Cumulo dei redditi Le prime modifiche di Emilio Pucci

Cumulo dei redditi Le prime modifiche Interessa milioni di famiglie Cumulo dei redditi Le prime modifiche All'esame del Senato il provvedimento che attenua la pressione fiscale E' stato elevato a sette milioni il minimo tassabile per i redditi cumulati Roma, 17 settembre. La commissione Finanze del Senato ha incominciato oggi l'esame del disegno di legge Visentini (25 articoli) che «mitiga» il cumulo dei redditi e le aliquote progressive delle imposte dirette. Il progetto, presentato nel luglio scorso dopo mesi di roventi polemiche, ha due obiettivi fondamentali: mantenere la tassazione in cumulo, pur modificandola ampiamente a vantaggio dei nuclei familiari con i redditi più bassi; attenuare la pressione fiscale sui primi scaglioni dell'imponibile per controbilanciare gli effetti della svalutazione (le aliquote, infatti, sono state fissate nel 1971). Una volta convertito in legge, il provvedimento verrà applicato, per il cumulo, ai red- diti percepiti quest'anno, da denunciare cioè entro il prossimo marzo e, per le aliquote, a quelli del 1976. Al momento del dibattito in aula il Parlamento potrebbe anche spingersi a retrodatare i benefici al 1974, ma gli sconvolgimenti portati al fisco dallo sciopero continuato di tre mesi (da maggio a luglio) del sindacato autonomo porterebbero a far escludere una simile eventualità. Nella seduta odierna (i lavori sono stati aggiornati a domani) la commissione ha introdotto al testo governativo due importanti modifiche. La prima è quella che eleva la base di applicazione del cumulo, che attualmente è di cinque milioni di lire, a sette milioni. Sotto questa cifra i redditi saranno tassati separatamente. Nel testo originario era invece previsto un passaggio intermedio per il 1975, con un limite di sei milioni di lire. La seconda modifica, sempre relativa al cumulo, pone sullo stesso piano i redditi prodotti dal marito e dalla moglie, fissando una detrazione d'imposta al cumulo fino ad un massimo di 360 mila lire. Al contrario, il disegno di legge prevedeva che le attenuazioni al cumulo, nella misura massima di 300 mila lire, venissero applicate solo sul reddito della moglie derivato da lavoro dipendente o autonomo. Per le aliquote, la nuova normativa, salvo modifiche in commissione, prevede queste riduzioni nelle percentuali progressive fissate per i vari scaglioni di imponibile: il 10 per cento scatterà sui primi tre milioni di lire (mentre per quest'anno e per il prossimo la percentuale verrà calcolata subito dopo i due milioni); dai tre ai quattro milioni, l'aliquota sarà del 13 per cento (contro l'attuale 16 per cento); dai quattro ai cinque milioni l'aliquota sarà del 16 per cento (dal 19 per cento), e così via. Come per i decreti anticongiunturali, anche per l'approvazione del «progetto Visentini» v'e un ristretto limite di tempo, perché si devono predisporre e stampare i moduli da usare l'anno prossimo per le dichiarazioni del 1975, e tra stampa e distribuzione dei moduli passano diversi mesi. Non è possibile fare previsioni sull'iter parlamentare: la conversione in legge potrà procedere a passo spedito so- lo se i vari gruppi giudiche- ranno in linea di massima sufficienti le norme che riducono le tasse e rendono meno pesante il cumulo. Le modifi| che al testo originario apportate oggi lasciano pensare che in molti parlamentari vi sia la volontà di agevolare il dibattito in aula. Questa mini-riforma tributaria è l'ultimo atto di una stagione fiscale tra le più travagliate, che ha registrato, oltre al già accennato sciopero «lungo» dei finanziari, le dichiarazioni di impotenza di fronte al grave fenomeno dell'evasione fiscale, il clamoroso fallimento dell'anagrafe tributaria, i forti contrasti sul cumulo che portarono vicino a una crisi di governo. L'applicazione del cumulo provocò un vasto dibattito fra sindacalisti, uomini di governo, politici, giuristi, economisti. In una girandola di interpretazioni, repliche e controrepliche, ingigantite dall'imminenza della consultazione elettorale, i contrari alla normativa giunsero ad affermare che il cumulo era ingiusto, specie per i redditi di marito e moglie entrambi lavoratori dipendenti. Si parlò anche di illegalità e proprio a giorni è atteso, in proposito, il giudizio della Corte costituzionale. Si arrivò a sostenere che il cumulo aveva provocato numerose separazioni legali. («La tassa sul matrimonio», «Il dito del fisco tra moglie e marito», «Finché fisco non vi separi», furono i suggestivi titoli dei servizi giornalistici nei giorni caldi della polemica) e non mancarono gli inviti alla disobbedienza. Fermo a difendere il principio del cumulo, come strumento di accertamento e di tassazione progressiva dei maggiori redditi, il ministro Visentini acconsenti solo ad «addolcire», ai livelli più bassi, l'imposta. Nacque così il disegno di legge ora all'esame del Parlamento. Emilio Pucci

Persone citate: Visentini

Luoghi citati: Roma