Gipo brigante: nel primo '800

Gipo brigante: nel primo '800 Lo spettacolo al Teatro Erba I Gipo brigante: nel primo '800 "Mantello, stivali e coltello", di Gozzi e Orengo, con regìa di Massimo Scaglione Dopo quattro stagioni in j vernacolo, mutata l'insegna in ; quella di «Compagnia della i nuova tradizione», Gipo Fa- rassino e i suoi abbandonano l'italo-piemontese e recitano in lingua. In realtà continua-, no a fare del teatro dialettale, ! se non in dialetto, che è il I modo migliore è, da noi, quel- : per fare del teatro in lingua il | modo mig'iore è, da noi, q nel- ! lo di servirsi del dialetto: Ru- ; zante, Goldoni, Bertolazzi (sì, Bertolazzi, e perché no? il Bersezio del Travet"), Viviani e Eduardo insegnano... Anima inquieta, conquista-1 to tardi il teatro e con le un-1 ghie, Parassino difende e alimenta la sua vocazione èva- ; dendo continuamente dai personaggi, e dai piccoli miti, nei ! quali il pubblico, più che lui, stesso, tenderebbe a rinserrarlo. Porse Massimo Scagliorie, che sotto una vernice di dolce follia è un regista di torinese prudenza e di ponderato equilibrio, lo trattiene da [ matte avventure, ma l'aiuta e lo conforta nelle sue ansie di rinnovamento. E lo zampino di Scaglione c'entra certamente nella scelta dei due autori del nuovo spettacolo di ; Farassino: Alberto Gozzi e Ni- ; co Orengo che hanno già lavorato insieme, e con Scaglione,; in dignitose produzioni televisive (i ritratti di Fabre e di Einstein). Mantello, stivali e coltelle in scena dall'altra sera, e con schiètto successo, al teatro Erba, ha per sottotitolo «Avventure e disavventure del brigante Mayno» ed è ugualmente il ritratto di uno di quei pittoreschi e pressoché immaginari fuorilegge che calcano le ribalte, italiane e no, idealizzando con generosi-! tà da melodramma malumori proteste e rivolte degli umili i e degli oppressi. E' uno stereotipo al quale non può sfuggire, e nemmeno lo vuole, il Giuseppe Antonio Mayno della Spinetta modellato sulla falsariga, ma non troppo, dell'omonimo e popolarissimo bandito brevemente e sciagli ratamente vissuto a cavallo Idi due secoli nel Piemonte oc- !dagli cupato e taglieggiate eserciti di Napoleone. Più che una commedia un gioco o un divertimento con musiche e canzoni, dello stesso Farassino e di Romano Farinatti. che ammicca allegramente a diversi generi, dal cabaret al varietà, dalla farsa al dramma larmoyant per ripercorrere in sbrigativi sketches e ghiribizzosi «siparietti» la parabola di Mayno con allusioni e riferimenti, ora peritosi ora sfacciati, alla cronaca d'oggi. La forma ha un garbo e una pulizia che celano abbastanza bene il sostanziale im- è i paccio sulle intonazioni da prendere: epiche o naturali-stiche? Sorridenti o pateti-che? E i contenuti rivelanoanaloghe incertezze oscillan-do così scopertamente tra timidezza e arroganza che verrebbe l'uzzolo di chiedere ai due autori: beh, ragazzi, dove vorreste andare? insinuate queste riserveaggiungiamo subito, ma ahimè, non è davvero grandeelogio, che dei tre spettacoli «dialettali» attualmente in scena a Torino questo è il meno trito e il meno rozzo, anche come realizzazione s'intende, nonostante l'irreparabile angustia di un palcoscenico che non concede respiro alla divertente stracceria delle scene di Eugenio Guglielminetti, autore pure degli estrosi costumi. Ma anche così allo stretto. Scaglione fa miracoli e riesce persino a rifare il verso all'avanspettacolo e alla rivista con la fattiva collaborazione di una dozzina d'animosi interpreti fra i quali, accanto a vecchie e care conoscenze come Wilma D'Eusebio, Mario Brusa, Franco Vaccaro, Bob Marchese, Vittoria Lotterò e Alberto Marche, esordisce il vispo Michele Renzullo, ricompaiono l'amplissimo Luigi Palchetti e l'aizzosa Barbara Simon, emergono la grinta e la bella voce di Raffaella De Vita. Quanto a Gipo, c'era da scommetterlo, ce la mette tutta. Ce la fa, naturalmente. Eanche bene. a. bl.

Luoghi citati: Piemonte, Torino