Era informatrice dell'Fbi e "rivoluzionaria,, la donna che ha attentato alla vita di Ford

Era informatrice dell'Fbi e "rivoluzionaria,, la donna che ha attentato alla vita di Ford Era informatrice dell'Fbi e "rivoluzionaria,, la donna che ha attentato alla vita di Ford Sarah Moore, 45 anni, aveva collegamenti anche col gruppo che rapì Patricia Hearst - Critiche all'operato del servizio segreto (Nostro servizio particolare) ! San Francisco, 23 settembre Per la seconda volta in diciassette giorni, il presidente degli Stati Cniti, Gerald Ford, è scampato a un attentato; e per la seconda volta a cercare di uccidere Ford è stata una donna. Il 5 settembre, a Sacramento, fu la ventisettenne Lynne Fromme a puntare la pistola sul presidente; ieri, a San Francisco, è stata Sarah Jane Moore, una donna di 45 anni, che solo per l'intervento di un agente non ha potuto portare a termine il suo proposito. Ma come nel caso della Fromme la vicenda si arricchiva di chiaroscuri per l'appartenenza della giovane alla setta di Charles Manson, il responsabile della strage di Bel Air in cui venne uccisa anche l'attrice Sharon Tate, così per la Moore l'episodio si colma di implicazioni alla luce di tre notizie: la Moore è stata per circa un anno informatrice del Federai Bureau of Investigation (Fbi); la Moore era collegata ad alcuni movimenti radicali, e ha preso parte alla distribuzione di viveri chiesta dall'Esercito di liberazione simbionese al miliardario ! Hearst come parte del riscat- !to per liberarne la figlia Pa-1tricia (che successivamente!avrebbe invece abbracciato la icausa dei suoi rapitori e che è istata arrestata pochi giorni fa dopo una lunghissima cac- jeia); la Moore, il cui nome ]rientrava nella lista delle persone potenzialmente pericolose, ha ricevuto domenica la visita della polizia: la donna è stata trovata in possesso di una pistola calibro 44, che è stata sequestrata, ma per la Moore non si andava oltre la citazione in giudizio, sicché ella poteva attuare ieri il suo tentativo dopo essersi munita di un'altra rivoltella. Sono tre notizie che inducono ai più svariati interrogativi sui moventi e sugli eventuali mandanti della donna, e che nello stesso tempo spiegano in pieno le critiche mosse al servizio segreto (malgrado la difesa d'ufficio di Ford, che ne ha definito il compor-tamento «meraviglioso»), responsabile di aver lasciato per due volte che una persona inclusa nell'elenco dei «so- spetti» giungesse, armata, a pochi metri da Ford, Sarah Moore (che viene de finita dai giornali americani <<un personaggio contraddillo rio», «una donna bizzarra», <(Una persona dal passato po nedrico») è ora in prigione, e il giudice ha fissato, per la libertà provvisoria, una cauzione di mezzo milione di dollari (circa 340 milioni di lire). Nata nel 1930 nel West Virginia, da una famiglia della medioalta borghesia, per molti anni ha condotto la più normale delle esistenze. Sposata a un funzionario televisivo, faceva la casalinga e apparteneva a uno dei tanti circoli sociali sparsi negli States. Ebbe un figlio, che ora ha 9 anni, e poi qualcosa in lei cambiò. Divorziata dal marito, s'impiegò come contabile (ma da alcuni mesi è senza lavoro) e, col nome di «Sally», divenne simpatizzante di movimenti quali l'Esercito di liberazione simbionese, l'Unione detenuti uniti, l'Associazione dei reduci di guerra del Vietnam, che si batte contro ogni conflitto. Quando Patricia Hearst fu rapita e come parte del riscatto fu chiesta dai simbionesi la distribuzione ai poveri di viveri per centinaia di migliaia di dollari, la Moore fu una delle persone che si occuparono della consegna dei pacchi. Ma accanto a questa vita «radicale», la Moore ne viveva un'altra «reazionaria»: nel 1973 s'era presentata all'Fbi di San Francisco, offrendosi di fornire informazioni sui movimenti clandestini. Per qualche mese non ricevette altro compenso che un «rimborso spese» ogni volta che portava al Bureau qualche particolare, ma dal giugno '74 al giugno '75 — lo ha ammesso l'Fbi stesso — fu regolarmente ingaggiata come «possibile informatrice di questioni si sicurezza». Tuttavia, i vari gruppi ai quali era collegata non lardarono a sospettare in lei un'infiltrata, e la emarginarono. La donna cercò di riguadagnare la perduta fiducia svelando a un giornale radicale, il doppio ruolo giocato in quei mesi, ma la cosa non bastò a riammetterla nei ranjghi traditi. Da allora ha contiI nuato a rilasciare interviste ! nelle quali denunciava i propri trascorsi, alcuni dei quali probabilmente chiusi non in modo definitivo, se è vero, come sembra, che quando giovedì scorso avvenne la cattura di Patricia Hearst fu proprio la Moore a informarne due stazioni radio locali, prima ancora che l'Fbi avesse diramato l'annuncio ufficiale. Domenica sera, alla vigilia della visita di Ford a San Francisco, la Moore riceve la visita della polizia. «Qualcuno ci ha detto che lei ha una pistola. E' vero?». La donna risponde di sì, apre la borsetta e ne trae una calibro 44, che consegna agli agenti. L'arma è scarica, e per questo motivo la Moore viene citata in giudi zio ma lasciata a piede libero. Subito dopo telefona a un ispettore di polizia e chiede di essere arrestata. Perché? Perché sennò « avrebbe potuto cominciare a mettere alla prova il sistema ». L'ispettore avverte il servizio segreto, che manda due agenti dalla Moore, ma « durante l'interrogatorio non vi fu alcuna indicazione che la signora mostrasse interesse per il presidente o costituisse per lui un pericolo. Su questa base non fu posta sotto sorveglianza ». Il giorno dopo la Moore ha una altra pistola, una cai. 38. «Se avessi avuto la mia — dichiara dopo l'arresto — non avrei sbagliato». Nulla dice sui motivi del suo gesto, solo esprime la preoccupazione di non poter andare a prendere suo figlio a scuola. Questa sera il magistrato dovrà decidere se tarla sottoporre a perizia psichiatrica. A Washington, frattanto, dove il presidente Ford è tor- nat0_ ancora un pQ. scosso ma deciso a continuare nei modi consueti il suo giro di conferenze in vista della campagna presidenziale che culminerà nelle elezioni dell'anno prossimo, il servizio segreto viene sottoposto a un fuoco di fila di accuse. Alcuni deputati hanno chiesto l'apertura di un'indagine, altri chiedono leggi più severe sul controllo delle armi. Le probabilità che il Congresso approvi simili provvedimenti, tuttavia, sono scarse. Il senatore Anderson ha detto: «Forse, per smuovere il Congresso, ci vuole un assassinio riuscito». r. s. (A pag. 3: « Pistole contro il Presidente » di Furio Colombo). • •' '•'• •••• • •'.'•. ré Sarah Moore San Francisco. Il presidente Ford, pallido e scosso, si affacela sopra il tetto della sua auto dopo lo sparo (Tel. Upi)

Luoghi citati: Sacramento, San Francisco, States, Vietnam, Washington, West Virginia