Tante verità (tutte false) per lo scandalo Markovich

Tante verità (tutte false) per lo scandalo Markovich Le "rivelazioni,, del settimanale "Le Point„ Tante verità (tutte false) per lo scandalo Markovich (Dal nostro corrispondente) Parigi, 29 settembre. Il settimanale Le Point rilancia politicamente l'affare Markovich sulla spinta dei recenti sviluppi giudiziari che hanno portato al rinvio a giudizio di un nuovo personaggio, Uros Milicevitch, in base a una poco chiara autoaccusa per complicità in omicidio volontario. La morte dell'ex guardia del corpo di Alain Delon era stata a suo tempo collegata con retroscena di corruzione politico-morale coinvolgenti il « clan Pompidou », in una chiave che ricorda una specie di affare Moritesi alla francese. Il settimanale, per opera di un giornalista dal passato pompidoliano, Georges Suffert, presenta una serie di «rivelazioni» col titolo «Un affare di Stato» che si riducono a una difesa postuma di Pompidou. Il nocciolo di tutto sono alcune frasi che nel 1972 Couve de Murville (ex primo ministro) avrebbe detto a Suffert: «Vi dò la mia parola che tutto si è svolto secondo le regole. L'affare Markovich non era che una storia criminale riguardante la polizia. Il nome di Pompidou venne itifilato nel dossier dell'istruttoria perché venne pronunciato da un detenuto jugoslavo di cui non ricordo il nome. Evidentemente, qualcuno gli aveva chiesto di farlo. Ma chi? Evidentemente qualcuno che manipola i fascicoli della polizia che riguardano ì costumi privati della gente». Suffert, per parte sua, assicura che sia Pompidou che Couve de Murville avevano la certezza — nel 1968 — che l'affare faceva parte di un «complotto» destinato a impedire a Pompidou di presentarsi alle elezioni presidenziali. Quando circolarono le voci che Pompidou, primo ministro di De Gaulle, sarebbe stato convocato presto dal giudice per testimoniare sullo scandalo Markovich, Suffert avrebbe ricevuto da Pompidou stesso questa confidenza: «Sono pronto a presentarmi al giudice. Ma prima farò una conferenza stampa. Dicono che mi preoccupa solo la carriera. Ma ci sono dei momenti dove bisogna bruciare la propria vita». Più tardi, una volta presidente della Repubblica, Pompidou avrebbe detto a Suffert: «Si trattava di un complotto lanciato da personaggi secondari, e colpi d'insinuazione rilanciati dalla stampa, ma la vita è così. In ogni modo, ciò che recriminai è che dei miei ministri, che l'entourage dì Couve de Murville, e lo stesso Couve, avessero lasciato correre queste voci. E' limano, ma molto amaro che sia andata così. Ma che De Gaulle abbia potuto credere, magari solo per un minuto, a queste calunnie, questo non l'ho sopportato. La cosa mi disorientò. Poi successe che mi fecero avvertire di ciò che accadeva da un semplice funzionario. In seguito, me la sono cavata da solo per non colare a picco». Sempre secondo Suffert, Couve de Murville così gli avrebbe giustificato nel 1972 il proprio comportamento: «Pompidou m'ha voluto male per questa storia. Ma aveva torto. Informato dell'affare dal ministero dell'Interno chiesi d'essere tenuto al corrente e d'informare De Gaulle insieme al ministro di Grazia e Giustizia. Eravamo esterrefatti, ma nessuno di noi pensò per un attimo che nelle accuse ci fosse qualcosa di vero. Era evidente che si trattava di un complotto, che partiva dagli ambienti gollisti, e che intendeva colpire (dietro Pompidou) anche il generale. Infatti De Gaulle mi disse di avvertire Pompidou. Io non ebbi il coraggio di farlo personalmente e così scegliemmo come ambasciatore il capo di gabinetto del ministro dell'Interno Marcellin, Somvielle. La cosa, messa in moto dai gollisti, venne orchestrata poi fatalmente dagli antigollisti. Ma devo dire, per esempio, che il principale oppositore del regime, Mitterrand, ebbe un atteggiamento più che corretto. Fecero invece il contrario certi antigollisti che sono più a desti'a di quelli che si proclamano di sinistra». Come spesso succede nei rotocalchi, la «rivelazione» non rivela niente, a parte quest'ultima oscura frase: essa difende Pompidou, scagiona Couve de Murville, non porta luce sul complotto, se complotto vi è stato. La «Francia degli scandali» non è diversa dagli altri Paesi: che tutto denunciano e mai spiegano come sono andate le cose. Parigi. L'ex presidente francese Pompidou

Luoghi citati: Couve De Murville, Francia, Parigi