre una certa cifra? Pietro Libera. Genova Zona B: motivi di un dissenso Non sarà dunque possibile, salvo che ai fascisti nei loro giornali (c magari anche in giornali altrui!), esprimere dissenso per la cosiddetta soluzione del problema della Zona B? « Soluzione finale », al modo dei nazisti, sarebbe il caso di dire, sennonché nell'occasione non solo il governo e ora il Parlamento hanno dovuto o credulo di accettarla, ma la stampa nazionale ha fatto tutto il possibile per dare una versione edulcorata dell'evento e per negare ai propri lettori, ai cittadini, la manifestazione dei loro sentimenti e pareri. Ne risulta così, a dir poco, incompleto e distorto il quadro dell'opinione pubblica rispetto a quel problema e alla soluzione che si sta attuando nel nome di un preteso realismo che giova solo alla controparle. Affermare che l'Italia si debba far carico, per presunti suoi interessi o addirittura gratuitamente, della sicurezza internazionale e interna del suo vicino orientale (come si leggeva nella Slampa del 2 ottobre) è tesi molto discutibile, anche se ha ispirato e sembra ispirare lama parte della nostra cosiddetta realistica politica o non politica nazionale. In realtà noi abbiamo l'atto sempre le spese delle posizioni di Tito, fossero filosovietiche o aniisovietiehe. Dire che lo scotio pagato dall'Italia e minimo rispetto allo scollo pagalo dalla Germania (così ancora nella Slampa del 2 ottobre) è vero solo in parie perché non sono equivalenti le responsabilità dell'Ilulia e della Germania e perché nel caso della Polonia, ma nient'all'alto della Iugoslavia, c'era da risarcire le perdile enormi di territori, che Varsavia dovette consentire a beneficio dell'Unione Sovietica. Inoltre ci fu dopo l'S settembre 1945 un valido e da tutti riconosciuto contributo italiano alla guerra di Liberazione, che non ebbe paragone in Germania: circa 400 mila fra patrioti e partigiaj ni combattenti, oltre agli efl'ettiI vi delle Forze armate regolari e j centomila fra morti e dispersi, mii l'ilari e civili in Italia e fuori del territorio nazionale. Quella volontà di riscatto,quella realtà di sacrifìcio contano ben più del freddo realismo, per non dire dell'indifferenza, cui ci esortano i giornali italiani discorrendo del problema « ormai maturo, ormai risolto » della Zona B. Cerio nella primavera del 1945. pur nella consapevolezza delle immani prove ancora da superare, nessuno di noi avrebbe nemmeno immaginalo queste conseguenze tanto più dolorose per la perseguila snazionalizzazione delle nostre terre perdute. La seconda guerra mondiale aveva perfezionalo la distruzione fisica di milioni di inermi innocenti, considerati nemici, dai campi di sterminio alla bomba atomica; la puree perfezionò la cacciata di popolazioni inermi, che non erano più nemmeno nemiche. Eugenio Oiiolenghi, Venezia Cinema osceno e pubblicità Ho leuo sulla Slampa di martedì l'articolo di Gianni Caletti intitolato « Il cinema osceno che ci fa violenza ». E' tutto giusto, ed è ora di finirla con la pornografia e con il considerare la donna un oggetto! Ma perché nella pagina accanto al detto articolo si reclamizzavano lì Ini che l'arte non sanno neppure dove sui di casa? Lauru Négro, Torino

Persone citate: Carlo De Benedetti, Giuseppe Corino, Lorenzo Maschii