La cella di De Gennaro era nel cuore di Roma

La cella di De Gennaro era nel cuore di Roma Fra via del Corso e il Babuino La cella di De Gennaro era nel cuore di Roma "E' la mia prigione, la riconosco" ha detto il giudice {Dalla redazione romana) \ Roma, 11 ottobre. «E' la mìa prigione, la riconosco», ha detto il consigliere Giuseppe Di Gennaro (il magistrato rapito dai Nap, Nuclei armati proletari, il 6 maggio scorso e rilasciato cinque giorni dopo) appena entrato nei locali del «covo» di via Gesù Maria a Roma. La sede dei Nap, la tredicesima, scoperta durante l'inchiesta sui nuclei, è al numero 14 della strada del centro storico romano che collega via del Corso con via del Babuino, a due passi dalla famosa piazza di Spagna. Il sopralluogo sulla «prigione del popolo» ha avuto luogo questa mattina. Giuseppe Di Gennaro, accompagnato dal capo dell'ufficio politico della questura di Roma, Umberto Improta, dai magistrati napoletani che conducono l'indagine sui Nap, il giudice istruttore Felice Di Persia e il pubblico ministero Lucio Di Pietro, e da alcuni funzionari del nucleo regionale dell'antiterrorismo, non ha avuto esitazioni. Il magistrato si è reso conto di essere tornato nei locali che furono le sue prigioni per alcuni giorni, quando è entrato nell'ultima stanza dell'appartamento. Ha riconosciuto l'ingresso ad arco, la porta in legno, due prese di corrente e una luce al neon. La casa è al piano terra e alla «cella» dove visse Di Gennaro si accede attraverso un cunicolo. L'appartamento in via Gesù Maria, perquisito dagli uomini dell'ufficio politico e dai funzionari dell'Antiterrorismo nei giorni scorsi, era stato affittato da un giovane con un documento falso intestato a Michele Sisca, attraverso un'agenzia immobiliare. Il giovane lo aveva «scelto» nel febbraio scorso e aveva pagato sette mesi di affitto anticipato. Disse di volerlo utilizzare come deposito di mobili. Alcuni vicini della casa di via Gesù Maria (il proprietario di una galleria d'arte e un bidel¬ lo di una vicina scuola materna, hanno riferito di aver spesso notato un andirivieni di giovani che scaricavano mobili, accatastandoli nei locali. Probabilmente (questo è quanto pensano gli investigatori) il giudice Di Gennaro fu trasportato nell'appartamento il 6 maggio scorso, quando fu rapito, rinchiuso in un baule che non destò sospetti in quanto il carico e lo scarico di mobili e contenitori era ritenuto normale. Dopo aver tenuto il magistrato prigioniero in questa prima prigione, i nappisti decisero poi di trasferirlo in una seconda «cella», in un altro «covo» di via Zurla, al quartiere Casilino, che gli investigatori scoprirono qualche mese fa e che Di Gennaro riconobbe come la sua seconda prigione. Di lì, infatti, il magistrato fu liberato il giorno successivo e abbandonato nei pressi del raccordo anulare.

Persone citate: De Gennaro, Felice Di Persia, Lucio Di Pietro, Michele Sisca, Umberto Improta

Luoghi citati: Roma