Perché tutta questa gente vuole sparare contro Ford? di Vittorio Zucconi

Perché tutta questa gente vuole sparare contro Ford? Sono 320 i potenziali assassini del Presidente Perché tutta questa gente vuole sparare contro Ford? (Dal nostro corrispondente) Washington, 1 ottobre. Negli ultimi 20 giorni di settembre, eccitati dall'esempio di Sarah Moore e Lynette Fromm. 320 potenziali assassini del presidente americano Gerald Ford sono stati scoperti e bloccati dal servizio segreto. E questa ! cifra, vista IVefficienza» del- ! l'Fbi c del servizio segreto ! — che si sono lasciati sfug- j sire proprio i due che arri- | varono a distanza utile dal Presidente — significa che il 'numero reale dei candidati | al regicidio è nettamente più alto. « Facciamo tutto il póssibilo — ha detto il mini- | stro del Tesoro Simon, da cui dipende il servizio segre- j to — ma non esiste forma di protezione assoluta per j un uomo pubblico». I/omicidio, è dunque l'implicita conclusione del ministro clic ha testimoniato davanti alla commissione parlamentare di indagine sui due falliti attentati di settembre, è una sorta di rischio professiona- : le inevitabile per un Presi- j dente. In ogni istante, in ogni parte degli Stati Uniti i v'è qualcuno che prepara la ; morte di Gerald Ford. Rischio che si può ridurre, | non cancellare. Cinquanta j studi «comportamentistici» condotti da équipes di psichiatri per conto del servizio segreto (costo: 400 milioni di lire) non sono riusciti a disegnare un profilo psicologico attendibile dell'assassino po- ', tenziale, che servisse agli agenti come traccia preventiva ( e qui si tradisce l'illusione cosi americana di poter quantificare ogni fenomeno sociale e umano'. Tre miliar-1 di all'anno vengono spesi soltanto per la protezione personale del Capo dello Stato, e come gli ultimi dodici anni hanno tragicamente dimostrato i risultati non sono sts- [ ti brillanti. Duecentomila indagini all'anno vengono condotte. 4000 sospetti sono interrogati. 300 classificati come «pericolosi», 30 in media arrestati. E sempre da queste maglie costose e in apparenza finissime riescono a sgusciare gli Oswald. Sirhan Sirhan, James Ray d'assassino di Luther King), Arthur Bremer (feritore di Wallace), nessuno dei quali era nelle liste tìell'Fbi e del « Secret Service ». Nessuna corazza antiproiettile, nessuna polizia preventiva può impedire che le bolle di follia omicida vengano — di tanto in tanto — alla su-1 perficie della società america- i na: o forse potrebbero, ma a' costi politici insostenibili per una democrazia. Persino Ge-1 rald Ford, che per il suo mite 1 aspetto è stato apparentato ad una guardia forestale, è I riuscito a farle emergere, e certo egli è — tre. tutti i presidenti del dopoguerra — quello che meno parrebbe risvegliare istinti violenti e passioni nel pubblico. Ma anche1 stamane il servizio segreto ha j arrestato un giovane «sospetto» che si agg'rava «con le'mani in tasca» davanti all'albergo in Illinois dove Ford riposava prima di un discorso ; a Chicago. Dati i precedenti, non pare onesto accusare il servizio segreto di zelo ecces- sivo. Ed ogni attentato — fallito o riuscito — trascina con sé tina lunga coda di sospetti e dubbi, ove si confondono! guardie e ladri, assassini e ' vittime, nella ossessione na-1 zionale della «conspiracy», il complotto. Per gli omicidi dei Kennedy, di Luther King, dei leader nazionalista negro Mal- colm X, già conosciamo gli asseriti, ma non provati. ag-Ìganci con la Cia e l'Fbi. Per gli attentati falliti di San Francisco (Sarah Moore) e Sacramento i Lynette Fromm » circolano — ancora sotto il filo della coscienza pub- blica — sospetti di « moiv tature», giustificate dalla vigi- lia elettorale e dalla necessità di lanciare Ford come una fi- gura massiccia (tanto «in- gombrante», appunto, da giù-stificare l'omicidio). Si è notato, in questa luce, ! che anche Nixon, negli ultimi ! mesi della sua agonia politi- ! ca. ebbe il suo «attentato», un j misterioso episodio a New | Orleans su cui ancora non si è fatta luce. Si sono messi in 'relazione i due complotti an- | ti-Ford con la battaglia che il Presidente sta conducendo contro la potente organizza-zione dei fabbricanti d'armi per far passare una legge che limiti severamente la vendita e il possesso di rivoltelle e fu-| j j cili. Portare alle elezioni del '76 (novembre) una dura leg- ge sul «gun control» sarebbe una grossa carta politica per Ford che però ha bisogno di una mobilitazione pubblica I per superare i gruppi di pres- j sione degli armaioli e i loro amici in Parlamento. Nulla meglio di attentati «alla pi- ! stola» contro il Presidente 1 per svegliare il pubblico e in- ■ fatti i sondaggi Gallup mo-1 strano oggi che il 70 per cen- j to degli americani vuole una 1 regolamentazione dura sulle i armi da fuoco. i Sospettare una manipola- zione politica nei due attenta- ti a Ford è probabilmente so-, lo supermachiavellismo, ma è così difficile dimenticare i ' dubbi, in questa società dove i mezzi di informazione sono — per fortuna — votati istitu zionalmente al dubbio. Siamo soltanto all'inizio di una calli paglia elettorale (la prima del dopo-Watergate), che si an- nuncia confusa e spietata e molti altri dubbi attendono il pubblico americano e interna- zionale da oggi al giorno in cui il nuovo presidente verrà insediato alla Casa Bianca (e 13er quanti sforzi faccia il mi njstro del Tesoro Simon que , , • t , ' ,„.''„ Af?„ tt" f'L.i o i noua 1 S0SP«" attentatori la SEna e 11 ca^° oaran Moore e li lascia sparare al , Presidente il giorno dopo, 110n dà proprio molta fidu' eia). Vittorio Zucconi

Luoghi citati: Chicago, Illinois, San Francisco, Stati Uniti, Washington