Il mancato regicida

Il mancato regicida Vita di Gallenga e altre pagine mazziniane Il mancato regicida Toni Cerutti: « Antonio Gallenga. An Italian Writer in Victorian England », Oxford University Press, pag. 204, sterline 4. Giorgio Asproni: «Diario politico 1855-1876 », voi. I (1855-1857), a cura di B. Josto Anedda, C. Sole e T. Orrù, Ed. Giuffrè, pag. 689, lire 12.000. Paolo Mario Sipala: « Missione e compromissione. Ideologie politiche e letteratura tra Otto e Novecento », Ed. Cisalpino-Goliardica, lire 4300. Leo Morabito: « Lettere inedite di G. Mazzini, I, La cospirazione a Genova tra il 1856 e il 1858 », Ed. Sabatelli, s.i.p. Antonio Gallenga, bell'uomo bruno, nacque nei dintorni dello Stato Pontificio, cioè a Parma nel 1810, e vi trascorse l'adolescenza al tempo in cui ne era la sovrana, relativamente permissiva e pacioccona, Maria Luisa. Rivoluzionario nel '31, esule, efferato mazziniano per qualche tempo, dopo varie vicissitudini e numerosi viaggi si fermò definitivamente in Inghilterra e qui visse fino al 1895. Ma già dal '39 era questa la sua seconda patria, era poi entrato nell'establishment letterario inglese come altri esuli — Panizzi, Lacaita — senza tuttavia riuscire a mettersi sullo stesso piano di prestigio indiscusso, e ciò in gran parte per colpa del suo carattere irrequieto ed esibizionista. Lo scherzo più grosso glielo giocò questa sua smania di mettersi in mostra allorI che, deputato nel Parlamento subalpino, si vide stroncata nel '56 la carriera politica per aver voluto rievocare nella Storia del Piemonte (con cui sperava di diventare persona grata nelle sfere sabaude) il progetto di regicidio concepito nel '33 da « un giovine fanatico... ammiratore dei Bruti e dei Timoleoni » che nell'agosto, dopo averlo preannunciato a Mazzini, venne a Torino, « sotto mentito nome di Luigi Mariotti », per pugnalare Carlo Alberto. Ora, lo pseudo Mariotti altri non era stato che lo stesso Gallenga. Poiché la vicenda veniva da lui rievocata in funzione antimazziniana, la polemica mossagli contro da Mazzini fece scoppiare lo scandalo: un regicida mancato deputato in Parlamento! Dovette dimettersi, chiedere perdono al re, e cercare nuovamente miglior fortuna, come docente, scrittore e giornalista del Times, in Inghilterra. Ma oltre questa nota vicenda, in teressa nella biografia di Gal lenga il modo in cui egli fu tramite nell'800 fra l'Italia, nel suo tormentato e contraddittorio costituirsi a unità, e l'Inghilterra vittoriana. E questo aspetto viene illustrato con quel fare discorsivo e poco cattedratico che è tipico degli storici inglesi da un'autrice che viceversa è una giovane studiosa torinese, Toni Cerutti. La quale vorrà poi, speriamo, tradurre se stessa in italiano, come Gallenga per la Storia del Piemonte, e certo con esito migliore del suo biografato. Più austera e coerente figura risorgimentale è quella di Giorgio Asproni. Sardo, prete giobertiano, deputato dei nuoresi alla Camera subalpina, lasciò il sacerdozio per la politica democratica, che praticò con fermezza inflessibile. Del suo Diario, ricca fonte di notizie, bene hanno latto a intraprendere la pubblicazione i docenti di Scienze politiche di Cagliari, perché si tratta di materiale che interessa non solo la storia del Risorgimento, ma anche l'anima regionale, un fervore di profondità religiosa nel far politica, per cui non sembrerà futile l'accostamento a Gramsci, altro sardo venuto a Torino, poi a Roma. Asproni, pur nella distinzione delle posizioni, ha incontri e collaborazioni con Mazzini e mazziniani. Aura mazziniana anch'essa spirante in clima isolano, ma posta a confronto con tutte le esperienze politiche e letterarie che la Sicilia ha vissuto dai tempi della « penetrazione mazziniana », fino ad arrivare a Brancati, a Quasimodo, a Sciascia, nei saggi che Sipala ha raccolto sotto il titolo significativo di Missione e compromissione, in cui il discorso parte da intellettuali siciliani del secolo scorso, come Francesco Mormina Penna, e conclude cer- cando d'intendere i tormenti di altri intellettuali siciliani, quelli di oggi, fra cui taluno approdato dall'esperienza di militante del pei alle rive extraparlamentari. Infine, sul piano dello sca- Vo storiografico specialistico ma che consente anche oggi a\ modificare e talvolta ri baltare interpretazioni dei fatti che parvero a lungo in tangibili, segnaliamo un'accu- ratissima ricerca di un giovane storico e bibliografo ligure, allievo del Bottasso, Leo Morabito, su alcune lettere inedite di Mazzini, recentemente scoperte. Si tratta di messaggi scambiati con i collaboratori genovesi nel tessere le trame cospirative che dal 1856 prepararono quei moti del '57, che ebbero al centro la spedizione di Pisacane. Documenti, spesso cifrati, che pur fanno capire le condizioni in cui Mazzini ope rava. Se all'epoca fossero sta ti divulgati avrebbero sfata to le accuse, malevole e stru- mentali, d'incapacità organiz zativa e di follia insurrezio naie mosse a Mazzini dagli avversari; ma avrebbero «bru ciato» collaboratori preziosi. Augusto Comba