Drammatico confronto davanti ai giudici tra la madre e le figlie: "Tradivi papà,,

Drammatico confronto davanti ai giudici tra la madre e le figlie: "Tradivi papà,, Processo in corte d'assise all'uomo che sparò sei colpi alla moglie Drammatico confronto davanti ai giudici tra la madre e le figlie: "Tradivi papà,, Le due ragazze hanno difeso strenuamente il padre, accusato di aver tentato di uccidere la moglie - L'imputato, riconosciuto colpevole, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi - Un altro processo per uxoricidio: pena ridotta di nove mesi La corte d'assise ha condannato | a 4 anni e 8 mesi per tentato uxo- | ricidio Domenico Ruffa, 37 anni, j che il 9 aprile 1973, in corso S. j Martino, sparò sei colpi di pistola ! contro la moglie Carla Morene, j 35 anni, e contro l'amico della dorma, lo spagnolo Roberto Felipe Vara Mendez, 24 anni. I due non furono colpiti dai proiettili, ma un colpo trapassò il cappotto del- I la Morene. Il Ruffa, in un impe- ' to di folle gelosia, si scagliò poi contro il rivale tentando di colpirlo con il calcio della pistola. La donna si intromise e fu percossa al capo con l'arma. Quando cadde a terra, Ruffa tentò ancora di afferrare per il collo lo spagnolo: alcuni passanti riuscirono a stento a strapparglielo di mano. Fu l'epilogo di un matrimonio infelice. I due, sposati da 17 anni, hanno avuto due figlie, Claudia, che ora conta 15 anni e Paola, che ne ha appena compiuto 14. La convivenza fu abbastanza tranquilla fino a quando la donna non trovò un posto presso un'industria di Beinasco, dove i Ruffa abitavano in piazza Alfieri 16. Da quel momento cominciarono i litigi, che culminarono con la richiesta, da parte della donna, della separazione legale, nel marzo 1973. Nel frattempo Carla lasciò Beinasco, abbandonando marito e figlie, e andò ad abitare in una pensione di corso S. Martino 3, vicino a Porta Susa; il marito la sorprese mentre usciva da quella casa a braccetto del giovane amante. Ruffa, difeso dall'aw. Geo Dal Fiume, ha detto che sarebbe stato disposto a perdonare la moglie, ricominciando tutto da capo, purché fosse rientrata in famiglia. Ha poi negato di aver tentato di ucciderla: « Non ho sparato sei colpi, ma due. Comunque non l'avrei mancata, se veramente avessi voluto colpirla, perché eral'amo vicinissimi, a meno di un metro ». Carla lo smentisce e lo accusa: « La mia vita era diventata un inferno. Mi picchiava e mi maltrattava continuamente. Bastava una parola per scatenare la sua furia. Mi minacciava dicendomi che, prima o poi. "mi avrebbe fatta fuori" ». Ma la suocera, Cecilia Perona. alla quale, tra l'altro, il tribunale affidò le ragazze quando il figlio fini in carcere, dice: «Quando Domenico faceva il turno di notte, mia nuora usciva e mi lasciava le bambine, lo non ho mai visto l'uomo di Carla, ma lo hanno visto le ragazze ». Drammatico e penoso il confronto di Carla con la figlia più ] giovane, Paola. La ragazza racconta che « Robi », lo spagnolo, i veniva anche in casa e la madre \ reagisce: i: Non dire bugie, è vej nuto una volta sola e siamo usci\ ti con te ». Ribatte Paola: « Non vero, sei tu una bugiarda. Robi sadnsdcdmttamè tenuto quattro volte in casa ! iquando c ero io. Si sdraiava an- ; che sai letto, l'ho visto. Tutte le sere uscivi e ci lasciavi sole ». La madre rimbecca: « Ti hanno insegnalo la lezione. Ma che figlia \ sei? ». La risposta è tragica: « E tu. cosa sei come madre?». La donna tenta poi di interrompere la deposizione di Claudia, l'altra figliola, che le risponde ; freddamente: « Lascia perdere, I non raccontare frottole. Ti ho j sorpresa con Robi una sera vi- ' i vino al cimitero e un'altra volta I : mentre vi stavate baciando ». Senza dubbio, l'antefatto della ■ vicenda é favorevole all'imputato, i ma non può cancellare i sei colj pi di pistola e l'agguato in corso j S. Martino. Ruffa, ora a piede lij bero. dovrà ricorrere in appello. i fessori Portigliatti-Barbos, Zanal- * * Minima riduzione di pena, 9 mesi, per l'uxoricida Antonio Jannuzzi. 35 anni, di Ortanova, che nell'aprile '69 uccise la giovane moglie. Isabella Lacerenza, con due colpi di pistola e feri il patrigno della donna, Ruggero. La corte d'Assise l'aveva condannato a 27 anni di reclusione; ieri 1 giudici d'appello (pres. Germano, rei. Heer, cane. Bonino) hanno in sostanza confermato la precedente sentenza, apportandole soltanto una lieve modifica: 26 anni e 3 mesi. Il rappresentante dell'accusa, Benedicti. chiedendo la condanna dell'imputato a 28 anni, ha avanzato forti dubbi sulla infermità mentale dell'uomo che, dal giorno del delitto, sembra essere precipitato nel baratro della follia. Un collegio di periti U pro- da e Fornari) l'ha esaminato di recente, ed ha concluso che Antonio Jannuzzi, quando uccise, era capace di intendere e di volere, ma in seguito le sue facoltà psichiche sono diminuite. Ieri, comparso in Assise d'Appello, ha dato segni evidenti di l'avv. Dal Fiume) ha insistito nel mettere a fuoco l'aspetto umano della vicenda: i due coniugi stavano per separarsi, Jannuzzi sentiva crollare tutto attorno a sé, l'allontanamento della moglie gli appariva come un ultimo affronto. Per questo avrebbe ucciso, in un impeto di disperazione. I famigliari della vittima erano rappresentati dall'avv. Ruggeri. | | j j ! j I ' squilibrio: « Sono sequestrato, mi avete distrutto » ha detto ai giudici. L'uxoricidio di Antonio jannuzzi è, almeno in apparenza, senza movente. Invano periti, giudici, difensori hanno cercato di capire che cosa spinse l'uomo al delitto: gelosia, interessi patrimoniali, sospetti di una presunta relazione tra la donna e il patrigno. Solo ipotesi. Quando fu arrestato, confessò: poi la sua sdsgncclzsncmente si perse in farneticazioni, : ee da allora è pressoché impossi- dbile avere un dialogo con l'im- ì dpittato. , tIl prof. Conso (alla difesa coniliinniiinii limimi miiiiiiiiiiiii Davanti ai giudici Paola Morone si scaglia contro la madre: « Non dire bugie »

Luoghi citati: Beinasco