Per il golpe ce pericolo d'una nuova istruttoria di Guido Guidi

Per il golpe ce pericolo d'una nuova istruttoria Quasi tutti gli imputati sarebbero liberati Per il golpe ce pericolo d'una nuova istruttoria Due imputati (Parigini e Miceli) sostengono, con diverse motivazioni, che l'indagine non può essere completata dai giudici romani - Se l'istruttoria dovesse ricominciare, da metà del prossimo mese molti detenuti verrebbero messi in libertà Roma, 11 ottobre. Gravissimi pericoli si profilano all'orizzonte per l'istruttoria sul «golpe»: due imputati sostengono, sia pure con motivazioni differenti, che l'indagine non può essere completata dai giudici romani. Leopoldo Parigini, avvocato e responsabile del Fronte nazionale di Valerio Borghese per la zona di Modena, chiede che siano altri magistrati ad interessarsi dell'inchiesta perché quelli di Roma ed in particolare il sostituto procuratore della Repubblica, Claudio Vitalone, in questa vicenda sono da considerarsi «parti lese»; Vito Miceli, generale ed ex capo del Sid, ritiene, invece, che tutta la storia deve essere affidata alla commissione parlamentare inquirente perché vi sono coinvolti anche due ex ministri: Tanassi e Restivo. Nel caso in cui una delle due richieste avesse un fondamento, l'istruttoria in pratica dovrebbe cominciare dall'inizio con la conseguenza che a metà del prossimo mese tornerebbero in libertà per decorrenza dei termini previsti per la carcerazione preventiva quasi tutti gli imputati detenuti. Le questioni sollevate da Parigini con l'avvocato Nicola Madia e da Miceli con l'avvocato Franco Coppi sono arrivate a palazzo di giustizia cogliendo di sorpresa i magistrati della sezione istruttoria. L'indagine, ormai, è quasi conclusa: tra qualche giorno o al massimo tra un paio di settimane il giudice istruttore Filippo Fiore completerà l'ordinanza di rinvio a giudizio con la conseguenza di consentire la celebrazione del processo in corte d'assise a gennaio o al massimo in febbraio. D'altro canto, i tempi a disposizione del dottor Fiore sono molto stretti: se entro il 14 novembre l'istruttoria non sarà terminata le porte del carcere si aprono subito ed automaticamente per imputati ritenuti molto importanti come ad esempio il missino genovese Giancarlo De Marchi, il colonnello Amos Spiazzi e lo stesso avvocato Leopoldo Parigini. Non solo: ma se altri giudici (ordinari o parlamentari) dovessero interessarsi all'inchiesta significherebbe uno slittamento del processo di almeno due anni, nella migliore delle ipotesi. Leopoldo Parigini imposta la sua iniziativa, concretata in una richiesta presentata oggi dal suo difensore avvocato Nicola Madia, sulla norma del codice di procedura penale (articolo 60) per cui se un magistrato è parte lesa ii relativo procedimento deve essere affidato ad un altro ufficio giudiziario: in questo caso specifico fuori della circoscrizione della corte d'appello di Roma. All'avvocato Parigini, infat- ti, viene contestato (per que sto reato v stato chiesto dal p.m. il suo rinvio a giudizio) il reato di cospirazione politica per «essersi associato con altre persone al fine di commettere fatti diretti a mutare la forma di governo e la Costituzione dello Stato con mezzi non consentiti dall'attuale ordinamento costituzionale ed in particolare prospettando una "strategia del terrore" concretatasi nella minaccia di usare materiale radioattivo per inquinare acque destinate all'alimentazione, in attentati e nella eliminazione fisica di esponenti del governo, di magistrati, dì esponenti politici e sindacali ed attuata allo scopo di provocare lo scontro violento tra forze politiche contrapposte, il conseguente intervento di reparti militari e di realizzare la sostituzione dell'attuale sistema di governo con un altro caratterizzato dalla soppressione dei partiti politici...». In sostanza, secondo l'accusa, Parigini avrebbe pensato di attentare alla vita dei due giudici romani, Claudio VitaIone e Filippo Fiore, e del giudice torinese Luciano Violante. Il p.m. lo ha sottolineato nella sua requisitoria: «Il rigurgito cospirativo è improntato alla collera più bieca, alla malvagità più bestiale. L'eliminazione fisica di esponenti politici e sindacali, l'inquinamento radioattivo di acquedotti, lo scatenamento della marmaglia avanguardista di Delle Chiaie, l'uccisione dei ministri Andreottì e Taviani nonché dei magistrati Violante, Fiore e di chi scrive». Le prove. Torquato Nicoli, uno degli imputati, racconta che Parigini aveva proposto di compiere un attentato contro i magistrati riuniti in una specie di summit ad Abano e Mario Pavia, un altro imputato, ricorda che l'attentato avrebbe dovuto essere compiuto lanciando una macchina carica di esplosivo contro l'albergo dove erano riuniti i magistrati che a Roma, a Padova e a Torino stavano inda gando sul golpe. Da qui — secondo la difesa — la impossibilità giuridica che l'istruttoria sia continuata da giudici interessati alla vicenda come parti lese. Negli ambienti giudiziari romani, il problema è stato subito affrontato anche perché, come s'è detto, i tempi a disposizione del giudice istruttore sono molto stretti. Le prime conclusioni sarebbero per respingere la richiesta di trasmettere gli atti alla Cassazione che, per legge, dovrebbe designare il nuovo magistrato al quale affidare l'in¬ chiesta. Infatti si fa osservare che i propositi di Parigini sono rimasti allo stato di semplice teoria con la conseguenza che Vitalone e Fiore non avrebbero mai assunto il ruolo giuridico di parte lesa. D'altro canto, si aggiunge, se fosse attendibile la tesi di Parigini sarebbe sufficiente un proponimento espresso ad alta voce per consentire ad un imputato di sottrarsi sempre al giudizio di questo o quel magistrato. Il problema sollevato, invece, dal generale Miceli il quale, pur continuando a sostenere d'essere innocente, ricorda che ha chiamato in causa l'air lora ministro della Difesa onorevole Tanassi e l'allora ministro dell'Interno onorevole Restivo Udì ho sempre tenuti al corrente dell'attività e delle iniziative dei cosiddetti golpisti») potrebbe essere risolto in altro modo: stralciando dal processo principale gli atti relativi alla posizione dei due uomini politici. Guido Guidi

Luoghi citati: Abano, Modena, Padova, Roma, Torino