GLI ATTENTATI IN USA di Furio Colombo

GLI ATTENTATI IN USA GLI ATTENTATI IN USA Pistole contro il presidente 1 fatti si ripetono uguali solo nelle fiabe e nei miti. Oppure nell'adempimento di un rito. Il levarsi in mezzo alla folla di una mano armata di pistola che punta alla testa di un presidente sembra uno di questi episodi, il tipo di immagine sempre uguale che affascina l'immaginazione proprio perché si ripete come un'ossessione. Come per il primo Kennedy l'occasione è la visita a una città, come per il secondo Kennedy l'ambiente è intorno a un albergo, come per Martin Luther King la ragione c'è e non c'è. Perché qualunque frase-slogan basta come motivazione, purché annunciata con la concitazione dell'eroe e del pazzo. Tutti ricordano che le « ragioni » di Sirhan (assassino presunto di Robert Kennedy) non erano certamente più sensate di quelle della Lynelte Frommc, compagna di Manson, bloccata con la pistola in mano a pochi passi da Ford sei giorni prima di questa Sarah Moore che ieri, invece, ha sparato davvero, Sirhan invocava la causa araba contro il solo senatore degli Stati Uniti che si fosse occupato attivamente dei profughi palestinesi. La Fremine ha parlato (o straparlato) di ecologia dopo aver tentato — a quanto pare — di colpire un uomo che certo non ha l'immagine del distruttore di paesaggi. Infine la Moore, nell'episodio di ieri. Pare che la donna faccia parte di un gruppo legato forse ai famosi prigionieri di Soledad (una causa celebre dei radicali americani, ma vecchia di alcuni anni), forse al gruppo di Patricia Hearst, la miliardaria della rivoluzione appena arrestata. Oggi la cronaca avrà notizie più chiare. Ma saranno notizie di dettaglio, probabilmente. Da una parte sapremo meglio chi è questa Moore. Dall'altra avremo un elenco più preciso delle « sue » ragioni, che saranno insensate. Semplicemente si è allungato l'elenco. Qualcosa di brutto torna a ripetersi, appunto, come nella fiaba e nel mito. Qualcuno si ferma a notare che questa volta siamo di fronte a tentati delitti di donne. Non mi pare che ci sia alcuna luce in questo fatto. In tutti i Paesi occidentali le statistiche riportano una partecipazione delle donne alla vita criminale in proporzione allo spazio che adesso occupano nelle normali attività quotidiane. Poi c'è l'altro aspetto, su cui si concentreranno i giornali. 11 Washington Post ha pubblicato un severo articolo di critica a proposito dell'attentato di Sacramento. Lynette Fromme non solo era una ragazza di Manson che probabilmente ha avuto a che fare con l'assassinio di Sharon Tate. Ma pochi giorni prima aveva rilasciato dichiarazioni minacciose a\Y Associated Press, dichiarazioni in cui si parlava di sangue « peggio che in casa di Tate o nel villaggio di MyLay ». Eppure era là, libera, tra la folla. Questa Sarah Moore era anche lei, debitamente armata, calma, bene organizzata, col colpo in canna in attesa fuori dell'albergo St. Francis, uno dei luoghi cerimoniali di San Francisco. Ma era talmente « sospetta », negli schedari dell'Fbi. che la mattina alcuni agenti le avevano fatto una « visita ». Su questo strano dettaglio avremo rapporti e notizie. Ma non cancelleranno il fatto che lei era là, con la sua brava 38, e che il colpo, benché deviato all'ultimo istante, è stato sparato. Inoltre, come tutti hanno letto, la storia è complicata da due ombre. L'una è quella di un presunto complice che forse c'era e forse non c'era (come per Kennedy uno, Kennedy due e Martin Luther King). Metà della folla lo ha visto con sicurezza e metà ha perduto il filo nel panico. L'altro è una specie di pazzo o maniaco che va in giro mostrando ai portieri d'albergo (lo stesso albergo) un biglietto in cui annuncia l'evento. Un biglietto cioè in cui promette minacce alla vita di Ford. Mentre cercano (e trovano) il « pazzo » il fatto si compie. Di fronte a tutto questo materiale la prima raccomandazione da non dimenticare è quella dello psichiatra. Ognuno di questi fatti ne genera altri, come per un contagio fra menti disposte a questo genere di « esplosione » pazzesca. Sono in molti a ricordare che dopo il delitto-simbolo di Sharon Tate e dei suoi amici, molte altre stragi, non più, non meno motivate di quella di Manson (cioè da pazzi) hanno avuto luogo in California e in America. Dunque, certo, funziona il contagio. E questa ipotesi elementare non va scartata se dobbiamo tener conto del consiglio che di solito dà un medico quando si affaccia a esaminare un caso difficile: « Tenersi pronti al peggio ma propendere sempre per la spiegazione più semplice. Nove volte su dieci è la vera ». Intanto però, se il medico è bravo, raccomanda le « analisi ». Queste « analisi » ci direbbero che la nuova sindrome del « delitto presidenziale » è certamente in relazione al fatto che la campagna elettorale è ormai cominciata in America. Prima cosa sale la febbre dei più disposti alla tempesta nervosa. Ma la tensione latente è ben percepibile se si pensa che le elezioni del 1976 saranno probabilmente le più importanti dai tempi di Roosevelt. C'è il problema della crisi economica, quella dei rapporti col mondo, e c'è in gioco tutta l'immagine del futuro per una delle grandi potenze, probabilmente la più grande potenza del mondo. * * La faccia di Ford è ormai una faccia elettorale. Contro la faccia di chi? Dieci, venti, trenta candidati sono sulla linea di partenza, ma non mettono insieme, ciascuno, neppure una piccola folla. Tutti pensano a Kennedy. Kennedy non è sulla scena, ma lo è la sua ombra, l'ipoteca della sua forza. Vincerebbe — dicono i sondaggi di opinione — con un margine grande, forse grandissimo. Anche per ragioni fisiologiche, l'America è pronta a un cambiamento drammatico. Sindacati, minoranze, classe media, opinione giovanile, intellettuali, masse urbane, non mostrano molti dubbi. E i raccoglitori di opinione dicono di non avere mai avuto la vita tanto facile. La gente parla volentieri, vuota il sacco, non si fa pregare per rispondere. E — con un buon margine — ripete: Kennedy. Non c'è alcuna ostilità per la faccia solida e aperta di Ford. Ma quest'onda del cambiamento spazza l'opinione americana ■— o così sembra — da una costa all'altra. Ora il nome di Kennedy polarizza ed evoca la febbre della pistola. Si può dire che Ford è un'immagine vicaria, un bersaglio interposto, Io sfogo a un bisogno patologico di colpire la faccia nascosta dell'America che è in attesa? Intanto si discute fervidamente in America, se i servizi segreti, l'Fbi e le polizie locali non siano sistemi imperfetti, decisamente incapaci di bloccare questo tipo di rischio. Mi sembra una falsa questione. L'America ha rivelato cose tremende di se sressa, negli anni intorno alla caduta di Nixon. Ma, appunto, le ha rivelate. In una democrazia scoperchiabile, dove tutto si viene a sapere e il candidato vive del rapporto diretto con la sua lolla, come si può fare barriera? Ora sempre più spesso si scopre che la folla, la classica forza dell'uomo politico americano, è anche il suo rischio mortale. Si uniscono insieme, in uno strano momento della storia, il destino del tiranno — che la folla deve temerla e perciò tenerla a distanza e reperirla — e quella del leader americano che si nutre della massa che gli corre incontro. Nel 1960 si è cominciato a capire che John Kennedy avrebbe vinto contro Richard Nixòn quando si sono visti, a New York, milioni di persone che andavano a stringersi intorno a lui, in piedi da solo sul rimorchio di un camion. Pare che il servizio segreto faccia da quindici a ventimila « interviste» all'anno (cioè visite, colloqui, indagini) con assassini probabili. Soldi sprecati dicono molti in America, quando il leader politico cerca lui stesse il contatto con quei milioni di persone che sono la sua unica forza. Fra quei milioni c'è il pazzo, anzi una catena di pazzi. O c'è una catena di cui i « pazzi » sono solo gli anelli? Qui la politica sfuma nel mistero esaltante della fantapolitica. Nella persuasione di molti, anche esperti e giuristi, le inchieste restano aperte, nonostante i sigilli formali, e non portano mai a una persuasivo parola « fine ». Forse è meglio pensare all'America come a quel tipo di architettura in cui i tubi, i fili, i congegni, le prese d'aria, gli interruttori, tutte rimane bene esposto e in vista Altri tipi di costruzione — c regimi — coprono tutto di mura e pannelli. Se scatta una scintilla mortale non si vede e non si sente, non subito. Diventa leggenda, o smentita o dibattito ideologico che dura per anni. In America il sangue si vede, fin dalla prima goccia. Come sul pianerottolo del Lorraine Motel di Memphis dove King è stato abbattuto una sera di aprile. I negri hanno deposto in quel punto un mazzo di fiori e poi hanno continuato a fare esattamente ciò che dovevano fare. Si è visto il sangue, il delitto, il dolore, la mezza verità o il mistero. Ma la storia non si è fermata. Furio Colombo