Majskij il "diavolo,, di Lia Wainstein

Majskij il "diavolo,, Scomparsa d'un vecchio rivoluzionario Majskij il "diavolo,, Ambasciatore dell'Urss a Londra durante la guerra, non amò Stalin Il 4 settembre è morto Ivan Majskij, uno dei pochi superstiti della vecchia guardia sovietica, in cui militò con dedizione ed accortezza, ma non senza nutrire qualche dubbio sull'infallibilità di Stalin. Espulso a diciott'anni dall'università di Pietroburgo e confinato ad Omsk nel 1902 per il suo impegno rivoluzionario, Majskij aderì in quegli anni ai menscevichi. Dieci anni dopo si laureò a Monaco poi, trasferitosi in Inghilterra, vi rimase fino alla rivoluzione del febbraio 1917. Una volta in patria, s'iscrisse al pcus nel 1921, e l'anno seguente ebbe inizio la sua carriera diplomatica: polpred (plenipotenziario) in Finlandia, dal 1932 al 1943 ambasciatore a Londra, vicecommissario agli Esteri, partecipò alle conferenze di Jalta e di Potsdam. Nel 1966 fu tra i firmatari di una lettera ai leaders contro la riabilitazione di Stalin. Membro dell'Accademia delle scienze dal 1946, Majskij è autore di vari libri di storia, non tutti citati nella Grande enciclopedia sovietica, dove mancano per esempio la Controrivoluzione democratica (1923) in cui narra le sue esperienze di menscevico, e Bernard Shaw e altre personalità (1967) in cui è posto in rilievo il penoso effetto delle purghe di Stalin sulla sinistra occidentale e sugli stessi operai comunisti. A Majskij toccò recitare un ruolo storico, anche se non di primo piano, negli ultimi anni della sua missione a Londra, che coincisero con i primi anni della guerra, una esperienza rievocata in 1 giorni dei cimenti ■ Ricordi di un ambasciatore, usciti nel :' wyj Mìr di Tvardovskij. In queste pagine si rivela un carattere originale, fatto di fiuto politico e buon senso, che consentì a Majskij di destreggiarsi tra Stalin e Churchill e di risolvere problemi diplomatici vari, ora conchiudendo patti militari con i governi in esilio di Cecoslovacchia e Polonia, ora evacuando norvegesi e sovietici dallo Spitzbergen. I giorni dell'aggressione sono rievocati con uno stile antiretorico degno di Goncarov. Ligio al sacro rito del weekend, quel 21 giugno 1941 Majskij dalla villa dell'esule ex premier spagnolo Juan Negrin si dovette recare a Londra su invito di Stafford Cripps, ambasciatore d'Inghilterra a Mosca. Avvertito che secondo notizie attendibili la Germania si accingeva ad attaccare l'Urss il 22 giugno, poiché « Hitler attacca sempre di domenica », Majskij informò il suo governo e con epica semplicità se ne tornò in campagna. Nei giorni seguenti « pur non rendendosi ancora conto di quanto fosse esagerato il concetto della preveggenza di Stalin e della sua infallibilità », Majskij rimase sconcertato nell'udire alla radio la voce di Molotov, mentre il dittatore se ne stava chiuso, inerte nel suo studio « sicché gli ambasciatori sovietici all'estero in un momento così critico non ricevettero alcuna direttiva dal centro ». Intuendo la diffidenza dei dirigenti inglesi verso i sovietici e la loro combattività, Majskij, parlando con lord Beaverbrook una volta esclamò irritato: «We will fight like devils! » (combatteremo come dei diavoli). L'attuale routine degli incontri al vertice allora non esisteva, e d'altronde Stalin, sospettoso e formalista, non gradiva i rapporti diretti, tanto che H. Hopkins, esperto di politica estera della Casa Bianca, disse francamente all'ambasciatore: « Per Roosevelt, Stalin ora è soltanto un nome. Anche per Stalin, probabilmente, Roosevelt è una figura vaga ». La soluzione di questo problema fondamentale venne raggiunta in luglio, superando una serie di significative difficoltà pratiche, dovute al sempre rispettato weekend. In assenza del personale dell'ambasciata Majskij, tornato dalla campagna e non disponendo dei timbri consolari, dovette scrivere a mano sui passaporti dell'inviato americano a Mosca e del segretario: «Lasciate passare Harry Hopkins in qualsiasi posto di frontiera sovietico, senza controllo dei bagagli, come per i diplomatici. L'ambasciatore dell'Urss in Inghilterra I. Majskij ». Lia Wainstein