Perché il turismo di massa non soffochi la montagna

Perché il turismo di massa non soffochi la montagna Convegno a Varallo sull'ambiente Perché il turismo di massa non soffochi la montagna (Dal nostro inviato speciale) Varallo, 6 settembre. E' possibile far convivere il turismo di massa con la tutela dell'ambiente montano? E' l'interrogativo di fondo del congresso svoltosi stamane a Varallo Sesia, in margine alla XI riuniona plenaria della conferenza permanente delle camere di commercio italo-svizzere di frontiera. Il dilemma è emerso chiaramente dalle parole del segretario della camera di Sion, Bertschod: « Bisogna respingere la concezione di un turismo esclusivista ed utopico che vede la natura come valore in sé, intoccabile, e che paradossalmente rimprovera al montanaro perché la " vacca mangia l'erba verde ". E quello altrettanto estremista dei valligiani che nella neve non vedono lo sci, ma la valanga che gli travolge la casa e nel sole, il calore che gli brucia il raccolto ». Il sindaco di un comune della Valsesia, Masini, che è anche presidentessa della comunità montana dell'Alto Elvo, si è chiesta invece se non fosse più opportuno dare un diverso ordine al tema del congresso, dedicato al « Turismo montano e la tutela dell'ambiente ». « Pensiamo al pane — ha detto — e poi al com¬ panatico. Anteponiamo contrariamente a guanto avviene di solito il secondo aspetto (la tutela) al primo (il turismo) ». Il « pane » — secondo i suoi intendimenti e quelli di altri intervenuti — sono le provvidenze da prendere in favore delle popolazioni residenti nelle vallate, esposte In questi anni allo sfregio dissennato della speculazione edilizia, incoraggiato dalle false scelte degli amministratori locali. « Le conseguenze dell'insediamento intensivo e dello sviluppo concentrato del turismo in montagna — ha detto nella sua relazione l'avv. Cassietti, presidente dell'Ept di Novara — sono sotto gli occhi di tutti. Ambienti e paesaggi stravolti, rumori, parcheggi oceanici, fumi, scarichi e detriti ». In parole povere gli stessi Inconvenienti di chi è venuto in montagna per sfuggire allu città. Conseguenze? Il deterioramento del « capitale natura », inteso non solo come « habitat », ma come tessuto socio-culturale. Quasi una vendetta: le stesse località che prima costituivano un richiamo, vengono lentamente ma irrimediabilmente abbandonate dopo anni di esasperato sfruttamento. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Dice il segretario della camera di commercio di Lugano, Papa: « Anche in Canton Ticino si stanno scontando ora gli errori di una falsa impostazione del rapporto turismo-ambiente. Qualche anno fa credevamo di promuovere lo sviluppo delle nostre valli incentivando l'agricoltura. Ma agricoltura moderna vuol dire meccanizzazione, ossia riduzione del numero delle braccia. Risultato: abbiamo costretto molti residenti a scendere a fondo valle a lavorare. Bisognava sviluppare armonicamente artigianato, piccola industria, turismo; ma è difficile "maritare" attività tanto diverse ». Un altro « mea culpa » è stato recitato dal direttore dell'ufficio turistico dei Grigiori!, un cantone che vanta 150 anni di tradizione turistica, ma che ora è costretto a rivedere i suoi piani di valorizzazione ambientale, curando soprattutto « l'educazione » delle migliala di turisti che ogni anno affollano i suoi 10.000 km di sentieri: « Diciamo no al turismo di massa, distruttivo e difficilmente controllabile. Il nostro obiettivo sarà, d'ora in poi, un turismo individuale, o al massimo, di famiglia ». Massimo Boccaletti

Persone citate: Boccaletti, Cassietti, Masini

Luoghi citati: Atene, Canton Ticino, Lugano, Varallo