E' nata per il Mezzogiorno la nuova politica economica

E' nata per il Mezzogiorno la nuova politica economica Un dibattito alla Fiera del Levante di Bari E' nata per il Mezzogiorno la nuova politica economica i Dal riostro inviato speciale) Bari, 20 settembre. Con una cruda analisi della crisi agrìcola e una serie di proposte radicali, oggi a Bari si è tenuta a battesimo la nuova politica economica del Mezzogiorno, che sovverte gli schemi produttivi fin qui seguiti. L'interesse del dibattito non sta soltanto nella sollecitazione ad una svolta agricola basata sulla programmazione (a che serve produrre olio d'oliva, vino, pomodori se non si riesce poi a venderli?), ma anche nell'avvertimento a non cadere nella demagogica affermazione che lo sviluppo del Mezzogiorno deve essere affidato soprattutto all'agricoltura. La conclusione, dopo una trentina di interventi durati quasi dieci ore, è stata questa: nessuna posizione antitetica tra agricoltura ed indu- stria, ma complementarità fra i due settori: il primo do vrà produrre meno pomodori, meno olio d'oliva, meno vino, meno agrumi e dedicarsi più attivamente alla zootecnia; il secondo dovrà abbandonare le «cattedrali nel deserto» e impiantare una fitta rete di piccole e medie aziende, meglio se collegate col settore primario per trasformare e conservare i prodotti della terra. L'occasione per questo dibattito è stata la «Giornata del Mezzogiorno», un tradizionale appuntamento che la Fiera del Levante ha dedicato quest'anno al settore agricolo. Ne hanno discusso ministri, studiosi, economisti: Andreotti e Morlino, titolari del Dicastero degli Interventi per il Sud e delle Regioni; Lobianco, Compagna e Scardaccione, sottosegretari all'Agri- coltura, al Mezzogiorno e(ì | all'Interno, il prof. Saraceno, presidente della «Svimez» ! (Associazione per lo sviluppo ; dell'industria ne] Mezzogiorno) e il direttore della stessa «Svimez», Dell'Angelo, che ha svolto la relazione di base, il presidente della Regione Puglia Rotolo. Le produzioni tipiche meridionali (ortaggi, agrumi, olio d'oliva, uva da tavola, vino) , hanno incominciato ad avere ! il fiato lungo circa dieci an- ni fa, dopo un ampio perio- ido favorevole. « E le difficol- ! tot sono da ricercarsi soprattutto nella mutata situazione dei mercati, sia italiani che stranieri: nel nostro Paese, per j ' i ro detto Dell'Angelo - ! molti prodotti, siamo pros simi alla saturazione: all'estero i nostri prezzi non sono competitivi, per la concorrenza dei Paesi in via di sviluppo, che sfruttano la mano d'opera con bassi salari. Compagna ha spiegato che la crisi non si è avuta perché è stata trascurata l'agricoltura in favore dell'industria; essa è stata invece causata dalle difficoltà sopravvenute per le produzioni concorrenti, sui mercati I di esportazione, con quelle dei Paesi mediterranei e alle difficoltà che si frappongono all'avvio di produzioni con- ! correnti, sul mercato in- i terno, con quelle continentali ». Ad aggravare le difficoltà vi sono stati errori di mercato: in dieci anni le nostre esportazioni di agrumi sono scese da oltre sei milioni a meno di quattro milioni di quintali, soprattutto perché un terzo delle arance e dei mandarini italiani non sono graditi ai consumatori europei. Se si dovranno ridurre o quanto meno contenere le coltivazioni irrigue mediterranee, quale futuro avrà il piano idrico che, come ha detto Andreotti, a ritmo di centomila ettari annui porterà nel 1980 ad un milione di ettari la terra irrigata nel ' Sud? La risposta è venuta ] dal presidente della Puglia ; Rotolo: « / centoquaranta ! miliardi per il completamen- j 1o dell'acquedotto del Pertu- \ sillo sono appe?ia sufficienti j a spegnere la sete dei paglie- \ si: occorrono ben altri finanziamenti per realizzare quel piano irriguo senza il quale ; cadrebbe ogni discorso di rinnovamento per la nostra agricoltura ». Ha aggiunto Dell'Angelo che anche se solo la metà dei 310.000 ettari dove arriva l'acqua sono oggi utilizzati con colture irrigue, i programmi restano validi; a parte gli usi domestici ed in-1 dustriali, l'acqua potrà essere i utilizzata per produrre man- • gimi necessari agli alleva- ■ menti. Perché è proprio sulla zoo- tecnìa — ha detto ancora j Dell'Angelo ed hanno confer-|mato più avanti Compagna, i l'on. Macaluso (pc) e Lobian-! co — che dovrà basarsi la ri- j conversione agricola del Mezzogiorno. Gli allevamenti, a differenza delle colture ortofrutticole, non si fanno solo in pianura, ma anche nelle zone collinari e montane. Ed è molto importate dedicare risorse a queste plaghe meri dionali, per evitare che diven tino un « Mezzogiorno nel Mezzogiorno ». Per l'agricol tura meridionale sembrano quindi profilarsi radicali mu tamenti di indirizzo, che ri chiederanno ingenti costi e difficoltà di avvio per le nuove produzioni, « costi che pos- sono essere fronteggiati solo con 7nisurc di sostegno analoghe — sono parole di Dell'Angelo — a quelle richieste da un'industria nascente ». Chi dovrà fornire questo denaro? Innanzi tutto dovrà esserci nella Cee una solidarietà che finora è mancata, e che dovrà concretizzarsi in interventi di politica regiona- le. In secondo luogo, le Re gioni e la Cassa dovranno avere a disposizione fondi ne cessari per i nuovi interventi. Riprendendo la polemica sulla Cassa per il Mezzogiorno (i comunisti vorrebbero a bolirla, i socialisti sono incer ti, democristiani e repubbli cani vogliono che continui a vivere), Andreotti ha affermato che « non è impossibile conciliare il rispetto delle autonomie regionali con il mantenimento dì una struttura unitaria di coordinamento e propulsione per la politica meridionalistica il che vuol dire che la Cassa potrà coordinare gli interventi interregionali ed i grandi progetti, mentre alle Regioni saranno affidate le opere minori ». Compagna ha aggiunto che già si stanno attuando alcuni progetti speciali per il Mezzogiorno, come quelli dell'irrigazione e della zootecnia, e che ora è necessario anche un forte impegno delle Regioni per applicare le direttive comunitarie le quali dovrebbero tra l'altro ridurre la piaga dei « fazzoletti di terra ». L'impegno regionale è stato difeso dal ministro Morlino, cui hanno fatto seguito una serie di accesi interventi di agricoltori e coltivatori diretti, i quali hanno accusato il governo di non difendere abbastanza i nostri interessi in sede comunitaria, con il risultato che si distruggono beni di consumo, mandando nel. lo stesso tempo in miseria coloro che li producono. Livio Burato

Luoghi citati: Bari, Puglia