Dal "tesoro,, di Leonardo di Marziano Bernardi

Dal "tesoro,, di Leonardo Esposti da oggi a Torino i disegni della Biblioteca Reale Dal "tesoro,, di Leonardo Fra i 13 fogli mirabili, l'autoritratto a sanguigna e lo studio per l'angelo della "Vergine delle rocce": "il più bel disegno del mondo" - Nel "Codice sul volo degli uccelli" la profetica annotazione sul volo umano Proclamò davvero il Berenson essere « il più bel disegno del mondo » lo studio di figura femminile per l'angelo dipinto nella parte destra del quadro « La Vergine delle Rocce ». il capolavoro di Leonardo da Vinci ch'è al Louvre? Questo giudizio riferito a uno dei più preziosi disegni conservati nella Biblioteca Reale di Torino non si trova scritto nelle opere del celeberrimo conoscitore o — com'egli amava definirsi — « consumatore d'arte ». Forse fu da lui dato a voce e poi da altri divulgato. Forse ebbe origine, per equivoco, da un'affermazione quasi analoga (,« uno dei disegni più belli, oso di- re, del mondo») di un altro illustre studioso d'arte, sir Kenneth Clark, presume adesso un terzo competentissimo « leonardista ». Carlo Pedretti. Comunque, la contemplazione di codesta figura tracciata a pulita d'argento, con tocchi di biacca, su un foglietto di carta preparala ad ocra chiara, di centimetri 1S.1 per 15,9, cos'i fa- ceva scrivere al Berenson: « E' una delle più belle realizzazioni di tutta l'arte del disegno. Non so ciò che mi procura maggior piacere, se la qualità del contorno o la squisita fermezza del mo- dellato, se la bellezza enigmatica della concezione o la facilità apparente dell'esecuzione ». Ora questo foglio, che non appariva più in ìiubblica esposizione a Torino dal 1950, cioè dalla « Prima mostra dei disegni italiani della Biblioteca Reale di Torino » curata da Aldo Bertinì (e si sappia che di questi disegni, in numero di 700. tutti riprodotti, esiste il catalogo critico compilato dal Berlini stesso, edito nel 1958 dall'Istituto Poligrafico dello Stato; mentre per i « Disegni di maestri stranieri » della medesima Biblioteca abbiamo il recente catalogo di Gianni Carlo Sciolla. 441 numeri, pur essi tutti riprodotti, pubblicato nel 1974 dall'Associazione Piemontese dei Bibliotecari), questo foglio sublime diciamo — è visibile da chiunque voglia vederlo nella « Mostra dei disegni di Leonardo » che, presentata nella magnifica aula della Biblioteca Reale dal suo direttore Giuseppe Dondi. si inaugura stamani alle 10,30 con un discorso sul nuovo ordinamento dell'amministrazione dei Beni Culturali pronunziato dal ministro Giovanni Spadolini nella Sala Bianca del Palazzo Reale; mostra che durerà fino al 31 ottobre. Tra arte e scienza Per i disegni e i codici vinciani della Biblioteca creata verso il 1840 da Carlo Alberto nella manica del Palazzo Reale sotto l'Armeria, dotata dei severi armoniosi scaffali forse disegnati dal bibliotecario Domenico Promis, Torino non può competere con gli altri maggiori centri di collezioni leonardesche, come l'Ambrosiana di Milano o il Castello di Windsor. Ma alcuni dei fogli torinesi, oltre il codicetto sul « Volo degli uccelli » famoso anche per la profezia del primo volo umano, uguagliano e talora vincono per splendore artistico ed interesse scientifico le più celebri carte dell'immenso « corpus » diviso tra Londra e Parigi, Madrid e Venezia. Firenze ed Oxford, ed altri luoghi. La loro pubblica esposizione, dopo tanto tempo che giacevano in cassaforte ignorati dalle nuove generazioni, è dunque pienamente giustificata, anche se avremmo preferito rivederli nel quadro organico di una mostra didattica che desse ai visitatori meno culturalmente preparati più completa misura del genio di Leonardo; vale perciò la pena di illustrarli a chi ancora non li conosce, sulla traccia duplice del libro di Aldo Berlini, e del minuzioso, esaustivo catalogo redatto per quest'occasione da Carlo Pedretti, preceduto da una presentazione di Luigi Firpo. Genialmente l'illustre studioso del Rinascimento, che intitola il suo saggio « Leonardo a Torino », esamina gli interessi naturalistici, scientifici dell'artista nei riguardi della regione piemontese da lui identificata non nella sua entità storica ed etnica, politica e ambientale, ma nell'unità geografica della « Longobardia ». Rifa poi la storia del « Codice del Volo degli uccelli », conservato nella Biblioteca Reale, e minutamente lo analizza in pagine bellissime dove l'acutezza filologica è ravvivata dall'interpretazione poetica delle intuizioni leonardesche. Infine nota certe rispondenze segrete che, sia pure con accostamento casuale, sembrano correre tra alcuni disegni della Reale ispirati da un ideale di eroismo virile ed il vecchio Piemonte austero e guerresco. I disegni di Leonardo alla Reale sono tredici, o quattordici, secondo le aiiribu- zioni. e qui li citiamo in un ordine che presumibilmente corrisponde all'ammirazione ; che gli tributerà il pubblico. ' In cima a tutti, vertice artistico dell'espressività e dell lo stile del sommo toscano, j sta l'« Angelo» cui abbiamo accennato in principio. | L'Heydenreich una ventina di j anni fa consigliava di guardarlo con una lente per rendersi conto dell'impareggiabile abilità con la quale il tratteggio e condotto per definire, con un chiaroscuro uniformemente modellato, il volume con la massima chiarezza. Il Clark insiste sulla « idealizzazione nel senso gotico » e sulla « pienezza dell'affermazione plastica ». Ma subito dopo, un gradino più in basso per emotività poetica, però dì pari altezza stilistica, viene l'universalmente noto « Autoritratto » a sanguigna, cm 33,3 per 21,3, entrato nella Biblioteca — come quasi tutti i disegni che essa possiede — col grande acquisto fatto da Carlo Alberto nel 1S45, per un prezzo irrisorio, della collezione del chierese antiquario amatore Giovanni Volpato. Il mistero della provenienza dì questo capolavoro — nota il Pedretti — ne accresce il fascino. Nei segni confusi d'un rigo di scrittura la macrofotografici rivela sui foglio una sola parola leggibile: « Lionardo », seguita dalla frase incerta « stesso assai vechio ». Dì quale età? Il Popham sostiene sessantanni, datando cosi il disegno 1512; l'Iìeydenreìch lo sposta fino al 1515, poco prima che Leonardo si recasse in Francia dove mori nel 1519. E' l'immagine di un vegliardo, ma il De Beatis testimoniò che nel 1517 l'artista, a Cloux, appariva assai più vecchio di quanto non fosse. « Di quegli ultimi giorni della vita decaduta — scrisse mezzo secolo fa Aldo De Rinaldis in un libro eccellente — ci resta soltanto In rua mirabile immagine senile — freddi occhi che scrutano, bocca fortemente serrata con un senso di recondita amarezza — nell'autoritratto, tutto levità di quasi aerei segni, che si conserva nella Biblioteca Reale di Torino ». Ed è un'immagine arcana, addirittura simbolica della condizione umana, che fa riandare la memoria alla famosa pagina del Pater sulla « Gioconda »: « Tutti i pensieri e tutta l'esperienza del mondo hanno lasciato in essa il loro segno e la loro impronta, per quanto han potere di raffinare e di rendere espressiva la forma esteriore ». Dove la rinvenne il | Volpato? Forse in Inghilterra? Ad ogni modo l'ipotesi del Beltrami che, appartenuta all'Ambrosiana e qui rej quisita dai francesi nel 1796 I non vi avesse fatto ritorno nel 1815. non regge perché | egli confuse il disegno con i un altro; e che la sanguigna • di Torino sia « l'unico auto: ritratto autentico di Leonar| do » è stato riconfermato anche recentemente da André Chastel. Esitiamo ora, nell'altra die! cina di disegni, a quali dar la I precedenza dal punto di vii sta della piena realizzazione | artistica. Il Berlini giudica j « splendido » lo studio della j testa d'uomo barbuto visto di i profilo, di tre quarti, di faccia, da ascrivere agli ultimi anni del Quattrocento, cioè alla dimora milanese di Leonardo. Potrebbe essere uno studio per un ritratto, e dilani vi fu chi volle riconoscervi — ma attraverso il troppo incerto confronto con i uh dipinto — le fattezze di Cesare Borgia, al cui servizio il Vinci fu nel 1502; certo la indagine d'una caratterizzazione fisionomica vi è spìnta 1 con una risolutezza che emù' la la forza plastica della figura. Gli porremo accanto lo stupendo studio di combattenti ignudi, di donne, e dì cavalli impennati e al trotto ed al galoppo, che ad evidenza ha ' rapporti coi tanti disegni per 'la preparazione 11503-1505) del cartone della « Battaglia d'Anghiari ». quando Leonardo entrò in gara con Michelangelo dando vita a una delle due immagini che, nella sala del Consiglio del palazzo \ della Signoria a Firenze, « in ■ mentre che gli stetteno in pie I - scrisse nella « Vita » il ; Ccllini — fumo la scuola del mondo ». Non v'è dubbio che Raffaello abbia copiato o da questo foglio o dal cartone della «Battaglia» l'ignudo j che impugna la spada, perché ; lo si ritrova identico nel ! «Giudizio di Salomone» da i lui affrescato nella Stanza ! della Segìiatura in Vaticano. Pur restando per lo studio! so specialista lo per l'artista ■ che vuole imparare ) di gran! dissimo interesse gli studi di particolari anatomici umani \ ed equini, dì insetti, di mec; conica (una mezza dozzina dì fogli), sono quelli ora accennati i disegìii che più coli piranno il visitatore. Ma la I sua attenzione sarà ancora attirata dalla supèrba « Testa ! virile coronata di lauro », [sanguigna sicuramente deri: vaia da un modello classico, , che può essere datata negli anni immediatamente succesI sivi al cartone della « Batta-, glia »; dalla Ercole col leone '• nemeo », un carboncino che il Berlini esclude dal catalo! go vinciano per la « qualità ' non degna di Leonardo », ma I che il Pedretti. dopo il Frìzzoni, ha nel 1958 ripropoi sto come autografo Iconari desco, sostenuto nell'attribu. zione dal Popham. dal Goidd. :dal Clark: e soprattutto — esempio delle straordinarie attitudini inventive del prodigioso artista-scienziato — il progetto di « Due carri da ; guerra d'assalto » che, trasci\ nati da coppie di cavalli al galoppo, dovevano con le loro lunghe falci in movimento rotatorio tagliare a pezzi i nemici penetrando nelle schiere avversarie a guisa dei | moderni carri armati: un progetto che si inserisce tra le molle proposte contenute nella ben nota lettera di autopresentazione a Lodovico il Moro e perciò databile al principio del primo soggiorno a Milano, come altri disegni affini dell'Ambrosiana, di Windsor, del British Museum. Lunghe peripezie Ai fogli sciolti si affianca I il « Codice sul volo degli uccelli », già dell'Ambrosiana per il dono di Galeazzo ArJ conati, portato a Parigi nel ' 1796, non restituito nel 1815, . rubato prima del 1848, ritroI vato vent'anni dopo dal conj te Giacomo Manzoni a FiI renze, e dopo vari altri passaggi di proprietà, tra le quali quelle di Teodoro Sabachnikoff che con il pittore fontanesiano Giovanni Piumati lo pubblicò in facsimile, e della regina Margherita di Savoia, completato delle carte che nelle sue fortunose vicende gli erari state sot¬ tratte, pervenne alla Reale. E' in questo quadernetto datato 1505 dallo stesso Leonardo ima la data è discussa da Giuseppe Dondi in uno studio di prossima pubblicazione) che si trova l'orgogliosa profetica annotazione, forse involontariamente scandita in endecasillabi: « Piglierà il volo il primo grande uccello / sopra del ' dosso del suo magno Cécero, / [il monte Cécero, presj so Firenze, doveva esser se. de dei progettali esperimenti | di volo, ma "cécero" equivale anche a "cigno"] emI piendo l'universo di stupoI re / e di sua fama tutte !e i scritture, / e groria etterna i al nido dove nacque ». Ai disegni originali vìnci»I ni e al codicetto sono poi aggiunti nove disegni di artisti seguaci di Leonardo, facsimili di altri codici, un modellino idraulico costruito dall'Istituto di Idraulica del Politecnico di Torino, e due modelli dì macchine volanti. Quest'appendice compensa soltanto in parte la mostra didattica (sul tipo di quella di Jacopo della Quercia ora aperta a Siena), ricca di fotografie e didascalie, che airemmo desiderato perché il pubblico anche più semplice [potesse capire l'infinita complessità dello spirito Iconar! desco: capire la sua innovaì trice visione dell'universo concepito — secondo il Bodmer — « non più come una forma assolutamente definita, ma come un movimento continuo e universale che, rinnovandosi eternamente, genera e produce innumerevoli cambiamenti e trasformazioni nella natura, si concreta nel movimento del corpo umano... e trova la sua espressione più alta nel campo ancora del tutto inesplorato del movimento dell'anima...». Questo movimento dell'anima si chiarisce soltanto se si pone il disegno dell'« Angelo » in rapporto visivo con il quadro della « Vergine delle Rocce », od almeno con una sua grande riproduzione fotografica. Ciò che non si è fatto. i Per contro la mostra, per la estrema fragilità dei tesori esposti, può assumere un . valore di monito. Non sap! piamo che cosa dirà il ministro Spadolini nel suo discorso, ina ci auguriamo che tocchi anche della conservazione e tutela delle opere ] d'arte. Sappiamo invece che ' questi fogli leonardeschi ! hanno corso il pericolo d'es; sere illuminati, nelle infelici | vetrine, da sorgenti luminose I fluorescenti che potevano i comprometterne l'integrità, e che il rischio è stato sventa. to all'ultima ora dall'energico i e sapiente intervento (da noi sollecitato e dal dott. Dondi accettato) dell'architetto Cesare Volpiano. ferratissimo \ in museografia. In tema poi ì di conservazione e tutela (e ; qui è in ballo Leonardo, che non è dir poco) bisogna che si sappia — e certo il ministro Spadolini lo sa — che la Biblioteca Reale di Torino potrebbe bruciare di notte come uno zolfanello, come bruciò nel 1904 la Bibliote' ca Nazionale torinese, senza un tempestivo intervento perché priva di custodia notturna. Questa custodia, infatti, di cui gode la soprastante Armeria Reale, non è contemplata dal « regolamenI to ». Marziano Bernardi / / • / i ■ ■ : Leonardo: l'Angelo per "La Vergine delle Rocce", conservato a Torino