Le reazioni a Parigi di Alberto Cavallari

Le reazioni a Parigi Le reazioni a Parigi (Dal nostro corrispondente) Parigi, U ottobre. Il rifiuto inglese di partecipare con la delegazione Cee alla seconda conferenza preparatoria dell'energia fissata per il 13 ottobre a Parigi non ha prodotto reazioni drammatiche. La pretesa di Londra di sedere alla conferenza per conto proprio è stata considerata negli ambienti francesi e dell'Ocse come una mossa tattica per negoziare posizioni più vantaggiose nei vari comitati che formano la conferenza stessa, e per dar più peso alle richieste britanniche. Malgrado l'annuncio inglese abbia provocato ieri, al Lussemburgo, aspre reazioni nel mondo politico europeo, che ha giudicato in termini di «tradimento» l'improvviso rifiuto inglese, i tecnici di Parigi conservano un certo otti mismo e pensano che la mossa di Londra abbia solo dato il via a una serie d'altre mosse che fatalmente in questi giorni si moltiplicheranno. Da domani, infatti, iniziano le prime riunioni preliminari alla preconferenza fissata per lunedì. I tecnici non escludo- no complicazioni tattiche, ad ogni livello, dato che i nego- ziati entrano nella fase attiva. Nonostante l'atteggiamento inglese, non si giudica però legittima (almeno per ora) l'ondata di pessimismo diffu- sa in Europa. La previsione generale è che la preconferen za s'aprirà regolarmente. Lo stesso ottimismo non esiste, invece, in merito all'esito finale della preconferenza. La tesi inglese (sia essa espressa da un seggio isolato o in seno alla commissione Cee) è che la riunione di Parigi deve limitarsi al petrolio senza estendersi alle altre ma- terie prime. La Francia (che vuole il contrario e che vede in questa posizione di Londra riemergere la vecchia opposizione americana) attende molti ostacoli da un'alleanza Usa-Inghilterra malgrado le recenti assicurazioni di Washington a trovare «transazioni». Non si dimentica che la prima riunione preparatoria di aprile, alla presenza di dieci delegazioni, fece naufragio perché i paesi in via di sviluppo e la Francia volevano allargare la conferenza a tutte le materie prime, mentre gli altri paesi industrializzati tennero fermo il principio di discutere solo d'energia. In una nota di stasera, gli « ambienti competenti » francesi dicono di giudicare che la rottura dell'unità dei Nove compiuta dall'Inghilterra «ha certamente il carattere di un rischio calcolato», e compiuto per conto terzi. La tesi sostenuta è che Londra avrebbe agito per suggerimento di Washington, e col fine di riaprire alla vigilia della preconferenza il problema di fondo del dissenso americano sugli argomenti da trattare. Malgrado i recenti compromessi, dice la nota, Kissinger non avrebbe completamente rinunciato alla leadership americana sulla conferenza e alla pretesa di tenerla ristretta all'energia. Mettendo in discussione la rappresentanza unica dei Nove, Londra ha infatti aperto una breccia nell'organizzazione della conferenza, offrendo l'occasione perfino a un rinvio, che favorisce la ridiscussione dal punto di vista americano. Questa tesi francese (per quanto tendente a drammatizzare le cose) ammette però che il dissenso inglese rappresenta un caso sul quale dovrà pronunciarsi l'Ocse, dato che spetta a questo organismo designare i partecipanti tra i paesi industrializzati. Vi sono molte possibilità che l'Ocse possa mediare il conflitto e impedire negli ultimi giorni il blocco di un meccanismo già in movimento. Alberto Cavallari

Persone citate: Kissinger