Il giovane militare morto di diabete a Casale di Francesco Fornari

Il giovane militare morto di diabete a Casale Il giovane militare morto di diabete a Casale La recluta era molto malata i medici non se ne accorsero Per due volte era stata sottoposta a visita medica, ma i sanitari non avevano diagnosticato nulla - Le visite di leva vengono fatte come cent'anni fa quando ancora non esistevano mezzi diagnostici efficienti e attrezzatissimi laboratori di analisi (Dal nostro inviato speciale) Casale, 16 ottobre. Regolata dai segnali della tromba, la vita delle 900 reclute (ma adesso sono 899, sulla branda di Creilo Ramadori, morto martedì mattina al centro di rianimazione delle Molinette di Torino, è rimasto soltanto il materasso arrotolato) ha ripreso il ritmo di tutti i giorni. Sveglia, adunata, esercitazioni, rancio, istruzioni, libera uscita, ritirata, silenzio. Silenzio: questa è la rigida consegna che circonda il tragico episodio che ha avuto come protagonista e vittima un ragazzo di vent'anni che era stato arruolato meno di un mese fa ed inviato al Bar di Casale. Uno dei novecento che formano la sesta compagnia arrivati da ogni parte d'Italia. Ramadori era venuto da Tivoli, vicino a Roma: come tutti nascondeva il proprio naturale timore dietro una maschera di spavalderia sempre sul punto d'incrinarsi di fronte alle sfuriate del sergente o del caporale maggiore incaricati di «istruire» le reclute. Il giovane Ramadori sopportava più faticosamente degli altri la vita di caserma. C'era un motivo: era malato, in forma grave, anche se non lo sapeva. L'autopsia eseguita all'istituto di medicina legale di Torino dal professor Pierluigi Baima Bollone ha confermato « al 99".'u » quanto diagnosticato dai medici in punto di morte. La recluta era affetta da una grave forma di diabete: un male oscuro che il ragazzo si portava appresso da tempo e che soltanto un'accurata visita medica con l'aiuto di esami di laboratorio avrebbe potuto accertare. Ma, a quanto sembra, Ramadori dal medico non c'era mai andato: con troppa leggerezza, giustificata in parte dall'esuberanza dei ventanni che fanno ritenere qualunque malanno od indisposizione «cose da nulla», non aveva dato soverchia importanza a quel senso di torpore, a quella sonnolenza a cui andava soggetto da qualche mese. Soltanto con l'arrivo al Bar di Casale, col repentino cambiamento di vita, questi disturbi, che si erano accentuati, avevano incominciato a preoccuparlo, aveva «marcato visita» ma poi di fronte all'ufficiale medico non aveva saputo spiegarsi bene («ho mal di denti, mi duole la gamba, mi sento stanco») e, se si dà retta a quanto hanno detto i suo: commilitoni, era stato rinviato al reparto senza troppi complimenti: «I lavativi, gli scansafatiche qui non li tolleriamo». Ramadori è morto, dunque, perché era malato e nessuno se n'è accorto in tempo. Sulle carenze dell'assistenza sanitaria all'interno della caserma, lamentate dalle reclute nei giorni scorsi, sull'eventuale negligenza dei sanitari militari, sull'indifferenza mostrata dalle autorità militari verso questo ragazzo che affermava di star male ma non veniva creduto, non è il caso di dilungarci. Nulla prova che queste accuse siano vere: alle dichiarazioni delle reclute (scritte su un volantino, sequestrato dai carabinieri, che tradisce una chiara matrice di natura politica) si contrappongono quelle rilasciate, sia pure in forma ufficiosa, dalle autorità militari che sostengono, e proverebbero, il contrario. Il nocciolo della questione è un altro: la recluta Crelio Ramadori è stato ritenuto idoneo al servizio militare mentre era affetto da un male (il diabete) per il quale avrebbe dovuto essere immediatamente riformato. Questo macroscopico errore è stato possibile perché il giorno in cui è arrivato al Bar, il giovane è stato sottoposto ad una generica visita medica «di selezione attitudinale» durante la quale il sanitario si è limitato a controllare il peso, l'altezza e qualche altra caratteristica fisica. Nel nostro esercito, e non si capisce il perché, non vengono fatti altri controlli: chiunque venga assunto da una società privata o in attività civili, viene sottoposto ad esami clinici completi, ma per le reclute, invece, si è ri¬ masti fermi a regolamenti | vecchi di cento anni. Gli esami clinici non vengono fatti ai giovani neppure quando si presentano (in media un anno prima della data d'arruolamento) davanti alla commissione medica del distretto che deve decidere sulla loro idoneità al servizio di leva. Insomma, se uno è malato deve saperlo da solo: i medici militari si limitano soltanto a controllare che il «soggetto» risponda ai requisiti essenziali richiesti per l'arruolamento. Chi non è storpio, sdentato, o mutilato, è dichiarato abile seduta stante: nessuno si preoccupa di controllare (e sarebbero sufficienti l'esame del sangue e quello dell'urina) se per caso è affetto da qualche male che, seppur non visibile, può pregiudicare la sua stessa vita. Non sappiamo se allora Crelio Ramadori era già malato di diabete oppure no: se lo era, nessuno se n'è accorto, cosi come nessuno l'ha scoperto quando è arrivato al battaglione di Casale. Al di fuori di tutte le polemiche sull'efficienza del servizio sanitario nella caserma «Pietro Mazza» resta il fatto, tragico e drammatico, che questo giovane è morto perché, nonostante fosse stato sottoposto a due visite mediche (al distretto prima, al Bar poi) nessuno si v accorto che era malato. E' vero, lo ignorava anche lui: se si fosse presentato con un certificato medico attestante il suo male, l'avrebbero inviato in ospedale e, con ogni probabilità, sarebbe stato riformato. Perché, pur avendone i mezzi, le autorità militari non rivedono il sistema tuttora in uso e continuano a fare le visite di leva come si facevano cent'anni fa, quando questi metodi potevano, forse, essere giustificati ancora dalla carenza dei laboratori di analisti? In un secolo la medicina ha fatto molti passi avanti, ma il regolamento militare non si è mosso di un metro. Francesco Fornari

Persone citate: Pierluigi Baima Bollone, Pietro Mazza

Luoghi citati: Bar Di Casale, Casale, Italia, Roma, Tivoli, Torino