I ricchi bauli dell'infanzia
I ricchi bauli dell'infanzia Le "confessioni,, gustose e irriverenti di Tucci I ricchi bauli dell'infanzia Nicolò Tucci: « Confessioni involontarie », Ed. Mondadori, pag. 270, lire 3500. Quando uno scrittore racconta le sue « memorie lontane » (ci piace, nel caso del narratore di cui ci occupiamo, parlare di « memorie lontane » riferendoci — per la delicatezza dell'humour che i due libri hanno in comune — al lungo racconto dello scrittore fine-ottocento Guido Nobili che porta appunto questo titolo) deve chiamare a raccolta le sue virtù più rare, più diffìcili. Una di queste virtù, è il sa- i per tener presente quanto i ricordi personali, sentimental- | rnente importanti per chi li ' narra, possano essere letterariamente avvincenti per i lettori. Specialmente quando uno scrittore rovista nell'infido baule dell'infanzia e del l'adolescenza, dove cogliendo nel bric-à-brac del fragile e del venerando, del presunto e dello sfocato, c'è il pericolo di tirar fuori gli orpelli noiosi, le suppellettili sbagliate. Quell'anziano — ma non poi molto — signore dal volto che ricorda un fiero e lievemente affaticato Van Dyck, che è Niccolò Tucci (vive a New York da tanti anni, parla un italiano dall'accento toscano, ha scritto diversi ro manzi e saggi) è riuscito, sce gliendo nel suo baule, a scar tare le suppellettili sbaglia- te, a essere gustoso e irriverente, mai cordiale, spesso perso nell'incanto del suo stesso parlare, del suo cucire scampoli smaglianti di conversazioni familiari, discorsi a tavola, nella stanza dei ragazzi, di giorno, di notte. Dai suoi ricordi primo NoI vecento vengono fuori — ol' tre, s'intende, una storia ita; liana con venature di luo1 ghi « molto » stranieri per quei tempi in cui straniera semplice era solo la Francia 1 — tre ritratti indimenticaj bili. La madre russa, dal cai rattere della russa elegante! mente e impetuosamente col| ta: con sdegni che si chiudono in una parola soavissima, j ■ un po' affabulante nei suoi i 1 scialli e cappelli démodé che j immaginiamo adornare una j bellezza solenne, con quella i sua sorta di altera devozione ' al marito e ai figli. Il padre, i che parla l'apulo partenopeo dei pugliesi che si rivolgeva! no, per la loro formazione ! culturale, al loro immediato ! settentrione, cioè a Napoli: ■ medico condotto solerte e 1 caparbio, uomo di una sagi gezza arcaica screziata di e rudizione classica che egli usa Ianche per farsi il verso, per ivincere l'amarezza dei nuovi tempi che incalzano, della velocità che intorno agli anni del Futurismo vorrebbe , .alzarsi sui « vecchiumi » del !lessico e dei sentimenti. !E poi Kostia, il fratello in-1ternazionale, che fuma siga- irette dal bocchino dorato nei !vagoni letto che vanno a set- |tanta all'ora, usa pennelli da 'barba d'avorio, parla con l'im- ;peto dei toni marinettiani di !'pubblicità e di pubbliche re ; lazioni, generoso, bello, contestatario, ambiguamente, misteriosamente snob. Se un grande romanzo russo venisse ridotto a fumetti, Kostia avrebbe « le physique du róle » per interpretare la parte di un personaggio importante: ma questo non vuol dire, intendiamoci, che Kostia sia un personaggio da non prendere sul serio, tutt'altro, è la figura più densa e contraddittoria, delle tre. Occasione del viaggio nei ricordi di Tucci, è il trovarsi in uno « spazio emotivo » particolarmente fervido: un paese (del Sud italiano) dal cuore antico e dalle deformi- ta nuove volute dalla specu- lazione edilizia. Interlocutore muto, in queste memorie lon-tane, è un cavallo: un'inven- zione per raccontare più libe- ramente, per dire anche il ri- cordo che maggiormente de- . ve aver bruciato nel ragazzo che ora è l'io narrante. La storia del poemetto d'amore scritto segretamente per una brutta sartina e della vergogna che ne segui quando il padre (che anche ora si è impossessato di gran parte del libro: e con quale autorità!) se ne impossessò e lo lesse ad alta voce in famiglia aggiungendovi chiose argute e insegnamenti morali. Rossana Ombres
Persone citate: Niccolò Tucci, Nicolò Tucci, Rossana Ombres, Tucci, Tucci I, Van Dyck
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