Scoperta la prigione dove le Brigate rosse "processarono,, Ettore Amerio per 8 giorni

Scoperta la prigione dove le Brigate rosse "processarono,, Ettore Amerio per 8 giorni "Mimetizzata,, in un box di un condominio di via Castelgomberto Scoperta la prigione dove le Brigate rosse "processarono,, Ettore Amerio per 8 giorni II dirigente Fiat — rapito nel dicembre '73 — l'ha riconosciuta « al 99 per cento » - Nel garage, oltre a una brandina e ad un bugliolo, i carabinieri dell'Antiterrorismo hanno trovato documenti delle Br, apparecchi radio, armi e due divise militari - Il « covo » fu acquistato per 3 milioni da un uomo che diede false generalità Dopo quasi due anni dal sequestro del rag. Ettore Amerio, rapito da un « commando » delle Brigate rosse nel dicembre '73, 1 carabinieri del Nucleo speciale antiterroristico hanno scoperto la « prigione del popolo » In un garage sotterraneo di via Castelgomberto 28/38, una traversa di corso Sebastopoli. Il dirigente Fiat ha riconosciuto la sua cella « al 99 per cento », come ha dichiarato al colonnello Regalmuto, che ha diretto l'operazione. Il box si trova al terzo piano sotterraneo di un grosso edificio che comprende circa 400 garages. E' stato acquistato per 3 milioni da un certo Ferruccio Mariani, residente a Padova: 11 nome, ovviamente, è falso. I brigatisti, le cui tracce nell'autorimessa risalirebbero a circa tre mesi fa, hanno diviso il box in tre piccoli vani: la cella vera e propria dove Amerlo rimase prigioniero otto giorni, un corridoio e un altro vano, adibito a ripostiglio e a covo delle Br. Qui i carabinieri hanno trovato documenti, materiale propagandistico, volantini, opuscoli con la stella a cinque punte; un duplicatore ciclostile; schede informative su ufficiali dei carabinieri, funzionari di polizia, magistrati e « avversari politici »; attrezzature per falsificare timbri, carte di identità e patenti; targhe false i di varie città italiane; un appaj recchio elettronico per rilevare ] le frequenze-radio; due ricetra' smittenti portatili; una carabina ' Winchester; un fucile Sauer calibro 6,5 di precisione; un migliaio di cartucce calibro 38 special, 7,65 e 9; circa 150 detonatori elettrici e a mìccia; componenti chimici per fabbricare esplosivi e due uniformi invernali da carabiniere. La cela, costruita con mattoni e materiale « fonoassorbente », è chiusa da una porta in legno. Dentro, i carabinieri hanno trovato una brandina ripiegata, un bugliolo e uno sgabello. La scoperta risale a una decina di gior- ni fa, ma era stata tenuta segreta nella speranza che qualche brigatista si facese vivo. Nel box, infatti, si davano il turno giorno e notte due militari, pronti a intervenire se qualcuno avesse tentato di entrare. Ma non è accaduto nulla, e allora il col. Regalmuto e il gen. Dalla Chiesa hanno deciso di divulgare la notizia. Al garage gli uomini del Nucleo speciale sono arrivati dopo un minuzioso lavoro di ricerca negli uffici catastali: un nuovo sistema di indagine che sta dando i suoi I frutti. E' difficile tuttavia che il ritrovamento della « prigione del | popolo » di Amerio porti elementi nuovi — oltre a quelli che potrebbero emergere dal materiale sequestrato — all'inchiesta sulle Br. Gli « inquilini » del covo sotterraneo devono aver fiutato aria infida da parecchio tempo e hanno preferito trasferirsi altrove: se hanno lasciato qualcosa, non dev'essere certo materiale compromettente. D'altra parte — come diciamo più avanti — i presunti responsabili del rapimento di Amerio sono stati identificati e arrestati, l'istruttoria a loro carico sta per essere conclusa, la data del processo si avvicina. Quello di vìa Castelgomberto non è l'unico covo di brigatisti scoperto a Torino: ne sono stati trovati in via Fea, in via Pianezza, in via Folgno e in corso Appio Claudio 39. Qui, in un box-garage, acquistato come al solito da un prestanome . . il « conimando » che rapi il din- gente Fìat tenne nascosto per qualche giorno il furgone servito per il sequestro e vi si recò per trasferire l'ostagio su un'altra macchina. Il rag. Amerio fu rapito il 10 dicembre '73 e rilasciato otto giorni dopo. Il sequestro fu subito rivendicato dalle Brigate Rosse che diffusero un '.ungo comunicato in cui venivano indicati i motivi « ideologici » dell'impresa. Immobilizzato da uomini mascherati e trascinato di peso su un furgone della Sip-Stipel, Amerio, Amerio viaggiò per quasi un'ora, prima di giungere a destinazione. Nel « carcere del popolo », fu sottoposto a continui interrogatori, ma non vide mai in faccia i suol rapitori. Liberato, disse: « Sono stato trattato bene, faceva freddo e mi hanno portato mutandoni di lana e pantofole. Avevo sempre sul tavolo the o caffè, il cibo era buono e si preoccupavano di variarlo. E' stata un'esperienza che induce a meditare più profondamente ». Pochi giorni dopo, la polizia arrestò due giovani coniugi, sospattati di aver preso parte al sequestro: contro di loro c'erano degli indizi e l'inspiegabile presenza, in casa, di un apparecchio telefonico, un « grillo » nuovo, in scatola sigillata. Poiché il furgone usato per rapire Amerio era stato rubato a un dipendente della Sip-Stipel, il collegamento insospetti gli inquirenti. Ma le indagini, su questa strada, non andarono oltre, e 1 due coniugi furono rilasciati. Il 22 dicembre la magistratura emise due ordini di cattura nei 111111111111111111111111111111in1111(111111!M11111i111j1 confronti di Renato Curdo e Alfredo Buonavita, ritenuti responsabili del sequestro: era la prima volta che a Torino si facevano i nomi di questi due personaggi, divenuti poi « famosi » nei mesi e anni succsssivl, quali protagonisti delle imprese firmate Br. I due erano già ricercati dalla magistratura di Milano, che indagava sull'attentato alla pista di collaudo della Pirelli di Lainats e sui covi dei brigatisti scoperti nell'aprile '72 dopo la morte di Feltrinelli. Nel settembre '74, nella caserma di Moncalieri, Amerio fu messo a confronto con Renato Curdo e il suo « luogotenente », Alberto Fpdgql Franceschlni, catturati poco tempo prima a Pinerolo, e accusati di essere i capi delle Br e gli organizzatori dei più importanti sequestri. Il funzionario Fiat non li riconobbe perché durante la prigionìa non avsva mai visto in faccia i suoi carcerieri, né fu in grado di riconoscerne con sicu rezza la voce. Fornì però ai giù- dici degli elementi ritenuti utili per l'Inchiesta. La requisitoria del sostituto procuratore generale Caccia, depositata il 25 luglio scorso, attribuisce a sette imputati la responsabilità del sequestro di Amerio, del giudice genovese Sossi, del sindacalista della Cisnal Bruno Labate, e di una serie di assalti in sedi di organizzazioni industriali. Sono Paolo Maurizio Ferrari, Alfredo Buonavita, Renato Curdo, Alberto Franceschlni, Pietro Bassi, Pietro Bertolazzi e Margherita Cagol, la moglie di Curdo uccisa nel conflitto a fuoco con 1 carabinieri, a giugno, j sulle colline del Monferrato. Al I cuni mesi prima un « comman- do » di brigatisti travestiti da operai della Sip (come quelli che rapirono Amerio) aveva liberato il proprio capo. Curdo, rinchiuso nel carcere di Casale. Da allora, di lui, si sono perse le tracce. Sergio Ronchetti II rag. Ettore Amerio dopo il sopralluogo nel box dove sarebbe stato prigioniero - L'ingresso della «prigione del popolo»

Luoghi citati: Casale, Castelgomberto, Milano, Moncalieri, Padova, Pinerolo, Torino