Quale futuro per Saigon

Quale futuro per Saigon Vercors dal Vietnam Quale futuro per Saigon Saigon, oltobrc. Saigon è stato un omaggio alla delegazione francese; all'inizio era prevista soltanto la elassiea visita alla baia di IlaLong. Per difficoltà di mezzi di trasporto il viaggio a Saigon era stato limitato ad un numero ristretto di delegati. Ci aggiunsero nella lista all'ultimo momento, e fu una gradita sorpresa. Ci portò un vecchio « Dc4 ». preda bellica: volava a bassa quota, ad una velocità ragionevole; durante tutto il viaggio non togliemmo mai gli occhi dall'oblò. Non descriverò il paesaggio, in posti meravigliosi, un succedaneo della baia di Ha-Long che mi consola di non averla potuta vedere: non lontano (in linea d'aria) dalla regione di Hanoi c'è una scric di mari interni con le stesse formazioni geologiche, gli alti pan di zucchero che spuntano dalle acque come le creste dorsali d'un drago mostruoso. La visione c di una bellezza sconvolgente. Ci sarebbero tante altre bellezze da ricordare, ma questo non è un viaggio turistico c c I ! colpiscono di più le immense distruzioni subite da questo Paese. Intorno al diciassettesimo parallelo, esse diventano allucinanti. Sono enormi superne! lunari, con i crateri talmente vicini gli uni agli altri da formare una sola grande crosta bruciacchiata, a colori ocracei, biancastri, grigi, neri, nelle cui pieghe sopravvive qua e là un piccolo gruppo di case risparmiate dalla distruzione. Uno spettacolo atroce. Eccoci a Saigon. Il viaggio è duralo quattro ore. Lo spettacolo e subilo eloquente, non sono più le umili capanne in mezzo alla vegetazione lussureggiante, sul bordo di stagni, canali e fiumi, come nei sobborghi di Hanoi. Qui sono bidonville* miserabili di latta ondulala e cartone che si estendono su terreni incolti. Non c povertà, è miseria. La slessa città mi sembra poco invitante. Se i grandi viali sono attraenti grazie ai grandi alberi che nascondono le costruzioni, le strade rigorosamente diritte e la massa degli edifici mi sembrano tristi, inespressive, con architetture disordinate, ibride. Non è Oriente né Occidente, è la città coloniale per eccellenza. Dove è il fascino di Hanoi? Sono genuinamente asiatici gli agglomerali di piccole case galleggianti sul fiume, sui canali: abitazioni miserabili dove è facile immaginare prosperassero fino a poco tempo fa la droga e la prostituzione. Le strade sono animate, anche qui c'è un gran numero di ciclisti, ma la loro quantità non è paragonabile a quella di Hanoi. Le automobili sono rare, per la scarsità di carburante. Ci sono però ancora molle motociclette guidale da giovani. Ci si muove soprattutto in velo-taxi, mezzo totalmente scomparso ad Hanoi, oppure su quelle Lambrelle furgoncino come quella del film « La strada », un cassone su tre ruote che riesce a contenere e trasportare sci passeggeri, a volte otto, persino dieci, stretti come aringhe in barile. Molli negozi sono chiusi. Probabilmente appartenevano a proprietari fuggiti — come è successo per bar e locali dove si svolgevano traffici loschi, fumerie, luoghi di prostituzione — molti altri sono rimasti invece aperti, piccoli locali, fiorai, fotografi, gioiellieri, negozi d'abbigliamento (all'occidentale) che offrono lutto quel che rimane, ed è ancora molto. Di fronte all'hotel Continental (già quarticr generale di tutti i giornalisti) librerie e bancarelle sono piene di libri francesi. Nella celebre ex Rue Catinat. diventata Via della Libertà, molli bistro sono rimasti aperti e frequentati. Ragazzi c ragazze in jeans, o in pantaloni svasati, giubbotti in pelle, qualcuno con i capelli lunghi, tutti allegri e sorridenti. La maggioranza delle donne indossa però la graziosa tunica tradizionale con lo spacco sul fianco. L'occupazione francese ha lascialo un ricordo, divertente ma estraneo in un Paese consumatore di riso, la lunga forma di pane. E' diffusa quasi quanto a Parigi e il mattino, simili ai francesi tipici delle caricature anglo-sassoni, salvo la barbetta e il basco, si vedono moltissimi vietnamiti in bicicletta con lo sfilatino sotto il braccio o sul portapacchi. Gli americani hanno lasciato la Coca-Cola: ce ne offrono spesso. C'è un grande mercato coperto e ci sono tanti piccoli mercati all'aperto, ma li vediamo passando di corsa, in macchina, e non è possibile giudicare quanto siano ricchi di merce. 11 famoso « mercato dei ladri », a quanto ci è stato detto, esiste sempre e l'avremmo visitalo volentieri. Ma i tempi del programma lo vietano, come lo impedisce l'impossibilità di cambiare il denaro. Come ad Hanoi, però, nulla di questa rigidità appare nella vita di ogni giorno. La gente sembra distesa, spensierata. Pochi soldati per le strade, meno poliziotti che a Parigi (e questo non è difficile), ovunque una mullitudine di bambini che corrono e giocano. Non si vede alcun segno evidente di irregimentazione (a parte un piccolo gruppo di pionieri con fazzoletto rosso che vanno a teatro) e si pensa alla dichiarazione dell'ex vescovo di Saigon, secondo il quale in questa città la vita di ognuno sarebbe già « programmata dai quattro ai cento an¬ o a i a . . a o i , g a n i i e i o ni ». Non si può che sorridere di siffatte affermazioni, in questo momento. Ciò che succederà nel futuro nessuno lo sa, beninteso; ma sostenere che sia così ora è pura fantasia o malafede. Siamo ricevuti al Municipio (orribile costruzione fin ile siede) dal futuro sindaco, Nguycn Van Hicu, ora presidente del « Comitato della città di Saigon », in attesa che il Comitato militare provvisorio che l'amministra ceda i poteri ai civili (secondo quanto capisco non è un problema del prossimo futuro, essendo ancora troppo grandi i problemi da risolvere). Cerimonia del té, presentazioni, discorsi di benvenuto, poi domande e risposte, tutto si svolge in un'allegra atmosfera. Poiché nel suo discorso il fu- i turo sindaco ha spesso parlato I di democrazia e mai di socia-1 lismo. gli domando se ciò è in- j tcnzionale, se si prevede una | fase intermedia di « democra- ; zia avanzata », secondo la definizione che usiamo noi. RispoI ! sta: durante la guerra il Cover e o o e o n n , ic te aa uè te ci e ae sa ndi n ae, Ci osi i, d ma sa seaoa è e ue nozi ahe Di à rot. ol e n i, on e elalo oriin o, f il pini, si n to li oo. ras e na a te oommla la te ono to na orde gilo et si ex il di mn¬ no rivoluzionario provvisorio prevedeva due strategie possibili: la prima consisteva in una coalizione con le forze politiche del Sud: la seconda in un passaggio diretto al regime socialista. Quando la città è caduta, la collaborazione da parie della popolazione ha superato ogni aspettativa. Quando saranno stati risolti i problemi più urgenti, sarà possibile avanzare più rapidamente verso la seconda fase, senza frclta. tuttavia, e con prudenza. Si sapranno evitare, in particolare, gli errori già fatti nel Nord con l'agricoltura. L'indomani mattina, una visila alla cartiera di Bicn-Hoa ci darà una piccola idea di quali siano i problemi da risolvere. Attraverseremo anzitutto, sulla strada strategica costruita dagli americani, trenta chilometri di campagna desolata, malinconica, piatta: gli alberi lutt'inlorno c a perdila d'occhio sono slati abbattuti dai bulldozer, per ragioni di sicurezza. E finalmente i questa bella strada sarebbe servita soprattutto ai carri armati del generale Tran per entrare in città... Uno dei ponti è ancora sotto il controllo dei militari e per passare anche il nostro corteo ufficiale deve aspettare il proprio turno e mostrare di avere le carte in regola. Vicino a noi è fermo un convoglio di autocarri che, ci dicono, riporta alle loro terre i contadini sloggiati da TTiìju per privare i partigiani dei rifornimenti di viveri. Lungo la strada si vedono ancora molti segni della guerra: carri armati distrutti, automobili carbonizzate. Ma la vita ha avuto il sopravvento e molte risaie sono già coltivate. Il glande problema della cartiera è la materia prima. Per il resto è bene attrezzala, con materiale moderno; ma il 70 per cento della pasta per fabbricare la carta veniea dall'estero. Eppure, con la paglia di riso, il bambù, le scorie della canna da zucchero ci sarebbe materia prima in sovrabbondanza. Ma questa era l'assurdità dell'economia coloniale. Lo stabilimento possiede le impastatrici soltanto per un terzo della sua capacità produttiva, per il resto deve vivere sugli stock di pasta importala. Ci fanno vedere le riserve: in America non basterebbero per il numero domenicale d'un quotidiano. Che succederà quando lo stock sarà esaurito? Al ritorno, il generale Tran Van Tra e il suo stalo maggiore ci aspettano al palazzo del governo per spiegarci la «campagna di Ho Ci Minh». cioè la battaglia di Saigon. Il palazzo del governo è lo slesso in cui c'era Thieu. Tutto nuovo, sontuoso come un Hillon di lusso, in mezzo al suo parco (entriamo attraverso il cancello distrutto dal primo carro armato e che non è stalo sostituito), Ri una certa impressione essere accolti nella stessa sala in cui «Big Minh» e i suoi ministri, quattro mesi prima, si sono arresi (nessuno è in prigione) ai partigiani che ci ricevono, vederli su questi superbi tappeti cinesi (300 metri quadrali) dopo essersi battuti per tanti anni nella giungla, sulle montagne, nelle risaie. Ma oggi vestono uniformi inappuntabili, di fronte ad una carta monumentale in cui le offensive vittoriose sono indicale da grandi frecce rosse. Un'ora di conversazione su lenii militari: poi su ciò che è seguilo alla guerra, in questi ultimi quattro mesi, i problemi giganteschi che occorre risolvere. Il crollo improvviso del regime di Thieu, che li ha sorpresi per la sua rapidità, ha avuto risvolli positivi: la ritirala precipitosa degli americani ha lasciato intatti strade, aeroporti (più di cinquanta nel Paese) e numerose industrie perfettamente attrezzate (ma clic costituiscono anch'esse dei problemi) ; lo sfaldamento dell'esercito, che ha permesso l'ingresso a Saigon senza colpo ferire, senza distruzioni e senza costo in vite umane. Nella città i trasporti non si sono interrotti neppure per un momento, le poste sono rimaste chiuse un giorno, la radio e la televisione hanno interrotto i programmi per un'ora. Ma indubbiamente la rapida caduta del regime di Thieu è anch'esso all'origine di molte difficoltà attuali. Vercors Copyright di « Le Monde i» c per l'Italia de « La Stampa »

Persone citate: Thieu, Tran Van