I ribelli del Ciad

I ribelli del Ciad Quale sorte per la francese prigioniera? I ribelli del Ciad L'archeologa francese Francoise Claustre è prigioniera, fin dall'aprile 1974, dei ribelli Tubu del Tibesti (nel Ciad settentrionale). Anche il marito dell'archeologi!, recatosi nella regione per cercare di trattare, è stato trattenuto dai ribelli, che hanno chiesto al governo di Parigi un riscatto pari a un miliardo e mezzo di lire (da versarsi in parte sotto forma di materiale civile e militare). Se il riscatto non verrà pagato, i ribelli hanno minacciato di uccidere la Claustre il 23 settembre. La sera del 10 settembre scorso, la televisione francese ha trasmesso una intervista che un fotografo dell'agenzia Gamma, Raymond Depardon, è riuscito a fare alla Claustre. Nell'intervista, assai toccante, che ha destalo in Francia profonda impressione, la donna hr. accusato il governo di inerzia. Un consigliere dell'Eliseo è nel Ciad da vari giorni per tentare di risolvere la situazione. E' una popolazione assai particolare quella che abita il Nord del Ciad e che si trova in dissidio col governo centrale. Uno dei pochi specialisti della regione. Jean Chapelle, si dice «sorpreso che esista ancora un popolo Tuba. Secondo logica, esso avrebbe dovuto essere spazzato via. annientato o sottomesso dai suoi vicini e dai suoi nemici: i nomadi del Sahara, i sedentari delle oasi, infine gli Stati itegrì centrali». La storia spiega senza dubbio in parte l'inflessibilità degli uomini e il carattere irriducibile della loro resistenza. 1 ribelli che tengono prigioniera la signora Claustre «controllano» tutto il Nord del Paese, fatta eccezione per le cinque oasi tenute dalle guarnigioni di N'Djamcna, rifornite per via acrea. Si tratta di nomadi in continuo spostamento, e la parola «controllo» assume evidentemente, in una zona desertica, un senso un po' speciale, ma sembra che la maggior parte degli abitanti di questa zona (da sessanta a ottantamila) riconoscano l'autorità dei Consiglio di comando delle forze armate del Nord (Cefan). Lo slato maggiore dei ribelli si trova nel triangolo Bardai, Zouar, Yibbiliou, e né le forze del Ciad né quelle francesi sono riuscite a sloggiarli dalle oasi di Woud e Gonio. Essi affermano di disporre di un migliaio di uomini armati, ma i giornalisti che li hanno incontrati non hanno mai visto gruppi superiori ai centocinquanta combattènti. Soldati-contadini, essi riprendono in genere la vita «civile» tre o quattro mesi all'anno. Contestali violentemente da Abba Siddick. dirigente del Frolinat (Pronte di liberazione nazionale del Ciad), che si trova in esilio ad Algeri, i ribelli del Nord aspirano a dimostrare «dall'interno» clic l'uomo politico esiliato non ha alcuna autorità reale sui diversi movimenti dissidenti. Nelle loro zone — e soprattutto nel Tibesti, dove le allure garantiscono loro l'invulnerabilità — essi hanno tentalo di organizzare una «amministrazione». La parte maggiore delle loro risorse proviene dai riscatti imposti alle carovane o ai commerciami clic trafficano con la Libia, La gerarchia in seno alla «seconda armata», il cui capo c Hissene Habre. e abbastanza vaga. Essa vede, sottoposti al Consiglio di comando formalo da una dozzina di membri, dei «capi di distaccamento» e dei capoposto, che comandano milizie locali. Tra i principali dirigenti del movimento, spiccano i nomi di Adoni Togoi. «capo di stato maggiore», clic faceva il cassiere a N'Djamcna, e che è passato alla ribellione con i fondi del quale era depositario, e quello di Boukouni, vicepresidente del Consiglio di comando, figlio del Perdei, che è il capo spirituale dui Tubo. Tre dei fratelli di Boukouni sono slati uccisi nel corso di scontri con le forze regolari del Ciad appoggiate dal corpo di spedizione francese. Hisscnc Habrc ha preso di re-ce;:le contatti con Ut «prima àr-mata» che opera nell'Est del Paese — ed è comandata dal ge- nerale Barghlani — allo scopo di organizzare «prima della line dell'anno» un congresso cui spederà designare una direzione politica e militare comune. Sul piano ideologico, i ribelli Tubi, del Nord hanno sempre smentito con forza di essere spinti da considerazioni «religio- se o razziali». Assai bene infor- mati grazie all'ascolto della ra-dio — con una predilezione. scmbra, per le trasmissioni afri- cane della Deutsche Welle — essi hanno un'ammirazione par-ticolare per i palestinesi (soprai- Unito per Georges Habbash), e spesso esprimono simpatia per il regime somalo. Anche se analiz- zano i problemi in termini mar- xisti. essi rifiutano ogni sotto- missione a Mosca o a Pechino. Il loro lungo «manifesto politi-co», dopo aver condannato il re- girne di N'Djamcna «giunto «/ potere grazie alle macchinazioni > obiettivi del movimento nei scI puctiti termini: «Instaurazione di un potere j autenticamente nazionale, popòIlare e democratico; adozione ! della via socialista di sviluppo: ' libero esercizio e garanzia delle libertà fondamentali; unità della \ nazione del Ciad: uguaglianza | nei diritti: sradicamento del tri; bulismo: progresso economico. | sociale e culturale; innalzameli' lo del livello di vita; acquisizione del controllo dell'economia nazionale, soprattutto con la nazionalizzazione dei settori chiave; smantellamento e ritiro detta base militare francese sul tetri torio nazionale c proibizione di ogni presenza militare straniera; lotta contro il colonialismo, il neo-colonialismo, l'imperialismo, il sionismo e il razzismo sotto tutte le forme: non allineamento». Infine, i ribelli Tubu portano avanti una polemica estremamente violenta con Abba Siddick, «ciarlatano, noto opportunista, ambizioso e perfido, asseI tato di potere e di prestigio». In i questo momento, essi consideraj no la Libia come il nemico nuj mero uno. perché il regime di Tripoli ha «invaso il territorio» installando cento e forse due¬ cento soldati ad Aozou. Isolati per motivi geografici, senza la possibilità di inquietare i senilmente il potere di N'Djamcna, i ribelli del Nord temono di j condurre una guerriglia senza l'i- ' ne, ignorata dall'opinione pubblica e senza conseguenze. La cattura di ostaggi rispondeva prima di tutto allo scopo di «farsi conoscere»; essa è sempre stata presentala da Hissene Habre come una «misura estremamante dolorosa» che permetterà di ottenere dalla Francia non un ! «riscatto», ma un «indennizzo», j Provenendo da uomini assai at-taeeati alle forme «giuridiche» e sociali del non «perdere la faccia», l'ultimatum che spira il 23 settembre è particolarmente inquietante. p ; f Copyright di « Le Monde i> e per l'Italia de « La Slampa » i ! 1. Zona occupata dalle truppe libiche - 2. Zona tenuta dai ribelli della « seconda armata » (Hissene Habre), tranne i villaggi sottolineali, che hanno una guarnigione di soldati dell'esercito regolare - 5. Zona in cui operano gli elementi del Frolinat (Abba Siddick) - 4. Zona d'azione (tranne che per le città) della « prima armata » e del Fronte di liberazione del Ciad, piccolo movimento regionale del Biltine. La regione Nord comprende il Tibesti (attorno a Bardai), il Borkott (attorno a Largeau) e lo Eennedi (attorno a Fada)

Persone citate: Abba Siddick, Fada, Francoise, Gamma, Georges Habbash, Jean Chapelle, Raymond Depardon