Le polemiche sul Premio per la pace Nello spirito di Helsinki
Le polemiche sul Premio per la pace Nello spirito di Helsinki LA SCELTA DI OSLO E LA STRADA DELLA DISTENSIONE Le polemiche sul Premio per la pace Nello spirito di Helsinki (L'errore dell'Unità) Roma, 10 ottobre. // settimo principio della Carta di Helsinki (o allo finale della conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa) dice fra l'altro che «gli Stati partecipanti riconoscono il significato universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, il cui rispetto è un fattore essenziale della pace, della giustizia e del benessere, necessari ad assicurare lo sviluppo di relazioni amichevoli e della cooperazione, fra loro come fra tutti gli Stati». Questa parole sono testualmente ripresa nella motivazione ufficiala dal Nobel a Sacharov, par dira cita essa rispecchiano l'ispirazione della lunga e difficile lotta civile dello scienziato sovietico. Dica la motivazione: «Con più forza di altri, Andrej Sacharov ci ha messi in guardia dal non prendere ciò sul serio, egli si è posto all'avanguardia de?.li sforzi intesi a fare degli ideali espressi ir, questo paragrafo dell'accordo d: Helsinki una realtà viva». Eppure l'Unità di ieri, nel dura notizia dal Nobel a Sacharov (a pagina 13, su una colonna), criticava aspramente il comitato dal Parlamento norvegese per il lutto che, assegnando un premio par la paca, lo motivasse «mettendo in discussione il processo di distensione in atto e perfino attaccando esplicitamente quella conferenza di Helsinki che del processo di distensione e slata una lappa importante». Singolare infortunio, dovuto all'omissione di un «non» nel tasto della motivazione norvegese (clic diventava: «Sacharov ci ha messi in guardia dal prendere ciò sul serio»). Errore certo involontario e in sa minuscolo, e tuttavia in un certo senso rivelatore, per la reazione che ne è scaturita. No, non è il Comitato Nobel ad essersi masso contro lo spìrito di Helsinki. E neppure Sacharov. Essi ne chiedono piuttosto una concreta verifica. Ancora il settimo principio dice che gli Stali partecipanti «promuovono e incoraggiano l'esercizio effettivo delle libertà e dei diritti civili, politici, economici, sociali, culturali». Si vorrebbe sapere ora se fra tali diritti l'Urss ammette, per esempio, quello di Andrej Sacharov a ritirare a Oslo il Premio Nobel e ritornarsene a casa indisturbato. L'inizio non e incoraggiante. Il solo accenno fatto finora dalle fonti d'informazione sovietiche è indiretto e consista nella riproduzione di un commento dell'organo comunista francese, che s'intitola «Premio per untisoviatismo». E' probabile che, assai più che al settimo principio. Mosca /accia appello al sesto, detto del «non intervento negli aflari interni», ciuci princi¬ pio che sempre, a Ginevra e a Helsinki, nelle estenuanti di- scussioni della Csce. fu in cima alla preoccupazioni dalla delega- zione sovietica. L'Unità fa precedere la critiche al Comitato Nobel dall'assicurazione che i comunisti italiani sono in ogni caso per «la libertà di ricerca e di espressione» di Sacharov e di tutti. A maggior ragiona bisogna allora individuare bene gli obiettivi polemici e adoperarsi perché la distensione sia salvaguardata e difesa dove è realmente in pericolo (nel senso, à ovvio, non diplomatico ma «umano», non della «balunce of power» ma della aperture civili e culturali, nel senso cioè di ciucilo che dovrebbe essere, e forse non è, lo spirito di Helsinki). a. r.
Persone citate: Andrej Sacharov, Sacharov
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