Contrasti per il governo a Lisbona e s'aggrava la erisi dell'economia di Sandro Viola
Contrasti per il governo a Lisbona e s'aggrava la erisi dell'economia Da diciannove giorni si cerca un accordo tra i partiti Contrasti per il governo a Lisbona e s'aggrava la erisi dell'economia Dispute tra centristi e comunisti sul numero dei ministri - Più "moderati" nelle forze armate (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 17 settembre. A diciannove giorni dall'inizio delle consultazioni, l'ammiraglio Pinheiro de Azevedo non è ancora in grado d'annunciare la lista del suo governo. L'accordo raggiunto I tra militari e partiti politici, sabato scorso, sulla piattafor-, ma programmatica, non è bastato a sbloccare la trattativa sulla composizione del gabinetto. I centristi del ppd pre tendono che la distribuzione i dei dicasteri rifletta in modo 1 proporzionale la forza eletto- rale dei partiti (reclamando perciò un maggior numero di ministeri dei comunisti: almeno due contro uno solo al pcp), e Cunhal si oppone. Stanchi della lunga mediazione condotta nei giorni scorsi tra ppd e pcp, preoccupati, i socialisti lasciano intendere che potrebbero decidersi a una specie di monocolore: due terzi dei ministeri a loro, un terzo ai militari. Ma questa, più che un progetto, è una espressione del loro malumore. Quel che è certo, è che i segni d'un assestamento, l'impressione che la vicenda portoghese stesse conoscendo un'utile schiarita, appaiono meno concreti di quel che s'era creduto sino a ieri. E' vero che a un primo sguardo la crisi di Lisbona non è molto diversa (né più lunga) d'una crisi italiana, olandese, belga. A ritardare la formazione del gabinetto de Azevedo è infatti la classica disputa intorno alla lista dei ministri, il numero e il tipo dei portafogli che ciascun partito pretende per sé. Ciò che avviene regolarmente, per restringersi a un solo esempio, a Roma. E al limite, queste beghe tra partiti potrebbero essere interpretate in modo positivo, quasi un avvio a una vita politica «come le altre ». Ma la verità è che la crisi, qui, ha aspetti estremamente gravi. Per cominciare, il governo dimissionario del generale Goncalves si è rifiutato di assicurare l'ordinaria amministrazione (un caso da manuale politico-costituzionale), e quindi il vuoto di potere è totale. Inoltre ci sono i problemi accumulatisi nel periodo della testarda resistenza di Goncalves, due mesi in cui i suoi ministri non si sono neppure provati a governare: dall'Angola al marasma economico, dalla necessità di ristabilire la disciplina nelle forze armate ai pericoli della controrivoluzione. I comunisti si sono rifatti incerti. Avevano scoperto la settimana scorsa una formula «italiana» («In questo Paese », diceva Octavio Pato, « non si governa né senza né contro i comunisti »), ciò che aveva dato la sicurezza della partecipazione del pcp al governo. Ma poi hanno cercato di alzare il prezzo della loro « copertura » alla svolta per così dire moderata, pro-socialista, della settimana scorsa, e da qui (e dall'atteggiamento piuttosto arrogante dei centristi, consapevoli di attirare in questo momento simpatie larghissime, di tutti i settori conservatori e persino d'una parte dell'elettorato so- ; cialista) è venuto il nuovo in-1 toppo della trattativa. | Pinheiro de Azevedo e Melo ' Antunes riusciranno a sbloc- | carla e a condurla in porto? j C'è ancora qualche concreta ; speranza. In un suo comizio di ieri sera Alvaro Cunhal ha parlato un linguaggio possibilista, il che fa pensare che i comunisti potrebbero alla fine cedere sul problema del numero dei portafogli. « In questo momento », ha detto il segretario del pcp, « l'insuccesso di Pinheiro de Azevedo e la formazione d'un governo apertamente di destra sarebbero pericolosi per la rivoluzione. Perciò, faremo I di tutto per evitare una tale eventualità... ». Molto vistoso è, intanto, il rafforzamento dell'influenza dei « moderati » nelle struttu re dell'Mfa. Con l'elezione di tre anticomunisti (di cui due firmatari del documento Me- lo Antunes) quali rappresentanti dell'Aeronautica nel Consiglio della rivoluzione, la presenza gonqalvista nel massimo organo dell'Mfa si è ulteriormente ridotta. Quando anche la Marina avrà eletto i suoi rappresentanti (l'Esercito ha deciso di non rifare le votazioni e di mantenere i membri già eletti, dei quali cinque su sei sono della fazione «moderata»), i procomunisti del Consiglio della rivoluzione non saranno più di quattro o cinque su diciannove. Sandro Viola
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