Scuola nuova tra un anno? di Felice Froio

Scuola nuova tra un anno? Alle medie superiori Scuola nuova tra un anno? Intervista col presidente della Commissione Istruzione della Camera: la riforma potrà essere approvata entro primavera Necessario un grande dibattito pubblico Roma, 18 settembre. E' quasi certo che la riforma della scuola secondaria superiore sarà approvata entro la primavera, in tempo utile per essere attuata con l'anno scolastico 1976-'77. La Camera dovrebbe votarla per Natale, lasciando ai senatori un largo margine per ratificarla. Questa la previsione del presidente della commissione Istruzione della Camera, onorevole Renato Ballardini, l'uomo che ha sbloccato l'avvio di Una riforma definita, per la sua portata, «quasi costituzionale». E' infatti questa la prima volta nella storia del Parlamento italiano che una grande riforma viene affrontata per iniziativa parlamentare, ossia in assenza di un disegno di legge governativo. Quello del ministro Scalfaro (governo Andreotti-Malagodi) è stato dichiarato decaduto dal successivo governo di centrosinistra; la proposta preannunciata da Malfatti non è stata ancora presentata. Ci sono invece i progetti del pei, del psi, del psdi, della de; il partito repubblicano farà conoscere presto il suo. Renato Ballardini, 48 anni, avvocato trentino, partigiano, socialista, presidente della commissione Istruzione, ci spiega i motivi che l'hanno indotto a prendere questa iniziativa fuori dal normale: «Decisi a giugno — dice — di iscrivere all'ordine del giorno della commissione la ri/orma della scuola secondaria superiore convinto di interpretare una esigenza largamente sentita nel mondo della scuola e dalle forze politiche». «Fu necessario vincere alcune esitazioni e labili resistenze che, variamente motivate, venivano dal governo. Probabilmente, il ministro Malfatti era combattuto fra l'ambizione di legare il sito nome ad una grande riforma (da Gentile a Malfatti...), e la riluttanza politico-cìilturale ad operare le scelte che essa compor tava. La decisione della commissione di aggredire il problema ha fatto cadere ogni inerzia ed ha costretto le forze politiche ad assumersi le proprie responsabilità e ad esprimersi. Ora l'iter della riforma si è messo in moto e sarà difficile arrestarlo». «Non credo — prosegue Ballardini — che sìa abnorme il fatto che la Camera lavori senza lo stimolo di una iniziativa di governo. Che il governo sia il motore del Parla mento è vero di regola e rispetto ai problemi ordinari Il nostro problema, invece, ha una rilevanza istituzionale. Una riforma come questa si fa ogni cinquant'anni, è quindi giusto che essa coinvolga l'impegno e la responsabilità dì tutte le forze culturali e politiche del Paese. Si tratta di una riforma quasi costituzionale ed è coerente che solleciti la ricerca di un accordo fra le forze dell'arco costituzionale. In questa prospettiva un'iniziativa dì governo o di maggioranza sarebbe stata più nociva che vantaggiosa». Nella prossima settimana ci saranno due sedute della I commissione; poi, per alcune settimane, lavorerà il comitato ristretto; quindi toccherà di nuovo alla commissione preparare la legge per l'assemblea. Quali previsioni si possono fare sui tempi? «Credo che le forze politiche siano sinceramente impegnate ad approvare la riforma per il 1976. Il tempo c'è, anzi il calendario dei lavori dell'assemblea di Montecitorio presenta vuoti che consentono di discutere una grande legge come questa, sempre che qualche partito interessato a sabotarla non lo impedisca ». Ballardini tiene a dire che non bastano le iniziative del Parlamento. Occorre far rimbalzare il dibattito nell'opinione pubblica: «Dobbiamo guardarci dal commettere l'errore di definire una riforma così importante senza dibattito nel Paese. Gli studenti, gl'insegnanti, i genitori, i sindacati devono per un verso arricchire il lavoro del Parlamento con le loro esigenze ed indicazioni; per altro verso devono divenire consapevoli delle ispirazioni e degli obiettivi che la riforma si propone. In modo particolare il corpo insegnante deve essere il protagonista della riforma, facendo lo sforzo necessario per adeguarsi alla nuova realtà. Insomma, va evitato l'errore commesso nel 1963, quando la riforma della media unica fu calata dall'alto su una realtà assolutamente impreparata a viverla». Come sollecitare il dibattito? Secondo Ballardini, parallelamente a quella parlamentare bisogna organizzare la discussione pubblica per iniziativa delle forze politiche e degli organi collegiali della scuola, attraverso la stampa, la radio e la tv. «Non deve accadere quello che è successo per i decreti delegati — conclude Ballardini — quando rspqspvo radio e televisione sono rimaste quasi assenti». I progetti sinora presentati prevedono un corso quinquennale e portano l'obbligo scolastico a 16 anni. Scompaiono i licei, l'istituto magistrale, gli istituti tecnici e vengono istituiti corsi di studio che in un primo periodo offrono agli allievi materie comuni e successivamente discipline caratterizzanti. Alcuni progetti prevedono due periodi: biennio e successivo triennio; quello del psi invece non suddivide il quinquennio. Per gli esami di maturità esistono posizioni diverse soprattutto per quanto riguarda la composizione delle commissioni: a commissioni esterne come quelle attuali (psi) vengono contrapposte commissioni con tutti i professori interni, tranne il presidente (pei e de); ma mentre il pei chiede che per le scuole private la commissione sia esterna, la de estende il sistema dei membri interni a tutti. Felice Froio

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