Le "perle,, della scuola di Giovanni Arpino

Le "perle,, della scuola UN QUESTIONARIO NELLE "MAGISTRALI,, Le "perle,, della scuola Risposte incredibili, tra ignoranza e malignità - Meazza sarebbe "il ragazzo che tirò le pietre contro alcuni nemici" - Mussolini era piemontese e si chiamava Umberto Chi è Meazza? « E' il ragazzo ohe ai tempi di Mussolini tirò le pietre eontro alcuni nemici della patria, onde gli fu dedicata una canzone... Esponente comunista... Forse l'inventore di una macchina dei tempi andati... Ragazzino genovese che lanciò una bomba a mano ai tempi di Andrea Doria o giù di lì... Era un giovane rivoluzionano fascista... Colui che lanciando un sasso contro qualcuno, diede il via all'insurrezione di Torino... ». Di dove vengono questi sproloquii? Si tratta d'uno scherzo cabarettistico condotto tra abili ammiccamenti? Neanche un po'. Di Co contro) Meazza, calciatore e quasi simbolo di football nell'anteguerra, noto come « Balilla », ci parlarlo in questo modo le « mugislraline » d'un istituto d'Alba (Cuneo), cioè giovinette tra i quindici e i diciotto anni, che anonimamente hanno risposto a certi questionari scolastici durante l'annata scorsa. go dell'anonimato — cfte, lo sappiamo, aiuta anche gli autori di certi best-sellers — furbizie adolescenziali, gretto sciovinismo, prudenze arcaiche e inatta bestialità si radunano per dar la stura a risposte incredibili. Prendiamo quel certo signor Mussolini, ad esempio. Il suo nome, anziché Benito, risulta Michele, Umberto o chissà cosa, morì fucilato, impiccato, per mano dei tedeschi, dei patrioti o per ingiunzione del tribunale di Norimberga. Proveniva da una nobile famiglia dell'Emilia-Romagna, fondò le colonie della Libia e di Diano Marina, una sua figlia andò sposa al conte Ciano della Gherardesca, ebbe due mogli. Era piemontese, depose il re Umberto I, era sposato con una certa Claretta, una bella donna dagli occhi profondi e dai capelli neri che assomigliava a donna Rachele, quest'ultima fidanzata veramente amata da Mussolini. Era un Nerone, un artista, un eroe, un povero scemo ignorante, si travestiva da donna, era malvagio ma indubbiamente grande. Il suo fu « un periodo di ordine e di opere; così, al mio paese, furono costruite le scuole elementari e il gabinetto pubblico ». Cerchiamo di aprirci un varco in questa giungla. Dopo aver abbattuto gli alti fusti del nozionismo, dopo aver fatto piazza pulita di qualsiasi disciplina, le « magislraline » sì sbizzarriscono. Condannarle è facile, rimettere in piedi certe fresche macerie assai meno. Come, dove, quando sono riuscite a studiare? Esse stesse ammettono: « Una volta l'esame di maturità con tutta la materia dei tre anni era troppo severo; quello di adesso, invece, è forse un poco lascivo » (sic). Il professor Giannuzzi, insegnante ed autore, sguazza e talora rischia il naufragio in un mare di spropositi, il suo sorriso — se no;i ariostesco — appare tuttavia tollerante. Perché è ovvio che le «brave», dovendo rispondere ai questionari, non offrono materia da secernere; è altrettanto ovvio che queste «brave», riempiendo lo spazio delle domande, si guardano bene dal cedere all'istinto della beffa o del dileggio. E quindi rimangono le «altre», le moltissime, che brave non sono e forniscono lapilli, gramigna, trappole e assurdità con inguaribile vena: il catalogarle risulta impresa disperata, anche perché è evidente come spesso queste «magistraline » abusino dell'occasione e giochino a travestire di saccenza o di motti di spirito la loro innegabile, profondissima ignoranza. Ad esempio quando debbono commentare una proverbiale frase latina, di quel latino così detestato. Che vuol dire Sunt lacrimae rerum? Risposte: « Sono lacrime delie cose ree... Sono lacrime del re... Sono le lacrime degli avvenimenti... Sono lacrime di cose... Le lacrime di tutte le cose... La frase allude alle lacrime di coccodrillo... ». Tra anatemi e contropiedi verbali dettati dal vocabolario di « Carosello » e dei romanzi a fumetto, tra strizzatine d'occhio e «bufale» di proporzioni colossali, tentano però di metter fuori la testa anche argomenti civili, contemporanei. Ma come? Eccoci dunque all'affermazione che « il concistoro è un'assemblea di deputati e senatori»; « i seggi elettorali sono acquistati dai parti¬ ti in vista delle votazioni »; « i due rami del Parlamento sono la de e il pei »; « i partiti laici sono formati da alti prelati »; « il socialismo è per una forma di governo monarchica, il comunismo invece vuole la repubblica»; « la de è nata dopo Cristo »; « l'Italia divenne repubblica nel 1871 circa »; « nella seconda guerra mondiale si trovarono di fronte due Stati: la Germania e l'Italia »; « la seconda guerra mondiale fu fatta dall'Italia per tendere all'utopia fascista e all'Etiopia »; « a Caporetto, nella seconda guerra mondiale, si combatté una tremenda battaglia tra tedeschi e partigiani»; «la prima guerra mondiale ebbe inizio nel '14, la seconda nel '32»; « disfatta di Caporetto: ai confini del regno di Napoli, durante le guerre del Risorgimento, i Borboni ne uscirono spacciati ». Giù il sipario, state gridando. Vi capisco. Ma ancora è poco, dato che più avanti, in questo aureo e talora ambiguo libretto appaiono voci che paragonano Marx a Merckx, che preferiscono di gran lunga il cantante Battisti all'eroe Battisti, che sostengono De Gallile come autore del romanzo Mimi Bluette (dando per puro gioco di pedine a Guido da Verona la paternità de II Capitale;. i giova all'esplorazione, a quel « di palo in frasca » che procura emicraniche sorprese). Ad un certo punto non ci si stupisce più se «canìcola» sia una cosa che « imperversa d'estate sotto la costellazione del Leone di San Marco » oppure una « malattia dell'apparato digerente». Ciò che imporla è uscire con qualche osso non fracassato da tanta lettura. La risacca della famosa scuola media unica ha già prodotto i suoi sugheri: superano di gran lunga la qualità degli scarsi coralli. Inconsapevolmente, con quegli intenti ingenui di risa che appartenevano ad una concezione educativa del passato, la testimonianza del Giannuzzi mostra le piaghe: perché ciò che ci coglie non è più ilarità, ma spasmo del diaframma, vero dolore. Talora ci sembra di vedere in determinate frasi di queste povere «magistraline», scese dalle valli, spinte come greggi verso il traguardo del «pezzo di carta», uno sforzo mostruoso per dirsi vive. Uno sforzo che si confonde con lo sfregio, ma cerca sempre di acquistare patente di scrittura, quindi di intelligenza. « Bordello: una qualsiasi sede dove la vita pubblica o privata non si svolge nel debito modo », dice una di loro, santa anima alla ricerca d'una definizione in un'italiana lingua televisiva. «Bicipite: si dice di cosa a due ruote o di animale a due gambe », le fa eco un'altra, disperatamente cercando di tradurre le sue non-conoscenze. E sono anche brave ragazze, quando discutono di amorosi, sesso, pillole, figli futuri, moralità, matrimonio, fidanzamenti. Il vento di anni confusi le ha strappate ad una cultura che era povera, verbale ma autentica per gettarle nella tempesta di scienze ignote. Lì si dibattono con alucce fragili, con mosse sbilenche. Dall'alto le guarda una certa « maestrina dalla penna rossa », piangendo e ridendo per tutte: e forse sognando questionari per i professori responsabili. Giovanni Arpino