Speculazione con il porcile più grande di tutto il mondo?

Speculazione con il porcile più grande di tutto il mondo? Dovrebbe essere costruito in Sardegna Speculazione con il porcile più grande di tutto il mondo? In Sardegna è scoppiato lo scandalo della porcilaia più grande del mondo, un affare da 150 miliardi, il cui progetto è già stato approvato dal Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica). Ne dà notizia l'Allevatore, il settimanale dell'Associazione italiana allevatori, con molti particolari. La società per azioni Rass, che non è né un'azienda agricola né una cooperativa, starebbe per realizzare a Suni, in provincia di Oristano, un grande allevamento di suini, con annessi mangimificio, impianto per macellazione e lavorazione della carne e anche un silo portuale per i cereali destinati ai mangimi, che sarà necessario far arrivare dall'estero. Se la cifra di 150 miliardi necessaria per il complesso delle opere fosse sborsata da privati, ci sarebbero da fare soltanto considerazioni di carattere ecologico e pratico; ma, secondo l'Allevatore, la società Rass beneficierà di un finanziamento pubblico di 40 miliardi come contributo a fondo perduto e di un prestito pari al 50 per cento della spesa (75 miliardi) al tasso agevolato del 7,50 per cento, in base alla legge n. 853 del 6 ottobre 1971. L'enormità delle cifre parla da sola. Ma aggiungiamo questo raffronto: si concedono a dei privati, per un'impresa speculativa, 40 miliardi, esat- Il progetto, approvato dal Cipe, ha un costo di 150 miliardi (con contributi a fondo perduto) • Dubbi sull'opportunità di realizzare l'enorme allevamento - Vi sono problemi idrici, ecologici, di occupazione, di mercato - Un'interpellanza alla Regione tamente la metà della somma stanziata in dieci anni dallo Stato per il Piano della pastorizia, quel piano che dovrebbe incidere profondamente sull'economia dell'intera isola. Naturalmente, l'economia agricola sarda non trarrà alcun giovamento da questo affare colossale, perché tutto avverrà tenendo fuori gli allevatori. Anzi, ne deriverà un danno: ci si chiede infatti quale mercato troveranno i 250 mila suini prodotti attualmente in Sardegna da piccoli e medi allevatori, quando entrerà in funzione la superporcilaia, con le sue 25-30 mila scrofe. Né risulta che la Rass, che non ha terreni agricoli, debba sottostare alle norme previste dal «progetto speciale carne» della Cassa per il Mezzogiorno; queste norme prevedono che per beneficiare degli incentivi, gli allevatori dispongano di una base aziendale che garantisca almeno il 35 per cento del fabbisogno dell'allevamento suino. La Rass, invece, importerà tutti i cereali necessari all'ai- ' levamento (per produrre un | quintale di carne suina occor- ! rono circa quattro quintali di alimenti). C'è poi il problema della mano d'opera. Secondo il progetto, la superporcilaia assorbirà 3400 persone. Ma il giornale degli allevatori contesta questa cifra, affermando che, al massimo, potranno trovare occupazione un migliaio di dipendenti: per ogni unità lavorativa si spenderebbero 150 milioni d'investimenti. Infine, i problemi idrico ed ecologico. L'immenso allevamento richiederà enormi quantità d'acqua — 5-6 milioni di metri cubi annui — e, data la scarsità idrica della isola, c'è da chiedersi se proprio la Sardegna era la più adatta per un nuovo insediamento. Il problema ecologico, cioè lo smaltimento delle tonnellate di rifiuti e deiezioni altamente inquinanti, è l'unico punto sul quale i sardi puntano le loro speranze, perché è proprio su questo tema che la Regione può forse ancora fermare la colossale speculazione. C'è già un'interpellanza del consigliere regionale sardista on. Giovanni Battista Melis, il quale chiede di sapere dal presidente della giunta regionale se non ritenga opportuno che, prima della realizzazione di questo progetto colossale, la giunta e lo stesso Consiglio regionale «debbano conoscere approfonditamente ogni piega del progetto, discu¬ terlo ampiamente e soltanto a ragion veduta esprimere un parere in merito». L'on. Melis propone anche di indirizzare al ministro del Bilancio e della Cassa per il Mezzogiorno (Andreotti, n.d.r.) «la più vigorosa protesta per l'offesa recata ai legittimi poteri della Regione sarda, nel momento in cui si è voluto decidere, anzi imporre, misteriosamente, un intervento di immensa incidenza nella vita dei sardi, senza che i sardi ne sappiano nulla». Non si può restare indifferenti, scrive l'Allevatore, nel constatare che per una sola iniziativa di carattere privato si possa mettere facilmente a disposizione un finanziamento di tale entità, quando invece si trovano sempre insormontabili difficoltà di finanziamento ove si tratti del settore agricolo, malgrado le frequenti affermazioni degli uomini politici che all'agricoltura si intende dare una importanza primaria. « Non sì può restare indifferenti — prosegue il giornale — anche perché ci si chiede se in questo caso, come in altri casi recenti, non ci si trovi di fronte ad un gruppo economico interessato non già alla gestione, ma alla sola costruzione delle opere e quindi poco o nulla preoccupato della rispondenza delle previsioni sul piano pra- j fico ». Come dire che, dopo i avere speso 150 miliardi per, costruire la super-porcilaia, la si potrebbe anche lasciare | vuota perché forse ci si accorgerà che non saprebbe a chi vendere quelle montagne di braciole e salami. Livio Burato

Persone citate: Andreotti, Giovanni Battista, Livio Burato, Melis

Luoghi citati: Oristano, Sardegna, Suni