Processo fra 8 giorni ai due banditi della rapina in banca con ostaggi di Luigi Bianchi

Processo fra 8 giorni ai due banditi della rapina in banca con ostaggi Milano: si mostrano spavaldi anche in carcere Processo fra 8 giorni ai due banditi della rapina in banca con ostaggi Le imputazioni sarebbero: tentata rapina aggravata, sequestro di persona, furto d'auto e porto abusivo d'arma - La pena prevista per questi reati va dai dieci ai venti anni di carcere (Nostro servizio particolare) Milano, 9 settembre. Fra una settimana Nicola Ventimiglia e Vincenzo Bellardita, i due banditi che per quasi otto ore, ieri, hanno tenuto 11 ostaggi sotto la mi- jnaccia delle armi in una fìlia- :le del Credito Commerciale,: compariranno davanti ai giù- ; dici. Le imputazioni non so- no ancora state precisate dal sostituto procuratore dottor Ferdinando Pomarici, lo stes- !so che ieri ha condotto le !trattative e che sosterrà la 'pubblica accusa; dovrebbero essere: tentata rapina aggravata, sequestro di persona, furto d'auto e porto abusivo d'arma. Per cercare di diminuire almeno in parte le loro responsabilità, i banditi avevano nascosto nell'interno dell'istituto di credito una pistola da guerra, che però è stata recuperata dai carabinieri. Ieri sera i rapinatori avevano cercato di sostenere di essersi serviti di un'unica arma. Al processo la difesa cer- cherà di far escludere dalle imputazioni quella del seque stro di persona sostenendo, come ha già annunciato l'av vocato Luigi Colaleo, il le gale che ha trattato con le forze dell'ordine la resa dei suoi protetti, che il reato non è stato consumato. Afferma Colaleo che le 11 persone te¬ nute sotto il tiro dai banditi non erano sequestrate: per lui, si tratterebbe solo del seguito della tentata rapina, in un tentativo non riuscito di guadagnarsi l'impunità. Dipenderà da questi aspetti puramente legali il periodo che i due banditi dovranno trascorrere in carcere. Si par- i la di un minimo di dieci e di un massimo di vent'anni. La posizione degli imputati potrebbe ulteriormente migliorare se non ci sarà costituzione di parte civile né da parte della banca assaltata né da parte degli ostaggi. Undici delle diciassette persone inizialmente catturate dai banditi hanno firmato una dichiarazione: « Con la presente — hanno scritto — ci riteniamo risarciti da ogni danno morale e materiale conseguente al tentativo di rapina nonché a qualsiasi altro reato perpetrato ai danni del- l'agenzia e dei suoi compo-nenti il giorno 8 settembre 1975 ». Questo documento è stato ottenuto dal difensore dei rapinatori, ma non ha alcun valore legale. Oggi gli sportelli della ban- i ca dove ieri è avvenuta la drammatica avventura sono ! stati riaperti al pubblico. Il personale, ancora scosso, ha ottenuto di non presentarsi al lavoro per qualche giorno ed è stato sostituito Vincenzo Bellardita detto « Enzino » ed il suo compli- ce, entrando nel carcere di San Vittore ieri sera, non hanno abbandonato l'atteggiamento spavaldo che avevano tenuto durante le trattative. Mentre lo portavano in cella, Enzino ha minacciato di vendicarsi di Giustino del Vuomo, detto « Antonio ! I il Marsigliese » che nel gen1 naio di quest'anno affrontò i e feri gravemente a colpi di pistola lui e il « collega ». Il I Del Vuomo è in carcere per j che coinvolto nel rapimento ' del giovane industriale mila- I nese Carlo Saronio, seque | strato nell'aprile scorso e non ancora rilasciato, malgrado il pagamento di un riscatto di 470 milioni. Per evitare regolamenti di conti a San Vittore, il sostitute procuratore ha ordinato che i banditi siano sorvegliati a vista e rinchiusi in celle lontane da quella del De Vuo! mo. Il Bellardita e il Ventimiglia hanno dato l'impressione di essere uomini decisi; anche dopo l'arresto hanno fatto di tutto per confermarlo. Secondo il dirigente della squadra mobile dott. Pagnozzi, la trattativa di ieri è stata così lunga ed estenuante non tanto perché i banditi avessero paura di essere linciati e neppure perché sperassero in una fuga impossibile. Afferma il funzionario che i rapinatori « dovevano » comportarsi così e soprattutto dovevano evitare di uscire dal; la banca a mani alzate o ara1 manettati per non incrinare ■ la loro fama di « duri ». ! Aggiunge il procuratore ca; po della Repubblica dott. Micale, rivolto ai giornalisti: « Anche questa volta lo Stato ha funzionato. Scrivetelo, se non altro per tranquillizzare la popolazione e ridare ad essa un po' di serenità ». Marzio Fabbri ! ; 1 ■ ! ; Milano. Luigi Bianchi, direttore dell'agenzia della banca assediata (Goletti - La Stampa)

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