I fondi di anzianità destinati ai consumi
I fondi di anzianità destinati ai consumi DIBATTITO I fondi di anzianità destinati ai consumi Sul dibattito aperto da La Stampa sui fondi d'anzianità interviene il prof. Onorato Castellino, professore straordinario di economia politica presso la facoltà di Economia e Commercio di Torino. Nella stessa data (9 ottobre). King. Carlo De Benedetti in questo giornale e il prof. Tancredi Bianchi in «24 Ore» hanno proposto all'attenzione dei lettori l'importante problema dei fondi di indennità o di quiescenza, accantonati dalle imprese in vista della cosiddetta «liquidazione» che spetta oggi al lavoratore quando cessa, per qualsiasi ragione, il suo rapporto di lavoro. Ambedue gli articoli propongono di disciplinare il futuro diversamente dal passato. 1 fondi accantonati in passato continuerebbero a essere utilizzati ne! modo consueto, ossia per erogare la «liquidazione» ai dipendenti man mano che cesserà il loro rapporto di lavoro; ma ciò soltanto entro i limiti corrispondenti alle anzianità maturate, poniamo, entro il 31 dicembre 1975. Per il futuro, la proposta è di escludere ogni ulteriore accantonamento di indennità, maggiorando in compenso le normali retribuzioni. Questa proposta deve essere esaminata dai tre punii di vista del lavoratore, dell'impresa, e dell'economia nel suo complesso. Per il lavoratore, e soprattutto per chi presta la pro¬ pria opera presso grandi complessi, con la garanzia quasi certa del posto di lavoro si eliminerebbe un grave inconveniente dell'attuale sistema, cioè il rinvio di una parte della retribuzione a quando sono ormai superati i momenti di più intenso fabbisogno (matrimonio, impianto della casa, mantenimento ed educazione dei figli). Dal punto di vista delle imprese, l'accantonamento annuo dei fondi di indennità, al netto delle somme erogate ai dipendenti che cessano dal rapporto, rappresenta, è ben vero, una fonte automatica di finanziamento. Ma poiché tutta la liquidazione si commisura alla retribuzione e alla normativa vigenti alla cessazione del rapporto di lavoro, le indennità precedentemente accantonate devono venire annualmente rivalutate in conformità con gli aumenti salariali, i passaggi di categoria e le nuove pattuizioni normative; il debito per i fondi di indennità è perciò gravato da un onere implicito che negli anni più recenti si è aggirato intorno al 25 per cento annuo. In pratica, dunque, le imprese debbono oggi non soltanto accantonare l'indennità maturata nell'anno, ma altresì accreditare sulle indennità complessivamente maturate alla fine dell'anno precedente un interesse dell'ordine di grandezza del 25 per cento. Nel nuovo sistema, le imprese dovrebbero mettersi alla ricerea di maggiori finan¬ ziamenti per sostituire il mancato accantonamento delle future indennità, ma normalmente li troverebbero a un costo nettamente inferiore a quello implicito nei fondi di quiescienza. Quanto all'economia nel suo complesso, l'ing. De Benedetti e il prof. Bianchi sembrano accettare l'ipotesi che i lavoratoli continuino a risparmiare volontariamente quella quota della loro retribuzione che oggi, almeno sino al termine del rapporto di lavoro, risparmiano automaticamente. Questa ipotesi non è però l'unica possibile; è anzi pressoché certo che una parte almeno delle maggiori somme immediatamente disponibili nella busta paga sarebbe destinata a consumi e non a risparmi. Nell'attuale diffusa inutilizzazionc della capacità produttiva, i maggiori consumi, nella misura in cui si indirizzino alla produzione nazionale, sono auspicabili, e quindi questo effetto della proposta riforma sarebbe positivo. Soltanto nella misura in cui i maggiori consumi alimentassero direttamente o indirettamente un aumento delle importazioni si aggraverebbero i noti problemi della nostra bilancia dei pagamenti. Si tratta dunque di un problema di dosaggi nel tempo e nella quantità, che è ormai maturo per essere affrontato dagli imprenditori e dalle organizzazioni sindacali. Onorato Castellino
Persone citate: Carlo De Benedetti, De Benedetti, Onorato Castellino, Tancredi Bianchi
Luoghi citati: Torino
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