Milano: nove anni tiasiuno ai due banditi si asserragliarono in banta con 17 ostaggi

Milano: nove anni tiasiuno ai due banditi si asserragliarono in banta con 17 ostaggi Il processo per direttissima dieci giorni dopo il drammatico episodio Milano: nove anni tiasiuno ai due banditi si asserragliarono in banta con 17 ostaggi La città visse ore cupe d'angoscia - I banditi in un primo tempo chiesero 200 milioni e un'auto per fuggire altrimenti avrebbero ucciso gli ostaggi - Iniziarono estenuanti trattative durate cinque ore: alla fine i due rapinatori si arresero Milano, 18 settembre. Vincenzo Bellardita e Nico- la Ventimiglia, i due banditi che lunedi 8 settembre, asser- ragliati nell'agenzia del Cre- dito Commerciale in piazza Insubria con 17 ostaggi, fe- cero vivere ore d'angoscia al- la città, sono stati processati per direttissima e condanna- ti a nove anni di reclusione, Il tribunale, presieduto dal doti Angelo Salvini, li ha rite- :l, i „v i* *„'f„f„ ,.„„,- nuti colpevoli di tentata rapi- na, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzio-ne d'arma e ricettazione del-l'auto, come aveva chiestol'accusa, ma la pena è stataaumentata di un anno rispet-to alle conclusioni del pm. Idue hanno ascoltato impassi-bili la sentenza emessa dopopoco più di un'ora di cameradi consiglio. Non hanno fattocommenti. Solo uno di loro, ripassando davanti al pm, ha o- mormorato «grazie». iti I due banditi che dieci gior- r- ni fa erano apparsi come le e- terrificanti immagini della za delinquenza dietro i loro pas- e- samontagna scuri, oggi sorri- al- devano quasi spavaldi. Spesso ti hanno parlottato tra loro a- scambiandosi battute sull'an- e, damento del processo e han- al no anche salutato come se e- nulI,a fosse stato alcune di „,- quelle persone che avevano pi- ^inacc£t0 di uccidere. a j Quando entrano in aula, eno-, tramDi eleganti (il Ventimiel- giia ostenta al dito un grosso to brillante), c'è poco pubblico, ta Inizia il processo. Gli interet- : rogatori dei due ricalcano lo I ! stesso cliché. «La macchina si- j per la rapina non l'abbiamo po ! rubata, ci è stata fornita da ra I una persona che conosciamo to I soZo di nome. Lo stesso le aro, j mi. L'idea di fare una rapina e nata quasi per caso e sempre per caso è stato scelto come obiettivo proprio quell'istituto di credito». Bellardita tenta addirittura d'introdurre una nota patetica: «Uscito dal carcere nel giugno scorso ho cercato un lavoro onesto, ma non l'ho trovalo. Ho moglie e due figli da mantenere...». Poi comincia la sfilata dei testimoni. Per chi ha vissuto quella giornata in cui la tragedia è stata sfiorata decine di volte sembra si parli di un altro episodio. Il commissario capo dott. Achille Serra, che condusse le trattative per la liberazione degli ostaggi, impiega pochi minuti per raccontare la sofferenza di ore di tutta una città. Conferma che i banditi chiesero 200 milioni e un'auto veloce, in caso contrario avrebbero ucciso gli ostaggi uno alla volta gettando i cadaveri in strada. Non si è neppure parlato della telefonata fatta alla moglie di uno degli ostaggi: «Dica alla polizia di andarsene altrimenti uccidiamo suo marito». Sostanzialmente il dott. Serra e dopo di lui il capitano Giovanni Digati del nucleo investigativo dei carabinieri contribuiscono a chiarire che la giornata si potrebbe dividere, grosso modo, in tre fasi. Nella prima i banditi chiedevano denaro e auto per fuggire minacciando di morte i prigionieri; nella seconda si limitavano a domandare una vettura per un impossibile tentativo di far perdere le tracce; la terza riguarda solo le trattative di resa. Durante le deposizioni dei testi s'instaura in aula un clima quasi irreale, che il rappresentante della pubblica accusa dottor Ferdinan-1 do Pomarici ha definito da , «volemose bene, all'italiana». < Due ostaggi si sono rivol- ti agli imputati con un cen- ; j no di saluto e sono stati ricambiati con un sorriso. Il difensore dei banditi, avvocato Luigi Colaleo, non ha man¬ cato di farlo notare e con le ! sue domande è riuscito a fare uscire dalle testimonianze un i quadro idilliaco di quelle otto ore di terrore. «Ci hanno trai- : I i j , „«„„„ f*Lb£nel'il?™*1*lissimi», «Abbiamo avuto un trattamento umano», queste alcune delle frasi dei testi. Il | vicedirettore della banca rapinata, Gian Carlo Angeleri, ha | riferito addirittura che il I Ventimiglia, ancora durante la rapina, prima dell'intervento delle forze dell'ordine, lo i prese sì per il colletto, ma subito dopo gli chiese scusa. Il pubblico ministero prendendo la parola sottolinea subito il clima completamente ! diverso che aleggiava dieci giorni fa in piazza Insubria. «Quei fatti — dice — hanno scosso la coscienza civile della collettività, la città è rimasta attonita aspettando la ' conclìisione del dramma». Il | p.m. ha messo in evidenza come la gentilezza dei banditi '. nei confronti degli ostaggi ! non fosse che un fatto marginale di fronte ai gravi reati commessi. Comunque il dottor Pomarici ha detto di cre-1 dere alla versione degli impu-1 tati su molti fatti; quindi non I furto d'auto, come dalle im- ; putazioni, ma ricettazione, non detenzione d'arma, ma i solo porto d'arma. La requisitoria si è conclusa con la richiesta di 8 anni e 500 mila lire ciascuno. «So che queste mie richieste saranno consi-t 1 due pers0naggi che si stronca , la criminalità. Nel quadro di < organica politica anticrimina le _ ha aggiunt0 _ ; delin ; auenti devono sapere che è derate troppo miti da molte persone — ha detto — ma j non è condannando questi \ ! i : I sempre preferibile una resa i difficile ad uno spargimento dì sangue, una pena equa. j dunque — ha concluso — non esemplare». L'avvocato Colaleo non ha molto contrastato le conclusioni dell'accusa. Si è limitato! a sostenere che non si trattò) di sequestro di persona a sco- po di estorsione ma solo di I «tentata estorsione aggravata per avere posto le parti lese in condizione di non poter agire e volere» oppure, in subordine, di sequestro di persona conclusosi però con la liberazione spontanea degli ostaggi. La pena minima prevista dal codice per questo reato sarebbe di sei mesi, ma il legale, interpellato, invita i familiari dei suoi clienti a non farsi troppe illusioni: scuote la testa e spiega sottovoce: «Hanno mantenuto le promesse fatte durante la trattativa, non hanno calcato la mano» Marzio Fabbri Milano. Familiari del Ventimiglia tra il pubblico al processo lo ei Milano. Vincenzo Bellardita c Nicola Ventimiglia (Soncini)

Luoghi citati: Milano