Panizza 'solitario' in via Roma

Panizza 'solitario' in via Roma Vince la Milano-Torino del centenario, su "delega,, di De Vlaeminck Panizza 'solitario' in via Roma Il fiammingo, stretto nella morsa di Moser, Zilioli e Paolini, ha fatto scattare dopo Superga, la trappola che ha proiettato verso il trionfo il corridore lombardo - Gli inseguitori a 54" Il piccolo Vladimiro Panizza, un corridore corto di gambe ma non di cervello, ha beffato i favoriti nella Milano-Torino del centenario, presentandosi da solo a ricevere l'entusiastico applauso dell'enorme, impressionante folla che, in doppia fittissima siepe dal ponte Umberto a via Roma, ha fatto ala all'arrivo della corsa nel cuore della città. Si può parlare senz'altro di un successo ... per delega di Roger De Vlaeminck: il fiammingo era il favorito numero uno della Milano-Torino da lui vinta già nel 1972 e l'anno scorso e, come tale, si è trovato chiuso dall'inesorabile marcamento di chi, Moser e Zilioli soprattutto, voleva a tutti i costi impedirgli un clamoroso «tris». De Vlaeminck ha imparato da Merckx, in occasione del campionato del mondo di domenica scorsa ad Yvoir, che ci si può dimostrare campione anche facendo il gregario in certe particolari circostanze. Roger, quando già i mi| gliori incominciavano a contarsi dopo la prima severa selezione da lui stesso operata salendo verso Superga. ha giocato d'anticipo, dando via libera a Panizza (di cui conosceva il brillante periodo di forma) e lasciando che i suoi avversari si arrangiassero per uscire dal trabocchetto. Moser, Gimondi, Paolini, Zilioli, Maertens — la pattuglia di avanguardia li comprendeva tutti — si sono trovati, in pratica, chiusi tra due soluzioni entrambe ben poco risolventi: impegnarsi a fondo per annullare il tentativo di Panizza voleva dire portare in carrozza il «nemico» De Vlaeminck e farsi poi battere da lui, superiore allo sprint e logicamente più fresco, sul traguardo di via Roma; non reagire alla fuga con la necessaria energia voleva dire predisporsi, moralmente, a salutare nel «piccoletto» di Fagnano Olona il vincitore della Milano-Torino. I nostri uomini di punta si sono rassegnati evidentemente a scegliere il trionfo di Panizza come il minore dei mali, dopo essersi visti due o tre volte alle spalle la faccia grintosa di Roger De Vlaeminck gregario di lusso per l'occasione o di De Muynck, altro gregario della Brooklyn, ad ogni tentativo di ravvivare il ritmo della caccia a Panizza, sulla strada panoramico che da Superga conduce a Pino Torinese. Moser. Zilioli e Paolini sono stati gli ultimi ad accettare la sconfitta, ma quando Panizza è riuscito ad infilare il bivio dell'Eremo con oltre un minuto di vantaggio, anch'essi hanno dovuto rendersi conto che ormai, come si suol dire, la frittata era fatta. Panizza infatti, galvanizzato dalla prospettiva di questo successo di grosso prestigio nella città «adottiva» del G.S. Brooklyn (che monta biciclette costruite da Giosi, ha scalato il colle della Maddalena senza concedere un metro ai suol Inseguitori e si è buttato giù per la ripida discesa specchiandosi in quanto avrebbero fatto, alle sue spalle, Moser, Zilioli e Paolini. «Miro» è venuto giù come un pazzo, senza pensare ad altro che al traguardo che lo attendeva laggiù in via Roma, si è impaurito soltanto quando ha visto, dopo il ponte sul Po, quello che gli aveva preparato l'incredibile entusiasmo di Torino: corso Vittorio era diventato uno stretto corridoio in mezzo alla folla, Vladimiro Panizza lo ha percorso col cuore in gola, al ritmo di una motocicletta, presentandosi sul largo rettilineo d'arrivo di via Roma con un vantaggio di poco inferiore a quello ottenuto sul colle della Maddalena: 54 secondi, la chiara dimostrazione sia della brillantissima prova del corridore della Brooklyn, sia dell'efficacia del lavoro di tamponamento del «gregario» De Vlaeminck e dei suoi compagni, sia infine della fatalistica rassegnazione con cui Moser e soci, vista inutile ogni ribellione, hanno preferito farsi battere dal piccolo e simpatico Vladimiro piuttosto che da Roger. Enrico Paolini, a conferma di una buona condizione di forma, ha vinto la volata degli sconfitti davanti a De Vlaeminck, Maertens e Moser in un gruppetto che comprendeva anche Gimondi e Zilioli e che è II solo, in pratica, ad aver fruito di condizioni completamente regolari per concludere la corsa. Per i ritardatari infatti, farsi largo in un imbuto di folla che aveva ormai rotto gli argini dopo tanta paziente attesa, è diventato un grosso problema. La corsa aveva comunue espresso quel che doveva esprimere ed il caloroso abbraccio di duecentomila torinesi — non II ho contati, ma penso che non lo abbiate fatto nemmeno voi — ha cancellato tutto il resto. La Milano-Torino, ravvivata all'inizio da una lunga fuga di Borgognoni (che, aggiudicandosi sei traguardi intermedi ha vinto il mezzo milione del Gran premio del Centenario messo in palio dal: la Cassa di Risparmio), ha avuto un altro episodio decisivo sulla salita di Moncalvo, dove il gruppo si è rotto in due: la prima parte, con 27 uomini, fra cui tutti i migliori, è andata verso l'arrivo perdendo progressivamente di consistenza soprattutto nella scalata verso Superga. la seconda parte forte di 47 corridori è andata progressivamente alla deriva, ammirando il paesaggio a trenta all'ora. Ne ho perso le tracce quando i ritardatari sono passati da Castelnuovo Don Bosco più di nove minuti dopo l'avanguardia con De Vlaeminck. Moser e gli altri e, dirò la verità, ho continuato a fumare la pipa senza più preoccuparmi di loro. Dopo Superga, ridottasi la pattuglia di testa a tredici uomini, Roger De Vlaeminck ha fatto scattare la «trappola» Panizza che è volato verso Torino, trasformandosi, sia detto senza offesa, in una specie di Kuiper all'italiana. Gianni Pignata | Il vincitore Panizza primo sulla Maddalena ed al traguardo di via Roma (Foto La Stampa)