Lotta contro la droga nel porto di Marsiglia
Lotta contro la droga nel porto di Marsiglia Lotta contro la droga nel porto di Marsiglia "Il braccio violento della legge n. 2" con Gene Hackman Il braccio violento della legge n. 2 di John Frankenheimer, con Gene Hackman, Fernando Rey, Bernard Fresson. Stati Uniti, colori. Poliziesco. Cinema Capitol e Massimo. (s.c.i Con una scarica di «seconde puntate» si è aperta la stagione cinematografica. Dopo Funny girl è arrivata Funny lady, le imprese mafiose della famiglia Corleone proseguono nel Padrino parte seconda, ed ora tocca al Braccio violento della legge n. 2 «riciclare» i dollari e gli Oscar guadagnati con il primo film. L'impianto spettacolare, i temi, il protagonista e il regista sono gli stessi. Cambia soltanto l'ambientazione. «Papà» Doyle, micidiale poliziotto della Squadra narcotici, ha lasciato New York per Marsiglia. Dal porto francese partono le droghe pesanti destinate al mercato statunitense e qui si trova la base della banda che controlla il traffico internazionale. Doyle ha il compito di collaborare con la polizia francese. E' l'unico uomo che abbia visto in faccia il «cervello» dell'organizzazione: la sua presenza nelle indagini è indispensabile. Così almeno crede il poliziotto. Ma i suoi supe- riori lo hanno mandato perché venga usato come cavia. Deve muoversi per Marsiglia, farsi vedere, attirare l'attenzione degli spacciatori, costringerli a compiere qualche passo falso. Come accadrà. Il poveretto viene catturato dalla gang, pestato e imbottito di droga. Quindi abbandonato, completamente fuori uso, ai colleghi francesi. Il recupero è lungo e difficile. Ma il coriaceo Doyle riuscirà a disintossicarsi, deciso alla vendetta, secondo i suoi metodi non sempre ortodossi. Il film, che ha un pizzico di violenza gratuita e fracassona in meno rispetto al precedente, si divide in tre parti distinte. L'arrivo del poliziotto a Marsiglia, la descrizione del personaggio, e le sue difficoltà di comunicare in una città di cui non capisce la lingua e tanto meno i sistemi di lotta contro la criminalità. Il violento esplodere dell'azione successiva si prepara con qualche annotazione umoristica ed una sottile ironia che sembra voler corrodere la figura del poliziotto super-duro mitologizzata dalla letteratura e dal cinema. La parte centrale del racconto offre un agghiacciante quadro dei terribili effetti della droga. Nella cella dove si compie la disintossicazione Doyle si contorce e implora una «dose» con il realismo di un documento-denuncia. E il regista Frankenheimer salva la coscienza ostentando così l'impegno civile del suo lavoro, non altrettanto chiaro nel primo film della serie. Gli ultimi quaranta minuti sono un saggio di buon cinema poliziesco ricco di azione, ritmo, suspense e raffinata tecnica cinematografica. John Frankenheìmer sa usare con uguale bravura l'indagine psicologica (L'uomo di Alcatraz) e le formule spettacolari (Gran Prix). Con vecchi ingredienti e un linguaggio efficace è riuscito a confezionare una storia di impianto robusto che conferma la ri! nata vitalità dell'ultimo cinema americano.
Luoghi citati: Marsiglia, New York, Stati Uniti
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