Brescia parte civile contro le bombe nere di Giuliano Marchesini

Brescia parte civile contro le bombe nere Al processo delle squadre fasciste Brescia parte civile contro le bombe nere La giunta comunale ha deciso di sostenere l'accusa contro le Sam - Fumagalli, che attuarono in città una serie di attentati (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 17 settembre. Con la costituzione di parte civile nel procedimento a carico di alcuni aderenti alle famigerate «Sam Fumagalli», la città di Brescia risponde ancora una volta alla violenza nera, chiedendo direttamente giustizia per le incursioni delle squadre terroristiche che l'hanno sconvolta. L'atto formale con cui la popolazione bresciana dichiara di inserirsi nell'istruttoria contro i fascisti è una delibera della giunta ratificata dal consiglio comunale. Hanno sottoscritto il documento anche i missini, ma naturalmente la loro adesione non è tenuta in conto, in una simile circostanza. Quello che conta è che i rappresentanti dei partiti democratici abbiano formulato questa rivendicazione dei diritti della cittadinanza così violentemente offesa in questi ultimi tempi. Brescia domanda prima di tutto la condanna di coloro che il 4 febbraio '73 mandarono un «commando» nero a collocare una bomba nella sede provinciale del psi, in largo Torrelunga: l'esplosione sconvolse i locali, fece sobbalzare decine di cittadini nel cuore della notte. I sei squadristi autori di quella impresa, provenienti dalle file di «Avanguardia nazionale», furono bloccati, processati e condannati. Ma dopo il giudizio di appello tornarono in libertà. Fra di loro c'era quel Kim Borromeo, detto «Faccia d'angelo», che qualche mese dopo sarebbe stato fermato durante un viaggio attraverso la Val Camonica su un'auto carica di condelotti di esplosivo. E c'era Alessandro D'Intino, il fascista milanese che poco più tardi sarebbe stato sorpreso nel campo paramilitare di Piani del Rascino. Questi esecutori dell'attentato alla sede socialista sono finiti nel mezzo dell'inchiesta sui piani sovversivi delle «Squadre d'azione Mussolini» legate a Carlo Fumagalli: dovranno rispondere di altri pesanti addebiti. La vicenda dell'assalto alla federazione del psi non è ancora conclusa. Restano da colpire i mandanti, che la magistratura avrebbe identificato. Contro questi personaggi il Comune di Brescia si costituisce ora parte civile, dato che lo stabile in cui è avvenuta l'esplosione è di sua proprietà. La lunga, laboriosa indagine sulle trame nere sembra ormai vicina alla conclusione, e la cittadinanza di Brescia ha voluto includere le sue istanze tra i fascicoli in cui è raccolta questa sconcertante storia di terrorismo nero. « L'urgenza di procedere — è detto tra l'altro nella delibera ratificata dal Consiglio — deriva dall'opportunità d'una presenza dell'Amministrazione comunale anche nella fase conclusiva dell'istnittoria». C'è un altro episodio di violenza fascista per il quale la città domanda condanne esemplari: l'ordigno gettato, il 3 dicembre del 1971, nel cortile dell'Istituto tecnico commerciale «Ballini», dove era stata annunciata un'assemblea di studenti democratici: anche in questo caso, gl'inquirenti sarebbero giunti a stabilire le responsabilità. Il fatto che le due incursioni terroristiche siano avvenute in edifici pubblici consente al Comune di intervenire, di farsi rappresentare in quel grande processo in cui si tireranno le somme per decine di squadristi: il legale dell'Amministrazione civica chiederà il risarcimento dei danni «materiali e morali». L'intervento dovrà essere limitato a quei due episodi, ma è evidente che la decisione del Consiglio acquista un significato molto più ampio. Il senso della delibera adottata nei giorni scorsi va oltre gli angusti limiti legali. Brescia, negli ultimi anni, ha sofferto moltissimo di violenza fascista: una catena di attentati che l'ha squassata, fatta precipitare nell'angoscia. Fino alla strage di piazza della Loggia; otto morti e oltre un centi| naio di feriti. Un mese dopo l'eccidio di Brescia, durante un convegno antifascista, il vicepresidente della Camera dei deputati disse tra l'altro: «Questo Paese sorto dai sacrifici della Resistenza ripete il suo no al fascismo. Non siamo qui per chiedere vendetta, perché questa parola non è compresa nel linguaggio dei lavoratori. Ma c'è un valore più alto: quello della giustizia. Ecco, siamo qui per chiedere questo». E' quello che ha fatto la città, presentando intanto una parte del conto per le profonde ferite ricevute. Giuliano Marchesini | Brescia. Carlo Fumagalli, personaggio centrale delle "Sam"

Persone citate: Alessandro D'intino, Ballini, Carlo Fumagalli, Kim Borromeo, Mussolini

Luoghi citati: Brescia, Comune Di Brescia