La strategia delle multinazionali

La strategia delle multinazionali Un seminario all'Istituto Antonio Gramsci di Torino La strategia delle multinazionali Fra i motivi che spingono le imprese ad assumere dimensioni sovrannazionali c'è il controllo " diretto " del mercato, manodopera a basso prezzo, accesso diretto a fonti di energia E' il momento dei «proces- \ chiave da parte delle multinazionali è considerato in molti ambienti come una seria minaccia all'indipendenza politica e alla stessa sovranità». Su questo argomento si è iniziato ieri all'Istituto Anto nio Gramsci di Torino un se miliario, inteso a illustrare le nascita e lo sviluppo (fortissi- si» e le società multinazionali i sono di tanto in tanto chia-j mate alla sbarra. Si tratta, so- j prattutto, di «processi idealo- ; gici» che contestano a queste : società, di enormi proporzio- ] ni. che operano in diversi Pae- | si, il loro stesso molo. In una j sede autorevole come l'Onu è stato redatto, nel 1973. un rapporto nel quale si legge | che «il controllo dei settori | j Ij \ mo nell'ultimo dopoguerrai i delle multinazionali, per pas j sare poi all'esame degli aspet j ti giuridici. La pi-ima parte ; del seminario si è incentrata : sulla relazione del professor ] Claudio Grua, della facoltà di | Scienze politiche di Torino, j intitolata «Impresa multino- zionale, ricerca e sviluppo». Grua dopo aver elencato i | motivì che storicamente han- | nQ spint0 le imprese ad assu. mere dimensioni multinazionali, e cioè controllo diretto del mercato, accesso diretto alle fonti di energìa, costi meno elevati di manodopera ecj celerà, ha insistito sugli aspetti della produzione legati alla ricerca tecnologica, vaI lidi soprattutto nei settori j chimico, elettronico, aeronau! tico, farmaceutico e cosi via. I E a questo punto ha ricordaì to la teoria del «ciclo del proS dotto», elaborata da Hirsch. i «Il prodotto della innovazione tecnologica» ha spiegato I Grua. «passa attraverso varie | fasi, ad ognuna delle quali j corrisponde un diverso tipo ! di profitto e di atteggiamento I degli operatori economici». Nella prima fase, quando pochi ancora sanno quali siano le caratteristiche di tale prodotto, l'impresa ha tutto l'interesse di operare «in patria». Quando però ì processi tecnologici sono ormai noti, la società esporta la produzione in Paesi dove costa meno la manodopera, tantopiù che ha ormai ammortizzato i capitali investiti nella ricerca e negli impianti. Nella terza fase, che Grua chiama della «maturità», «il vantaggio comparato della produzione è completamente passato Paesi a salari più bassi ». La multinazionale è diventata tale anche per altri fattori, tra cui il vantaggio di poter usufruire di esenzioni fiscali, di crediti agevolati e di tutti quegli incentivi che i Paesi in via di sviluppo, o soltanto meno industrialmente avanzati, mettono a disposi- ai •zione per attrarre investimen \ della potenza guida e, nel ca js0 dell'Occidente, l'esistenza I di una moneta « a nagamento ' ti dall'estero. Per il relatore ci sono poi importanti ragioni politiche alla base di questa «divisione del lavoro»; la divisione del mondo in «blocchi», la supremazia all'interno del blocco obbligatorio», cioè il dollaro. Per quanto riguarda poi gli investimenti, la ricerca e lo sviluppo, Grua afferma che \ nel caso del rapporto Europa Usa, «i profitti non vengono ! reinvestiti nel Paese in cui sono ottenuti, ma esportati nel Paese della casa madre». Gli investimenti americani in Europa sono passati, in 18 anni, da circa 2,5 milioni di dollari a 19 milioni di dollari. Ouesto flusso di denaro, spie ga G^ua, coincide «con un fortissimo aumento del flusso di investimenti di portafoglio (ossia titoli, obbligazioni, eccetera) dall'Europa agli Usa: da 3 a oltre 18 milioni di dol- \ lari nello stesso periodo». Bisogna tuttavia aggiungere che parte di questo flusso è rappresentato da capitali che im-1 prese europee investono negli j Stati Uniti. Per Claudio Grua il «peso preponderante» esercitato j dalle multinazionali negli Sta-1 ti dove operano è confermato dall'analisi delle spese per la ! ricerca e lo sviluppo. La Fran-1 eia. Paese dove la ricerca, specie nel settore aeronautico e nucleare, è meglio finanziata, ha stanziato per il quinquen- ! ni° 1971-75 una cifra pari a 3 mìla miliardi di lire, cioè 600 miliardi di lire all'anno. Le I due maggiori compagnie petrolifere, la Exxon e la Shell, hanno speso ciascuna, nel i 1970, oltre 70 miliardi di lire per la ricerca e lo sviluppo. «Se si tiene conto — ha spiegato il relatore — che queste compagnie non sono quelle che investono le quote più elevate, la sproporzione appare evidentissima». Pier Mario Fasanotti

Persone citate: Claudio Grua, Gramsci, Grua, Hirsch, Pier Mario Fasanotti

Luoghi citati: Europa, Stati Uniti, Torino