Arrestato in Calabria il "padrino" Organizzò il sequestro di Cristina?

Arrestato in Calabria il "padrino" Organizzò il sequestro di Cristina? Ma il "secondo,, della banda resta tuttora latitante Arrestato in Calabria il "padrino" Organizzò il sequestro di Cristina? Il boss, 55 anni, bloccato in un bar presso Catanzaro - Ufficialmente fa il mediatore di bestiame - Angelini, il carceriere della ragazza, lo ha riconosciuto con certezza, ma lui nega ! : I (Dal nostro inviato speciale) Lamezia Terme, 9 settembre. «Io sono un uomo di pace... Che mondo cattivo». Antonino Giacobbe, detto «Scangiapiccioli» (cambiasoldi), il padrino, il capomafia di zona, la «mente» dell'orribile tragedia di Cristina Mazzotti, è stato arrestato ieri sera, poco dopo le 22, in un bar di Borgia, frazione di Catanzaro. «A disposizione», ha detto alzandosi dal tavolo dove beveva vino, da solo, e si è lasciato condurre in questura. Il «secondo» della banda è invece tuttora latitante; Francesco Gattini, «franco», l'organizzatore capo del rapimento di Cristina, luogotenente del Giacobbe e diretto superiore di Achille Gaetano, ricercato anche lui. Antonino Giacobbe, 55 anni, . ufficialmente mediatore di bestiame a Borgia, in realtà I capo cosca iocaie della «ma ; Iia delle scarpe pulite», che vive di contrabbando e seque stri, ha ora sulle spalle un or- i dine di cattura per omicidio ' pluriggravato e per sequestro di persona a scopo di estor- sione. Vuol dire l'ergastolo. Ma lui non si scompone. «Che mondo cattivo... — ripete —, io non c'entro». Quando è arrivato in que- I gtula ha chiacchierato con gli investigatori; non sapeva ancora che cosa gli si contestava. Non ha chiesto niente. Poi Giuliano Angelini, il carceriere di Cristina processato neli l'uliveto, lo ha riconosciuto come «l'uomo di tutto rispetto» che diresse la sera del 7 agosto la riunione mafiosa. | «Lei era presente quella not' te, la riconosco» lo ha accusato freddamente nAgelini. «Tu dici di avermi visto, ma non è vero», lo ha liquidato Giacob- be. «Io so?io un uomo di pace, uscirò presto dalla galera, oppure dal manicomio», ha detto. Giacobbe ha l'artrosi. Già prevede che, male che vada, chiederà di essere trasferito in infermeria, oppure in clini- I ca. Piccolo, obeso, quasi cal¬ vo, un grosso naso aquilino, Giacobbe «Scangiapiccioli» è un uomo noto a Lamezia. Spesso coinvolto in storie di contrabbando in vari processi, ne uscì sempre «pulito». Nel '70 fu accusato di tentato omicidio perché sparò a un certo Francesco Notaris. Ma il colpo ferì alla gamba il Notaris e per di più di rimbalzo. «Scangiapiccioli» aveva solo voluto ammonire — dicono in tribunale — «perché in realtà spara da dio e colpisce ima moneta a lunga distanza». Il reato gli fu degradato in tentata lesione e se la cavò, dinanzi al pretore. Nativo di Reggio Calabria, il Giacobbe sta a Nicastro fino al '68, quando si trasferi¬ sce a Borgia dove comincia a I commerciare in cavalli. A La J inezia torna varie volte, ma per andare a trovare in c'arce- re Egidio Umberto Muraca, il capo riconosciuto dei nove se- questri di persona registrati nel Lametino dal '70 al '74. Riesce a parlare a Muraca no-nostante non sia un parente, gli scrive spesso e si firma «compare Nino». Domani Antonino Giacobbe lascerà Lamezia per una pri- gione del Nord dove verrà te-mito in isolamento. Riparti- ranno anche Angelini e Gerol- di con il secondo arrestato di ieri, Antonio Talarico, il pro¬ prietario dell'appartamento di Sambiase dove furono ospitati i tre carcerieri di Cristina. A Novara torneranno il ; deJla Mobile. A1-do „Ma ì dJa- e i1 Pubblico ministero Mario De Luca, i due giovani 'u.nzl0,nan' «spettivamente di 2f e 30 anni', che, in pochi | 1 ?lornl> hanno qui a Lamezia j ; ""erto un. colpo mortale alla i £ a,. sequestro Mazzoc-1 icm\Alla Questura locale re- 5,tera il compito cu catturare, Francesco Gattini, pregiudica-; ;to' oontraDDanaiere, umcia 1- mente titolare di una lavande- ; "a a Catanzaro, di tatto guai -, ! diano _ abusivo del campo di - olivi in località «Aranceto», ! dove s) «volse il vertice ma fioso del 7 agosto, un luogo che l'Angelini ha riconosciuto grazie all'esistenza di un cantiere. Sempre alla Questura spetterà di rintracciare Achille Gaetano, di cui già si dice che lo troveranno morto se non si costituirà per scagionare i suoi capi, come vuole la legge della «'ndrina», e Sebastiano Spadaro, la «voce» del sequestro, il reggino di 23 anni che, probabilmente, portò dal nord al sud il miliardo e 50 milioni del riscatto. All'appello della giustizia per questa terribile storia mancano ancora pochi personaggi della manovalanza: due j staffette, qualche basista. j Ricominciamo la storia, j quella vera. Il 30 giugno viene [ rapita Cristina. Tre settimane \ dopo, in piena trattativa con la famiglia, la Mobile possie de già le fotografie delle «voci» del sequestro: di Mila, di Spadaro, di Francesco Gattini. E' il primo errore di Achille Gaetano; non sa, evidentemente, organizzare questa fase delle operazioni. Sbaglia e perde tempo, mentre Cristina nella prigione di Castelletto Ticino muore un po' ogni giorno. Il 20 luglio Gaetano si rende conto che non ce la fa. Lo ammette e convoca il suo capo diretto: «Franco», alias Francesco Gattini, che arriva, staffettato da quattro perso- ne di fiducia. L'incontro tra il Gaetano e il Gattini avviene al bar «La bussola» nei pressi di Castelletto Ticino. Da questo momento l'organizzatore vero dell'operazione diventa Gattini, che spesso (così sostiene Giuliano Angelini) litigava con il Gaetano, ritenuto un buono a nulla, uno che commette molti error.'. Le trattative si fanno più serrate. «Franco» conduce la regia e le telefonate ai famij liari, ma Gaetano continua a | perdere tempo, ne concede troppo alle «prove», cioè a far firmare a Cristina i giornali da spedire al padre. Il 31 Cristina muore per collasso cardiaco. E' già stata trasferita nell'appartamento di Galliate. I primi di agosto, a tragedia avvenuta, Achille Gaetano e «Franco» tornano in Calabria a tasche vuote. Il miliardo e 50 milioni lo porta forse Spadaro, un uomo di fiducia ma di poca importanza. Qui mezzo miliardo va a finire netto nelle tasche di Antonino Giacobbe, del padrino che ha anticipato i soldi per le spese ma che, soprattutto, è il garante dell'omertà per i latitanti, della di- fesa per „h- crestati, del so | stesno materiale per le lorn j lamjgije Restano 550 milioni ,a fare le ci£re è «Franco», in 1 qUesta lase amministratore dei soldi rimasti) Angelini, , ceroidi e la Petroncini arriva; nQ a Lamez-a u 5 agost0( vi. vono nell'appartamento del Taiaric0i a sambiase, e tra, scorrono due giorni nella zo - na; vanno a cena al «Gatto bianco» a Gizzeria con Achille Gaetano, bevono al «Gabbiano», sul mare. Finalmente, il 7, c'è l'incontro nell'oliveto. Nell'oliveto c'è il cantiere. Sono tutti al buio, «Franco» consegna i 104 milioni ad Angelini e gli dice: «Adesso, ragazzo, è finita, ma devi stare zitto altrimenti qxiella è la fossa», e gli mostra una buca con la calce viva. Subito dopo due staffette scortano Angelini dai suoi due complici a Sambiase e poi li accompagnano allo svincolo autostradale. A tarda sera s'è apreso che domani con un trasferimento speciale Antonino Giacobbe sarà condotto presso la casa penale di Alessandria. Giuliano Angelini e Giovanni Geraldi, invece con trasferimento normale, saranno ricondotti a Novara. Silvana Mazzocchi Antonino Giacobbe