"Non sono un figlio di nessuno"

"Non sono un figlio di nessuno" PERCHE SI E UCCISO IL GIOVANE IN CERCA DI LAVORO "Non sono un figlio di nessuno" toccarono a Proviamoci a immaginare il dramma vissuto dall'operaio milanese OreUnno Smanio!lo, 24 anni, e [mito col suicidio. Nel marzo scorso, con la morie del padr lui le responsabilità di capofamiglia: cui suo salario e i guadagni della madre che andava a lavorare a ore nel vicinato, i due fratelli minori, Savinio di 17 unni e Bruna di 14, continuarono a frequentare la scuola e complessivamente la fumiglia Smaniano riusciva a tirare avanti alla meno peggio. Poi ull'improvviso, tre mesi fa, Orelumo rimase senza lavoro. Tre mesi con l'assillo di trovare un salario qualsiasi sono tanti. Dovunque si presentasse, era sempre la slessa storia: no. non | c'erano jiosti dì lavoro disponibili. Di conseguenza sul desco familiare i pasti diventavano sempre più poveri, e sempre più lunghi i silenzi, i sospiri. Dopo avere bussalo a centinaia di porle, la speranza di trovare un'occupazione gli si frantumava nel petto, e tuttavia quasi per forza d'inerzia egli continuava ad alzarsi presto la manina, a radersi, indossava un ubilo decente e usciva di casa alla ricerca del salario, sia pure minimo e occasionale. Qualunque lavoro, pur di non essere più di peso alla famiglia. Intanto, via Via che passavano i giorni, si esaurivano le risorse morali, i nervi tesi lo smagrivano a vista d'occhio. Mangiava poco, di malavoglia, quasi sentisse il rimorso di rubare il cibo ai fratelli, alla madre. E dormiva sempre meno. Nel cuore della notte, verso le citi- que. udiva i cauti rumori della madre che si lavava, si vestiva, chiudeva adagio la porla di casa per andare a fare le pulizie in un caffè alligno. Lei a sfacchinare, sebbene malata di cuore, e lui giovane, sano, a poltrire nel letto. Con la mente angustiala la seguiva nel suo lavoro, in ginocchio a indire pavimenti con secchi di acqua e strofinacci: tra un paio di ore sarebbe tornala a casa, in tempo per preparare una zuppa di latte ai figli, rassettare le camere. Poi di nuovo al lavoro, un'ora presso una famìglia, dite in un'ultra, sempre di corsa, con gli affanni del suo cuore inalato. Cos'i avvenne anche nella notte dell'S settembre, lunedì scorso. Non appena udì scattare la serratura dell'uscio di casa e i passi della madre giù per le scale. Ordinilo si decise. Dalle parole, dai concetti e dalla scrittura bene allineata nella lei- lem di commiato per la madre. ' si capisce che il giovane disoc- j capalo scelse la via della morie I con animo finalmente iranquil-. lo. Non aveva altra scella. Do- \ veva cancellarsi dalla vita. i /aleggiamo il biglietto: «.Mi'dispiace, mamma, l'ho dovuto: l'are perché non voglio più darli ! dispiaceri. Desidero molto alida- re a trovare papà lassù. Non ! avere preoccupazioni per me. lo ! non sono figlio di nessuno, j Ciac, baci. Tuo Tiglio Ordinilo». | Le fotografie di Orcliano Smanioito ci mostrano un ragazzo dui lineamenti regolari, grandi occhi seuri, un ovale incornicialo da capelli neri, ondulati: per davvero un bel ragazzo, e soffusa su quel volto un'espressione ferma e melanconica nello slesso tempo. Quanti lo conoscevano, di lui dicono che era intelligente, molto sensibile, un po' timido. Sei, sene anni fa. quando scoppiò la prima e disordinala contestazione giovanile, quella che voleva distruggere questo mondo e costruirne uno nuovo con inolio amore tra gli uomini e fiori sulle bocche dei cannoni. nuche Orcliano si era lascialo contagiare dalle suggestioni di quel clima illusorio e primuveri le. Con i giovani e l'immagina zione al potere, anche lui pensa va che non ci sarebbero stali più né poveri né ricchi in una società di uomini liberi e uguali. Per il ragazzo Orcliano. breve e fugace come un sogno fu quella stagione di ideali entusiasmanti. Presto dove accorgersi che non era roba fatta per lai, figlio di operai. E tornò nel suo ambiente consueto, iniziò il suo apprendistato. Ora soffermiamoci brevemente su un inciso della lettera del suicida: «lo non sono figlio di nessuno». Ovviamente Orcliano non si riferisce alla figliolanza naturale, ma a quella sociale. Nel suo insieme, la società gli ha ripetuto fino all'estrema esasperazione che dei giovani in cerca di un posto di lavoro non sa che fare in un periodo di cri- si economica come questo di ora. Per il modo come la classe dirigerne, compresi i parliti e i sindacati, lui fatto le leggi, in ge nere i lavoratori non più giovani dispongono ili mezzi adeguali per difendersi dai licenziamenti: e anche se tutto va male, trovano un rifugio nella cassa d'iute%razione. Viceversa poco o niente è stalo fallo per coloro che, abbiano o no un titolo di studio, trepidamente si avvicinano al mondo del lavoro, e spesso, sempre più spesso, si sentono ripudiati dalla società come merce dì scarto, come se davvero fossero figli di nessuno. Nicola A de Iti

Persone citate: Savinio